La crisi energetica costa miliardi agli italiani: ecco quanto

Unimpresa parla di "situazione drammatica", con una crescita dei risparmi drasticamente interrotta in autunno dopo tre anni. I "salvadanai" degli italiani hanno così perso una somma record

La crisi energetica provocata dalla guerra in Ucraina irradia i suoi effetti negativi in diversi ambiti, mettendo in pericolo la tenuta del sistema produttivo, delle imprese e delle famiglie. L’aumento record delle bollette di luce e gas, in particolare, pesa tantissimo sulle tasche di aziende e cittadini italiani, invertendo la parabola positiva che si era faticosamente delineata nel corso degli anni precedenti (bollette, come ottenere il rimborso per i rincari illeciti).

La congiuntura internazionale ha preso di mira in particolare i risparmi e i conti correnti degli italiani, mandando in fumo miliardi di euro.

Quanto costa la crisi energetica agli italiani

Il monte risparmi degli italiani si è ridotto di oltre 50 miliardi di euro, segnando un calo record del 2,4% in appena tre mesi. A luglio l’ammontare delle riserve accumulate in banca da famiglie e imprese depositate toccava quota 2.097 miliardi, mentre a ottobre il dato è sceso a 2.047 miliardi di euro. È quanto emerge da una ricerca del Centro studi di Unimpresa, che parla di “situazione drammatica” prospettata da tempo. “Stanno venendo meno le forze e la liquidità, sia per le famiglie sia per le imprese, specie quelle più piccole. I costi sono diventati insostenibili, le bollette energetiche non più gestibili. Ecco perché, chi ha la possibilità attinge alle proprie riserve”, spiega il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.

E dire che per più di due anni si era registrata una crescita costante, con una tendenza all’accumulo proseguita fino all’estate 2022. Da agosto in poi, però, è avvenuta l’inversione di tendenza. Su base annua, da ottobre 2021 a ottobre 2022, si sono “persi” 3 miliardi (-0,1%), mentre la variazione complessiva da dicembre 2019 a oggi evidenzia una crescita di 252 miliardi di euro (+13,8%). Un andazzo che, se proseguirà agli stessi ritmi, si ripercuoterà sulla capacità di raccolta degli istituti di credito, innescando un circolo vizioso: l’aumento dei costi produrrà difficoltà sugli impieghi e farà aumentare i tassi di interesse su prestiti e finanziamenti (qui abbiamo parlato della nuova stangata sui mutui e di quanto cosa ora comprare casa).

Non solo conti correnti

Oltre ai conti correnti, la curva negativa riguarda anche le altre strategie di risparmio messe in atto dagli italiani. I depositi con durata prestabilita, ad esempio, hanno visto un saldo di 216 miliardi a dicembre 2019, di 207 miliardi a dicembre 2020, di 186 miliardi a ottobre 2021 e di 175 miliardi a ottobre 2022. Sull’anno si parla di una flessione di 11 miliardi (-5,9%), mentre considerando il totale del periodo osservato si arriva a 28 miliardi (-13%). Passando invece ai pronti contro termine, le tabelle segnavano 119 miliardi a dicembre 2019, 87 miliardi a dicembre 2020, a 99 miliardi a ottobre 2021, 106 miliardi a luglio 2022 e 101 miliardi a ottobre scorso. In questo caso il calo è pari a 5 miliardi (-4,7%) tra luglio e ottobre, mentre su base annuale si segnala una crescita di 2 miliardi (+2%). Complessivamente, in tutto il periodo osservato, si osserva un calo di 27 miliardi (-22,7%).

“Al governo riconosciamo l’impresa di aver confezionato una Legge di Bilancio comunque positiva e in tempi brevissimi, tuttavia segnaliamo l’urgenza di avviare un piano straordinario di interventi pubblici e di sostegni a partire da gennaio”, afferma ancora Ferrara. E intanto la presidente del Consiglio torna a sottolineare quelle che ritiene le “inadempienze” dell’Ue sulla gestione della crisi energetica, parlando di “miopia sulle scelte strategiche”. La situazione energetica “è molto complessa e l’Europa si è occupata di micro questioni. Oggi siamo esposti sull’approvvigionamento di materie prime ed energia. L’Europa deve tornare a darsi una strategia su approvvigionamento e diversificazione“, ha rilanciato Giorgia Meloni.