Lego in controtendenza: addio alla plastica riciclata

Produrre mattoncini Lego dalla plastica delle bottiglie riciclate significa, paradossalmente, generare un maggiore dispendio di risorse

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Il tentativo di svolta green c’è stato e l’impegno anche, ma dopo due anni di ricerca e una valanga di soldi spesi Lego ha alzato le mani: i mattoncini in plastica interamente riciclata non si faranno, almeno per il momento. L’idea dell’azienda danese, sulla carta, era un capolavoro di ecosostenibilità: creare mattoncini a partire dalle bottiglie di plastica destinate al riciclo. Non si è trattato di una mera strategia di greenwashing o di una folgorazione improvvisa: sono anni che l’azienda di costruzioni giocattolo più famosa al mondo ha sposato le politiche ambientaliste. È dal 2012 che Lego si è posta l’obiettivo plastica zero, da raggiungere entro il 2030. Ma trovare un sostituto per il materiale più diffuso e più economico al mondo non è semplice.

Ed è proprio per non gravare maggiormente sull’ambiente che Lego ha scelto di abbandonare il riciclo della plastica per la realizzazione dei suoi celeberrimi mattoncini: il processo finirebbe con l’aggravare i cicli produttivi, rendendoli ancora più inquinanti.

Il perché dell’addio alla plastica riciclata

I mattoncini Lego sono composti per l’80% da un polimero di Abs (acrilonitrile-butadiene-stirene). Per ottenere 1 chilo di Abs ci vogliono quasi 2 chili di petrolio. Quella della plastica ottenuta dal riciclo delle vecchie bottiglie è stata solo una delle alternative ipotizzate: Lego ha testato oltre 200 materiali alternativi all’Abs, fra cui plastiche di origine vegetale prodotte a partire da canna da zucchero, amido di mais, biomasse e scarti alimentari. Nessuno di questi materiali si è finora dimostrato soddisfacente, dunque la ricerca continua. Un investimento non da poco, considerando che durante le fasi di test per effettuare determinati tipi di produzioni Lego è stata costretta a dotarsi di nuovi macchinari e nuovi protocolli di produzione.

Al di là dell’impegno di Lego, sono molte le iniziative messe in atto negli ultimi anni per limitare l’utilizzo della plastica: dallo stop alle posate monouso ai bonus antiplastica, dalla guerra ai contenitori usa e getta ai buoni spesa in cambio di bottiglie di plastica riciclate.

L’impegno di Lego per l’ambiente

In Lego l’ultima alternativa testata in ordine di tempo è stato il Pet, ovvero la già citata plastica di riciclo. Tim Brooks, Global Head of Sustainability presso Lego, ha liquidato la faccenda sostenendo che è “come cercare di fare una bici di legno anziché di acciaio”. La plastica derivata dal riciclo del Pet è meno resistente di quella ottenuta dal classico Abs. Dunque Lego sarebbe costretta a mischiare l’impasto con altri ingredienti. Il maggiore dispendio di energia per la lavorazione dei materiali farebbe aumentare l’inquinamento anziché ridurlo. Tim Brooks non ha nascosto la sua amarezza: “È stata una delusione”.

Il polimero Abs dunque rimane, almeno per il momento. Ma verrà alleggerito: Lego ha deciso di aggiungere alla mescola una componente via via maggiore di materiali riciclati o di origine vegetale. Oltre all’obiettivo green già citato, c’è quello di tagliare del 37% le emissioni inquinanti entro il 2032 rispetto ai livelli del 2019.

La ricerca di materiali ecosostenibili continua: Lego triplicherà gli investimenti portandoli a quasi 3 miliardi di euro all’anno entro il 2025. I costi dell’accelerazione green non ricadranno sulle tasche dei consumatori, assicura l’azienda. Il primo obiettivo, meno impegnativo, è quello di sostituire progressivamente i sacchetti di plastica con sacchetti di carta in fase di vendita.