Sanzioni UE all’Iran: come e perché potrebbero coinvolgere anche l’Italia

L'Unione Europea minaccia sanzioni contro l'Iran dopo gli attacchi su Israele, aprendo la strada a possibili conseguenze che coinvolgerebbero anche l'Italia

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

L’Unione europea sta considerando l’imposizione di nuove sanzioni contro l’Iran in risposta agli attacchi su Israele. Questa mossa, annunciata dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha come obiettivo quello di isolare il territorio iraniano, con conseguenze che, indirettamente, coinvolgerebbero anche l’Italia.

UE: “colpire l’Iran con sanzioni più pesanti”

Il Consiglio europeo ha condannato in modo deciso l’attacco iraniano contro Israele, per questo motivo l’Unione Europea “incomincerà il lavoro necessario” per colpire l’Iran con sanzioni più pesanti in seguito all’attacco aereo di sabato scorso contro Israele, ha dichiarato il massimo diplomatico del blocco.

Parlando in seguito a un’eccezionale riunione virtuale dei ministri degli Esteri dell’UE, martedì 16 aprile, Josep Borrell – Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza – ha detto che chiederà ai suoi servizi di studiare la possibilità di ampliare le attuali sanzioni dell’UE contro la tecnologia dei droni iraniani.

Il blocco valuterà anche la possibilità di inserire le Guardie Rivoluzionarie iraniane tra le organizzazioni terroristiche.

Ciò amplierebbe il regime attuale di sanzioni già istituito. Infatti, l’Unione Europea ha in atto una serie di sanzioni contro il regime iraniano, tra cui restrizioni commerciali, divieti di viaggio e congelamenti di asset. Alcune di queste sanzioni sono state imposte in risposta alle violazioni dei diritti umani da parte di Teheran – incluso il caso della morte di Mahsa Amini nel 2022 per mano della polizia della moralità iraniana – e la conseguente repressione delle proteste. Nel luglio 2023, più di recente quindi, l’UE ha anche vietato l’esportazione di componenti critici utilizzati per fabbricare droni letali (UAV), venduti a Mosca per sostenere i suoi sforzi bellici in Ucraina.

Un altro strumento potenziale per esercitare pressioni sull’Iran potrebbe essere quello di ripristinare le sanzioni imposte contro l’Iran per le sue attività nucleari.

Intanto l’Iran sta esportando più petrolio

Intanto, anche se i paesi occidentali discutono di intensificare le sanzioni in risposta all’attacco contro Israele, l’Iran sta esportando più petrolio che mai, dando alla sua economia una spinta di 35 miliardi di dollari all’anno, la maggiore mai registrata da sei anni a questa parte.  Secondo la società di dati Vortexa, Teheran ha venduto una media di 1,56 milioni di barili al giorno durante i primi tre mesi dell’anno, quasi tutti alla Cina, raggiungendo il livello più alto dal terzo trimestre del 2018.

Praticamente tutto il petrolio iraniano venduto quest’anno è andato in Cina, secondo l’agenzia Kpler, che tiene traccia delle petroliere in tutto il mondo. Di conseguenza, l’applicazione aggressiva delle sanzioni potrebbe destabilizzare non solo il mercato petrolifero ma anche le relazioni USA-Cina. Da qui le difficoltà che gli Stati Uniti e l’UE devono affrontare nel tentativo di aumentare la pressione su Teheran in seguito al suo attacco missilistico e di droni contro Israele.

E paradossalmente, se le crescenti tensioni dopo l’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023 hanno contribuito a far salire i prezzi del petrolio di oltre il 15% quest’anno – raggiungendo fino a circa 90 dollari al barile – al contrario i prezzi sono crollati in seguito all’attacco iraniano di sabato scorso, poiché i commercianti scommettevano che le forniture dalla regione non sarebbero state interrotte. E infatti, mercoledì 17 aprile il greggio Brent, il punto di riferimento internazionale, è sceso del 3% a 87,37 dollari al barile.

Per questo motivo i repubblicani stanno facendo pressioni contro il presidente americano Joe Biden proprio in queste ore, affinché agisca contro le vendite di petrolio iraniano, bloccando le esportazioni a livello internazionale.

Conseguenze per l’Italia

L’Iran, uno dei principali esportatori di petrolio a livello mondiale, ha un ruolo cruciale nel mercato internazionale dell’energia. Le sue esportazioni di petrolio rappresentano una parte significativa del fabbisogno energetico di molti paesi, tra cui l’Italia. Tuttavia, con la crescente pressione su Stati Uniti e Unione Europea, con sanzioni volte a bloccare il commercio e l’esportazione del petrolio iraniano, l’Italia si troverebbe di fronte a una serie di sfide economiche e strategiche non di poco conto.

Il nostro Paese infatti dipende in gran parte dalle importazioni di petrolio per soddisfare il proprio fabbisogno energetico e l’Iran rappresenta uno dei suoi principali fornitori. Con una quota del 12,2% del totale delle importazioni petrolifere italiane nei primi otto mesi del 2018. Il blocco delle esportazioni iraniane potrebbe pertanto mettere a rischio la sicurezza energetica italiana e comportare un aumento dei prezzi del petrolio sul mercato internazionale.

Questo, avrebbe inevitabilmente delle ripercussioni sui settori ad alta intensità energetica come l’industria manifatturiera e i trasporti. Lo abbiamo già visto, d’altronde, come il trend dei costi dell’energia in crescita influenza negativamente la competitività delle imprese e riduce la domanda interna, con possibili conseguenze sulla crescita economica complessiva.