Boeing, gravi problemi nella produzione degli aerei. Trovato morto l’ex dipendente John Barnett

Il decesso di un dipendente arriva in un periodo in cui Boeing è al centro dell'attenzione per le polemiche legate ai problemi di sicurezza

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

I problemi per la compagnia Boeing relativi alla sicurezza non accennano a diminuire, con le autorità statunitensi che hanno scoperto numerose problematiche nel processo di produzione del 737 Max durante le sei settimane di ispezioni successive all’incidente del volo Alaska Airlines: secondo il quotidiano, Boeing avrebbe fallito ben 33 delle 89 verifiche effettuate.

Ma il caso ora si tinge di giallo: nella giornata di ieri ha fatto molto rumore la notizia del suicidio dell’ex dipendente della Boeing John Barnett, noto per aver sollevato preoccupazioni e dubbi riguardo agli standard di produzione dell’azienda. Ha lavorato per la Boeing per 32 anni, fino al suo pensionamento nel 2017.

I problemi trovati dagli ispettori nel 737 Max

La Federal Aviation Administration ha esaminato 89 fasi della produzione presso lo stabilimento Boeing di Renton, Washington, e ha riscontrato che l’azienda ha fallito in 33 di essi, secondo quanto riferito da un dipendente che ha richiesto l’anonimato e che ha familiarità con il dossier. Questi dettagli, non resi pubblici ma precedentemente riportati dal New York Times, sono stati confermati da una presentazione di diapositive sull’audit del governo.

Secondo il giornale statunitense, Boeing avrebbe fallito 33 delle 89 verifiche. Inoltre, fonti non confermate suggeriscono che il Dipartimento di Giustizia abbia avviato un’indagine penale sull’esplosione del portellone dell’aereo della Alaska Airlines, contattando alcuni passeggeri e membri dell’equipaggio del volo del 5 gennaio per raccogliere informazioni.

Secondo il rapporto in un caso i meccanici di Spirit AeroSystems, un produttore di apparecchiature e fornitore delle fusoliere dei Boeing 737 Max, hanno utilizzato una banale tessera magnetica, di quelle che servono come chiavi delle stanze degli hotel, “per verificare la guarnizione di un portellone” del Boeing 737 Max. In un altro hanno applicato il sapone liquido sempre su una guarnizione del portellone “come lubrificante nel processo di montaggio”. La guarnizione è stata poi pulita con un panno umido. In nessuna delle situazioni si è trattato di procedure consentite dai manuali.

La scelta della Faa di controllare la produzione degli aerei Boeing è nata dopo l’incidente del 5 gennaio di quest’anno, quando in un 737 Max 9 della Alaska Airlines è avvenuta l’esplosione di un tappo di una delle porte, portando alla rottura del portellone. Fortunatamente, non ci sono stati feriti e l’aereo è atterrato senza problemi.

La Boeing ha affermato di non essere in grado di recuperare alcun documento relativo al lavoro svolto sul pannello difettoso e ha ipotizzato che le procedure aziendali potrebbero non essere state seguite, come indicato in una lettera inviata a un senatore statunitense a capo della commissione di supervisione delle questioni relative all’aviazione. Sempre a gennaio, ha fatto notizia il caso di una crepa su un finestrino della cabina di pilotaggio di un velivolo della All Nippon Airways (Ana), che ha costretto anche in questo caso il comandante a tornare a terra.

Trovato morto ex dipendente che denunciò problemi di sicurezza

Intanto un ex impiegato di Boeing Co., conosciuto per aver sollevato in passato preoccupazioni e dubbi riguardo agli standard di produzione dell’azienda, è stato trovato senza vita negli Stati Uniti. Si chiamava John Barnett e ha servito in Boeing per 32 anni, fino al suo ritiro nel 2017. Prima della sua morte, Barnett aveva testimoniato in una causa contro la società. Sabato 10 marzo, Barnett avrebbe dovuto presentarsi per un ulteriore interrogatorio. Tuttavia, quando non si è presentato, sono state avviate delle indagini presso il suo hotel. Successivamente è stato trovato morto all’interno del suo furgone nel parcheggio dell’hotel, come riportato nel rapporto.

Nel 2019, Barnett è stato citato in un articolo del New York Times che evidenziava problemi di produzione presso la fabbrica di North Charleston, uno dei due stabilimenti che producono il 787 Dreamliner, un aereo bimotore turboventola a fusoliera larga utilizzato per voli a medio e lungo raggio, che costituivano una minaccia per la sicurezza. Secondo quanto riportato dal giornale, alcuni aerei presentavano parti difettose e all’interno dei jet venivano spesso lasciati trucioli di metallo. Barnett aveva dichiarato di aver individuato gruppi di schegge metalliche attaccate ai cavi che comandano i controlli di volo. Nello stesso anno, aveva riferito alla Bbc che gli operai, sotto pressione, avevano intenzionalmente installato parti non conformi sugli aerei in linea di produzione.