Gas “liquido”? Cos’è e quanto ne ha l’Italia

Che cos’è il gas liquido naturale? Quanto ne importiamo e quanto invece ne produciamo? Quali sono i costi? E dove sono i rigassificatori? Tutte le risposte

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Stretti nella morsa della crisi economica post-pandemia, dell’inflazione in crescita costante e delle ripercussioni della guerra in corso in Ucraina, tra la fine dello scorso anno e l’inizio del 2022 gli italiani hanno dovuto fare i conti con un rincaro del prezzo del gas mai visto prima nella storia del nostro Paese. Una vera e propria salassata, frutto della congiuntura di questi eventi, che sta causando una brusca frescata dei consumi e una flessione dell’economia globale.

Guardando al borsino quotidiano degli italiani, questa situazione ha portato ad un salto in alto senza precedenti per il costo delle bollette. I valori si sono moltiplicati rispetto agli standard medi degli ultimi anni, mettendo in ginocchio migliaia di liberi professionisti, contribuenti, famiglie e imprese. La politica e i tecnici cercano affannosamente una soluzione e nelle ultime settimane è cresciuto il dibattito sulle forniture liquide di gas.

Di seguito la guida per sapere cosa sono e perché se ne parla anche in Italia.

Forniture di gas all’Ue, chi importa di più dalla Russia?

Tra le concause dell’anno dei rincari come quelli del gas c’è anche la forte dipendenza dell’Italia nei confronti del Cremlino per cui diventa necessario tagliare con la Russia. Gli approvvigionamenti di tale miscela dallo stato indicato, infatti, ammonterebbero a circa 29 miliardi di metri cub che equivalgono a circa il 40% del nostro import nazionale.

Una condizione che – all’interno dell’Unione europea – il nostro Pease condivide in particolar modo con la Germania (43 miliardi, il 51% del totale), l’Olanda (15 miliardi, il 26%), la Polonia (9 miliardi) e la Francia (7 miliardi). In totale, nel 2021 sono arrivati nell’Ue 155 miliardi di metri cubi di gas russo, pari al 45% dell’import dell’intera Comunità europea.

Che cos’è il gas naturale liquefatto?

Uno scenario preoccupante nell’ottica dell’indipendenza dal Cremlino invocata a gran voce da diversi leader occidentali. Per chi non può produrre il gas in autonomia, una delle possibilità per raggiungerla sembra essere quella di variare i propri acquisti nazionali, scegliendo di incrementare le forniture di gas naturale liquefatto (la sigla è Lng ed è tratta dalla dicitura inglese “liquified natural gas”).

Lng è il gas naturale che viene raffreddato fino a portarlo allo stato liquido alla temperatura di circa 160 gradi sotto lo zero, in modo da agevolarne la spedizione via nave. Il volume del gas naturale allo stato liquido è circa 600 volte inferiore a quello trasportato tramite i gasdotti.

La procedura standard prevede che il gas estratto dai giacimenti venga condotto ad un impianto di liquefazione localizzato su una costa: qui viene appunto liquefatto e poi trasferito su una nave metaniera e trasportato fino ad un impianto di rigassificazione (anch’esso in riva al mare) per poi essere distribuito lungo la rete dei metanodotti. Al momento in tutto il mondo sono in funzione circa 650 navi metaniere.

Chi produce ed esporta il gas naturale liquefatto?

Gli Stati Uniti sono il maggior produttore di gas mondiale con circa mille miliardi di metri cubi l’anno, seguiti dalla Russia e dall’Iran. Nel solo 2021 gli Usa hanno prodotto 188 miliardi di metri cubi, di cui 87 via terra a Canada e Messico e 101 sotto forma appunto di gas naturale liquefatto.

Entro fine anno Washington diventerà anche il maggior esportatore mondiale di Lng (a quota 120 miliardi di metri cubi) sorpassando i leader attuali Australia e Qatar. Si stima che nel 2024 gli Usa avranno una capacità di esportazione fino a 170 miliardi di metri cubi.

La maggior parte dei quantitativi sono però legati a contratti di lungo periodo con le controparti. Resta comunque una quota cosiddetta “libera” per soddisfare le vendite spot ed è qui che il premier Mario Draghi e tutta l’Unione europea dovranno inserirsi.

Quanto Lng esportato dagli Usa è arrivato in Europa nel 2021?

Sulle coste europee l’anno scorso sono arrivati dai 28 ai 29 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto. In particolare le destinazioni sono state il Regno Unito (5,5 miliardi di metri cubi), la Spagna (6), l’Olanda (4,9) e la Francia (4,8). In Italia è arrivato poco meno di un miliardo, la metà di quanto ricevuto nel precedente 2020.

L’Europa possiede impianti di rigassificazione sul proprio territorio?

Ad oggi, la capacità di rigassificazione del nostro continente potrebbe non essere del tutto sufficiente ad accogliere il gas naturale liquefatto necessario per sostituire le forniture russe. Secondo le rilevazioni effettuate e diffuse lo scorso gennaio dal Gis (Geopolitical intelligence services), l’utilizzo dei rigassificatori europei è già al 75% e si teme che non ci siano grandi margini di manovra per una crescita.

Se si prendono ad esempio gli altri 3 Paesi leader della zona euro oltre all’Italia, si vede come la Germania al momento non abbia rigassificatori, mentre la Spagna ne conta 6 ma la sua interconnessione con la Francia consente il passaggio di soli 8 miliardi di metri cubi l’anno.

L’Italia oggi quanti rigassificatori ha sulle coste nazionali?

L’Italia ad oggi ha tre rigassificatori presenti sul proprio territorio. Il più grande è l’Adriatic Lng al largo del delta del Po, con una capacità di lavoro ogni anno pari a 8 miliardi di metri cubi di gas naturale liquido. Poi c’è l’impianto di Panigaglia – in provincia di La Spezia – che può accogliere e liquefare circa 3 miliardi di metri cubi di materia prima nell’arco di dodici mesi. Infine c’è il rigassificatore stanziato al largo di Livorno, il cui impianto lavora in media 3,75 miliardi di metri cubi l’anno.

Leggendo questi numeri si può facilmente dedurre come la nostra produzione nazionale al momento non possa soddisfare le richieste per emancipare l’Italia dagli acquisti esteri, anche se nei giorni scorsi il Governo ha reso noto il progetto di noleggiare due nuove navi per rigassificazione da circa 5-8 miliardi di metri cubi l’una.

Quanto ci costerà il gas Lgn dagli Stati Uniti?

Nella dichiarazione dei leader nazionali che si sono espressi sul tema (da Mario Draghi al ministro dell’Economia Daniele Franco) si insiste sul fatto che il prezzo debba essere accessibile.

Secondo l’accordo attualmente in vigore tra Bruxelles e Washington, “la formula del prezzo dovrebbe tenere in considerazione l’Henry Hub Natural Gas Spot Price”, ossia il costo consigliato dalla piattaforma di riferimento del gas americano, che da sempre ha prezzi inferiori rispetto a quelli degli altri Paesi esportatori.

Ma il riferimento non è obbligatorio e secondo fonti dell’Unione europea ciò che renderebbe interessante vendere più gas in Europa per le compagnie statunitensi è la prospettiva di una domanda stabile nel lungo termine con cui distaccarsi definitivamente dal ricatto di Vladimir Putin. Nonostante questo, c’è una buona notizia: una piccola vittoria dell’Italia sul gas con una mossa strategica di Draghi ovvero un’intesa siglata a Bruxelles.