Il pericolo delle sanzioni alla Russia: ecco quanto ci costano

L'Italia potrebbe essere tra i Paesi più colpiti indirettamente dalle sanzioni contro la Russia per la guerra in Ucraina

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Il mondo condanna la Russia per l’attacco all’Ucraina. Dall’Unione Europea all’Australia, passando ovviamente per gli Stati Uniti, la comunità internazionale ha deciso di imporre nuove sanzioni a Mosca per punire Vladimir Putin e cercare di porre la fine alla guerra appena iniziata, usando strumenti diplomatici ed economici. Un intervento diretto di Paesi terzi potrebbe infatti esacerbare il conflitto, e proiettarci verso scenari bellici simili alla Seconda Guerra Mondiale, e forse a una vera e propria Terza Guerra Mondiale.

Sembra però chiaro che il presidente russo non è spaventato dalle sanzioni, considerando che la rottura degli accordi potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio per molti stati. E le sanzioni potrebbero pesare particolarmente su alcuni alleati commerciali di Mosca, compresa l’Italia.

Sanzioni contro la Russia: le misure prese dai vari Paesi in tutto il mondo

La Russia sta già pagando il prezzo delle aggressioni, con il rublo che ha segnato nella giornata di giovedì 24 febbraio un record negativo storico contro il dollaro americano e la borsa di Mosca che ha aperto a -33%. Vladimir Putin ha avvertito tutti gli attori economici del nuovo periodo di restrizioni, chiedendo però unità e solidarietà verso il Cremlino.

L’Ucraina ha chiesto all’Occidente di escludere la Russia dallo standard Swift, la rete di sicurezza che permette le transazioni tra circa 11 mila istituzioni finanziarie di 200 Paesi. Dalla Germania è arrivato poi lo stop alla certificazione per il gasdotto Nord Stream 2, come vi abbiamo spiegato qua.

Le sanzioni dell’Unione Europea alla Russia

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ed Emmanuel Macron, presidente francese e di turno alla presidenza del Consiglio dell’Unione europea, hanno annunciato nuove misure il 25 febbraio, che avranno il “massimo impatto sull’economia della Russia e sulla classe dirigente del Paese”.

Il Cremlino dovrà prendersi le sue responsabilità, come ha sottolineato Ursula von der Leyen. Le sanzioni hanno l’obiettivo di colpire i settori finanziario, energetico e dei trasporti russi, con controlli e divieti sulle esportazioni, e impediranno a Mosca di accedere alla tecnologia e a equipaggiamenti bellici.

I depositi e gli asset finanziari appartenenti ai russi nei paradisi fiscali e negli istituti bancari europei sono inoltre nel mirino dell’Europa. Gli appartenenti “all’alta società russa non potranno più nascondere i loro soldi” nei Paesi comunitari, come spiegato dalla presidente della Commissione Ue.

Anche il Giappone impone sanzioni alla Russia

Il Giappone ha deciso di imporre sanzioni agli istituti finanziari, alle organizzazioni militari e agli individui coinvolti nell’invasione dell’Ucraina. Lo ha annunciato il primo ministro nipponico Fumio Kishida.

Tra le decisioni dello stato orientale ci sono il blocco degli asset appartenenti a importanti personalità russe e il ban delle esportazioni verso le organizzazioni militari di Mosca. Il premier giapponese ha sottolineato di voler inasprire ulteriormente queste misure in “stretta cooperazione con il G7 e il resto della comunità internazionale”.

L’Australia ha imposto sanzioni alla Russia

Scott Morrison, primo ministro australiano, ha dichiarato che Canberra ha imposto sanzioni contro gli oligarchi russi che hanno una particolare influenza e un’importanza strategica a Mosca, e agli oltre 300 membri della Duma, il parlamento russo.

Ha poi spiegato che l’Australia sta lavorando con gli Stati Uniti d’America per colpire anche la Bielorussia e chiunque sia ritenuto complice dell’aggressione anche in altri Paesi. Le nuove misure si aggiungono alle sanzioni finanziarie e alle limitazioni ai viaggi imposte a otto membri del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa.

Le sanzioni della Nuova Zelanda alla Russia

La Nuova Zelanda ha imposto il divieto sulle esportazioni di beni all’esercito russo e alle forze di sicurezza di Mosca. La premier Jacinda Ardern ha annunciato venerdì 25 febbraio tagli al commercio con la Russia e divieti agli spostamenti degli ufficiali russi, chiedendo il ritorno a un dialogo diplomatico per risolvere la crisi.

L’annuncio di Taiwan di sanzioni alla Russia

Anche Taiwan ha annunciato sanzioni economiche contro la Russia, senza però specificare quali azioni saranno effettivamente perseguite dal Governo. Il ministro degli Affari esteri ha condannato fermamente l’azione militare di Vladimir Putin contro l’Ucraina, specificando che si tratta di una minaccia all’ordine internazionale.

Le misure contro Mosca, ha precisato, saranno prese per “convincere la Russia a fermare la sua aggressione militare contro l’Ucraina e ristabilire un dialogo pacifico tra tutte le parti coinvolte il prima possibile”. A pesare particolarmente potrebbe essere uno stop all’esportazione di semiconduttori, settore in cui Taiwan è leader mondiale.

Pesanti sanzioni alla Russia da parte degli Stati Uniti d’America

“Vladimir Putin ha scelto la guerra”. Con questa frase Joe Biden ha annunciato le pesanti sanzioni contro la Russia, che includono il blocco delle esportazioni del settore tecnologico, che secondo il presidente americano dovrebbero limitare pesantemente l’abilità del Cremlino di adottare nuove strategie militari. Le restrizioni riguardano semiconduttori, telecomunicazioni, sicurezza informatica, sensori, tecnologie di navigazione, di aviazione e marittime.

Joe Biden ha anche imposto sanzioni alle banche russe e a quelli che ha descritto “miliardari corrotti” vicini al Cremlino e alle loro famiglie. Ben 13 compagnie russe possedute dallo Stato non potranno più fatturare negli Usa. Tra questi anche i giganti dell’energia Gazprom e l’istituzione finanziaria Sberbank.

La Casa Bianca ha inoltre previsto sanzioni verso quasi trenta tra individui bielorussi e compagnie con sede a Minsk, tra cui due banche possedute dallo stato, nove società di difesa e sette ufficiali e dirigenti “collegati al regime”.

Il Regno Unito e le sanzioni contro la Russia

Sanzioni anche nel Regno Unito a 100 individui e società della Russia, compresi “i principali produttori che alimentano la macchina bellica di Vladimir Putin”. Boris Johnson ha dichiarato davanti al Parlamento di voler escludere le banche russe dal sistema finanziario inglese, iniziando con il congelamento degli asset. Le compagnie statali e private di Mosca non potranno inoltre recuperare fondi dai territori della Corona.

Inoltre sono state disposte sanzioni contro la compagnia di bandiera Aeroflot e per la Bielorussia “per il suo ruolo nell’invasione dell’Ucraina”. Più avanti il Regno Unito dovrebbe bandire anche le esportazioni di elettronica, telecomunicazioni e del settore aerospaziali verso Mosca. Saranno inoltre passati al setaccio gli asset appartenenti ai russi, per far emergere episodi di evasione fiscale e corruzione.

“Continueremo con una missione senza esclusione di colpi per far isolare la Russia rispetto all’economia globale pezzo dopo pezzo, giorno dopo giorno e settimana dopo settimana”, ha dichiarato Boris Johnson alle Camere.

Guerra in Ucraina: quanto costano all’Italia le sanzioni contro la Russia

Ma come si traducono queste decisioni sull’economia degli altri Paesi? Due stati europei potrebbero subire pesanti conseguenze a causa delle sanzioni contro la Russia. Si tratta dell’Italia e della Germania. Il fabbisogno energetico dell’Italia dipende in larga parte, quasi il 45%, dalle importazioni di gas dalla Russia. Con il crollo delle borse e l’aumento del prezzo della materia prima, è ipotizzabile un ulteriore rincaro sulle bollette.

Italia e Germania sono inoltre le economie che per quanto riguarda il settore energetico e manifatturiero esportano più beni strumentali in Russia. Un blocco del commercio rischierebbe di mettere in difficoltà il nostro Paese, avendo ripercussioni sul Pil e sulle industrie. La Russia potrebbe invece rivolgersi facilmente alla Cina per importare gli stessi prodotti.

La Russia è il 14esimo mercato di destinazione per il Made in Italy. Alla Russia vendiamo macchinari e prodotti chimico-farmaceutici, ma anche apparecchi elettronici e abbigliamento. Da Mosca importiamo invece prodotti minerari, metallurgici e, come già detto, petroliferi. Proprio per questo l’Italia sta in questi giorni contrattando con il resto della Nato il peso delle sanzioni contro Mosca, magari con l’esclusione del settore energetico.

Nel 2014, dopo la crisi della Crimea, l’export italiano ha perso in due anni ben 3,5 miliardi di euro a causa delle sanzioni dell’Europa contro la Russia e delle controsanzioni decise dal Cremlino. Il successivo periodo di tregua con l’Ucraina ha fatto tornare i volumi ai livelli precedenti, ma l’Italia non ha imparato a rendersi indipendente dal mercato moscovita. E proprio per questo nuovi miliardi potrebbero andare in fumo, considerando anche che le sanzioni in questo caso potrebbero essere ancora più severe. Ma solo un’ulteriore evoluzione della situazione potrà dare risposte chiare sul loro effettivo peso sull’economia italiana.

La guerra in Ucraina, intanto, sta già facendo schizzare i prezzi di pane e pasta mentre si attende la mossa di Draghi sul gas.