Gli Usa fermano i Boeing 737 dopo l’incidente: ispezioni su 171 aerei

Il modello dal quale si è staccato un pezzo di fusoliera in volo è il Max 9: i controlli su ciascun mezzo dureranno tra le 4 e le 8 ore

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Le autorità dell’aviazione civile statunitense hanno ordinato ispezioni “immediate” su 171 aeromobili Boeing 737 Max 9, rappresentanti quasi l’80% della flotta mondiale, a seguito del distacco di un pezzo di fusoliera da un jet di Alaska Airlines durante un volo venerdì pomeriggio, che ha portato a un atterraggio di emergenza. Questa decisione è stata presa poco dopo che la stessa compagnia aerea ha scelto di sospendere “temporaneamente” l’operatività di tutti i suoi 65 Boeing 737 Max 9. La Federal Aviation Administration (FAA) ha indicato che ogni ispezione richiederà un periodo compreso tra 4 e 8 ore. Nel frattempo, gli esperti si interrogano su come sia possibile che un aeromobile appena assemblato possa presentare tali problematiche.

La dinamica dei fatti

Il volo Alaska Airlines 1282 ha preso il via alle 16.52 locali di venerdì (l’1.52 di sabato notte in Italia) da Portland, in Oregon, con a bordo 174 passeggeri e 6 membri dell’equipaggio, diretti verso Ontario, California. Tuttavia, appena sei minuti dopo il decollo, raggiunta l’altitudine di 16.300 piedi (4.968 metri), l’aereo ha improvvisamente iniziato a scendere, invertendo la rotta e facendo ritorno verso l’aeroporto di partenza. Questa manovra è durata solamente 19 minuti complessivi, come evidenziato dai tracciati disponibili sul sito specializzato Flightradar24. Fortunatamente, l’incidente è avvenuto poco dopo il decollo, evitando conseguenze più gravi: i passeggeri avevano ancora le cinture allacciate, e nel sedile 26A, il più vicino al portellone, non vi era nessun occupante.

Una volta a terra, una persona è stata soccorsa per “ferite lievi”. I passeggeri, attraverso i social media e interviste alle emittenti locali, hanno riferito che il portellone si è improvvisamente staccato durante il volo, mentre il Boeing viaggiava a una velocità di 711 chilometri orari. Ai posti 26B e 26C, una madre con il proprio figlio ha vissuto un momento traumatico: il ragazzo ha visto la sua maglietta essere “strappata” e risucchiata dalla voragine nella fusoliera. Tecnicamente, il portellone diventa un’uscita di emergenza in particolari configurazioni, come ad esempio con un maggior numero di sedili, ma non in questo caso specifico. Dall’esterno, la sagoma del portellone è visibile, ma dall’interno non è immediatamente riconoscibile a causa del rivestimento interno e del finestrino. Per questo motivo, quando il portellone è saltato, molti passeggeri sono stati colti di sorpresa.

In seguito, le mascherine dell’ossigeno sono scese a causa della depressurizzazione della cabina, e tutti i passeggeri le hanno indossate in attesa della discesa a Portland. “Abbiamo un’emergenza, qui Alaska 1282”, ha comunicato una voce femminile, uno dei piloti, alla torre di controllo, secondo le registrazioni fornite da LiveAtc. “Abbiamo dichiarato un’emergenza. Siamo depressurizzati. Abbiamo 177 passeggeri a bordo”.

Era stato consegnato solo due mesi fa

“Il volo Alaska Airlines 1282 ha subito un incidente questa sera poco dopo la partenza”, ha confermato la compagnia aerea in un comunicato inviato via e-mail ai giornalisti. “L’aereo è atterrato in sicurezza.” Successivamente, Ben Minicucci, amministratore delegato della compagnia, ha annunciato che “a seguito di questo evento, abbiamo preso la misura precauzionale di mettere temporaneamente a terra la nostra flotta di 65 Boeing 737 Max 9”. Ogni velivolo, ha continuato il CEO, “tornerà in servizio dopo la manutenzione completa e le ispezioni di sicurezza che prevediamo di completare entro pochi giorni”.

Alaska Airlines non ha rilasciato informazioni sulle possibili cause dell’incidente. Il National Transportation Safety Board e la FAA hanno comunicato tramite i social media di essere al lavoro nelle indagini e promettono di pubblicare gli aggiornamenti “non appena saranno disponibili”. Anche il costruttore, Boeing, seguirà la stessa prassi. In una nota, Boeing ha dichiarato: “La sicurezza è la nostra massima priorità e siamo profondamente dispiaciuti dell’impatto che questo evento ha avuto sui nostri clienti e sui loro passeggeri. Concordiamo e sosteniamo pienamente la decisione della FAA di richiedere ispezioni immediate degli aerei 737 Max 9 con la stessa configurazione dell’aereo coinvolto.”

Il velivolo coinvolto nell’incidente è stato consegnato il 31 ottobre 2023, secondo quanto risulta nel database specializzato di ch-aviation consultato dal Corriere. Il primo volo con passeggeri è stato effettuato l’11 novembre scorso, e da allora ha completato 145 viaggi, secondo Flightradar24.

I due allarmi del 4 gennaio

Il sito specializzato The Air Current, citando due fonti informate sulla questione, ha rivelato che l’aereo, identificato con la registrazione N704AL, aveva manifestato indicazioni di problemi di pressurizzazione il 4 gennaio. Il primo avviso è comparso durante la fase di rullaggio subito dopo l’atterraggio, mentre il secondo è sopraggiunto più tardi nella stessa giornata, ma stavolta durante il volo.

Il Boeing 737 Max è la versione più recente e più ecologica del 737 classico, uno degli aerei a corridoio singolo più diffusi al mondo. Dal suo ingresso in servizio nel 2017, ha accumulato oltre 6,5 milioni di ore di volo, secondo gli ultimi dati forniti da Boeing.

Secondo i dati forniti da ch-aviation, attualmente ci sono 209 Boeing 737 Max 9 attivi nel mondo, operati da compagnie come Aeroméxico, Alaska Airlines, Copa Airlines, Air Tanzania, Corendon, Flydubai, Icelandair, Lion Air, Scat Airlines, Turkish Airlines, e United Airlines. Il velivolo coinvolto nell’incidente di Alaska Airlines dispone di 178 posti a sedere e ha un valore di mercato attuale di poco più di 58 milioni di dollari.

I precedenti disastrosi in Indonesia ed Etiopia

Il Boeing 737 Max, un aereo capace di trasportare fino a 200 passeggeri, ha subito interruzioni in passato a seguito di diversi incidenti. Il 29 ottobre 2018, si verificò il disastro del volo Lion Air 610 in Indonesia, che causò la morte di 189 persone. L’anno successivo, l’11 marzo 2019, un aereo della Ethiopian Airlines volo 302 precipitò con 157 vittime. Entrambi gli incidenti, avvenuti poco dopo il decollo, furono attribuiti al malfunzionamento di un software di pilotaggio automatico per il quale i piloti non avevano ricevuto una formazione adeguata.

In seguito al disastro della compagnia etiope, alcuni Paesi decisero di chiudere lo spazio aereo a tutti i modelli di 737 Max. In particolare, l’Europa bloccò i modelli di 737 Max 8 e 737 Max 9 nel suo spazio aereo. Negli Stati Uniti, la decisione di fermare i voli arrivò il 14 marzo 2019, e la misura si estese rapidamente a livello globale, causando gravi impatti sull’immagine e sui bilanci dell’azienda produttrice. Pochi mesi dopo, il 16 dicembre, Boeing annunciò la sospensione “temporanea” della produzione del velivolo, per poi riprenderla gradualmente il 27 maggio 2020.

Il 18 novembre 2020, la FAA (Federal Aviation Administration) degli Stati Uniti annunciò l’autorizzazione del ritorno in servizio del 737 Max solo dopo che Boeing apportò modifiche al proprio sistema di controllo di volo.