Russia, piccola vittoria dell’Italia sul gas: la mossa di Draghi

Il premier sigla un'intesa a Bruxelles. Entro due settimane il piano per la diversificazione. Intanto Biden ci promette 15 miliardi di metri cubi di GNL in più

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Redazione

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Mario Draghi mette a segno una “piccola vittoria” presso il Consiglio europeo di Bruxelles, aprendo uno spiraglio di luce per l’Italia sulla questione del gas e dell’energia (qui abbiamo trattato il tema del gas russo e quanto tempo impiegherebbe l’Italia a sostituirlo). Da un lato il Presidente del Consiglio ha raggiunto un risultato positivo sugli acquisti congiunti volontari di gas e sugli stoccaggi obbligatori, dall’altro ha ottenuto due nuovi rigassificatori oltre ai tre già in funzione nel nostro Paese.

Due novità che, assieme all’aiuto statunitense per quanto riguarda il GNL (Gas naturale liquefatto), offrono la spinta decisiva alla presentazione di un piano per la diversificazione entro due settimane.

Due nuovi rigassificatori: cosa sono

Gli Stati Uniti si sono impegnati a fornire 15 miliardi di metri cubi di gas aggiuntivi all’Europa entro l’anno, con l’obiettivo di arrivare a 50 miliardi di metri cubi in più entro il 2030. Una promessa di aiuto che, sottolinea Draghi, pone la questione della distribuzione.

Verranno ripartiti “in proporzione, in modo da non creare disaccordo. L’importante è vedere se noi disponiamo dei rigassificatori“, ha affermato il premier. Si tratta di impianti che consentono di riportare un fluido, che normalmente in natura si presenta sotto forma di gas, dallo stato fisico liquido a quello aeriforme. I più noti impianti di questo tipo sono proprio i rigassificatori GNL, utilizzati nel ciclo di trasporto del gas naturale.

Al momento l’Italia ne ha tre in funzione: uno molto grande e due più piccoli. Il ministro Cingolani ha però dato disposizioni alla Snam Rete Gas di acquistarne altri due, “navi galleggianti, non su terreno”. Una dotazione che ci consentirebbe di assorbire la nostra quota di gas americano.

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Ci sarà un tetto al prezzo del gas?

Al vertice europeo, Mario Draghi ha messo sul tavolo diversi temi. Tra questi spiccano il sostegno a famiglie e imprese e la tassazione di profitti straordinari delle società produttrici per mitigare gli effetti dell’aumento delle bollette (qui abbiamo spiegato perché il salasso sarà ad aprile). Il Presidente del Consiglio ha parlato anche della possibilità di stabilire un tetto al prezzo del gas.

Un punto, quello del “price cap”, che ha incontrato non poche resistenze. “Un tetto viene fissato, anche perché funzioni, a un prezzo a cui un venditore trova ancora conveniente fornire gas”, ha ricordato Draghi. La Commissione discuterà queste opzioni con gli stakeholder, dunque con le grandi società, rinviando la decisione a maggio.

Il piano per l’energia: la pace passa anche dalle forniture?

Il GNL made in Usa spinge l’Italia sulla strada della diversificazione. Secondo il premier, i progressi saranno significativi e anche rapidi per le prime quantità. “Riusciremo a diversificare rapidamente fino al 30%, al 40%, al 50%. Poi invece, man mano che ci avviciniamo al 100%, diventerà sempre più difficile”. Entro un paio di settimane, comunque, il Governo dovrebbe presentare un piano di diversificazione dettagliato.

Non manca però la spada di Damocle, rappresentata dalla richiesta di Putin di pagamento del gas in rubli. Una mossa che tuttavia non preoccupa la Bce, secondo cui non ci sarà una riduzione delle forniture. È comunque innegabile che la strada verso la pace in Ucraina passi anche dalla questione energia e, più in generale, dai rapporti tra Russia e Occidente.

Alla radice di questi sconvolgimenti c’è però una guerra che va ancora fermata. “Avrò anch’io colloqui con Putin: questa è dunque la prima cosa importante da tenere a mente. Non siamo in guerra perché si segue un destino bellico. Si vuole la pace prima di tutto“, ha dichiarato Draghi.