Stop a gas e petrolio russi in 3 anni, la strategia dell’Ue

La Commissione europea propone di eliminare entro il 2027 gas e petrolio russi, puntando su fornitori alternativi e rafforzando l’autonomia energetica dell’Unione

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 17 Giugno 2025 17:59

L’Unione Europea punta a eliminare progressivamente le importazioni di gas e petrolio dalla Russia entro la fine del 2027. A tal fine, la Commissione europea ha presentato una proposta legislativa volta a ridurre l’esposizione dell’Ue ai rischi economici e di mercato derivanti dalla dipendenza dai combustibili fossili russi. L’obiettivo del regolamento è rafforzare l’autonomia energetica e la competitività dell’Unione.

È prevista una deroga per i Paesi privi di sbocchi sul mare, come Ungheria e Slovacchia, che potranno continuare a importare gas dalla Russia fino alla fine del 2027.

La proposta dell’Ue

La proposta di regolamento presentata dalla Commissione prevede l’eliminazione graduale delle importazioni sia di gas trasportato via gasdotto sia di Gnl provenienti dalla Federazione Russa o esportati direttamente o indirettamente da soggetti russi. Il testo introduce anche misure per facilitare l’interruzione completa delle importazioni di petrolio russo entro la fine del 2027. A tal fine, gli Stati membri dovranno presentare piani di diversificazione, con obiettivi chiari e misure concrete per abbandonare progressivamente la dipendenza energetica da Mosca.

Entro la fine del 2027, tutti i contratti a lungo termine per l’importazione di gas e petrolio dalla Russia dovranno essere interrotti. Inoltre, sarà vietata la stipula di nuovi contratti a lungo termine per l’utilizzo dei terminali Gnl da parte di clienti russi o controllati da imprese russe.

Gli obiettivi del piano RePowerUE

L’intento è liberare capacità nei terminali europei, destinandola a fornitori alternativi. Secondo la Commissione, un approccio graduale permetterà di ridurre l’impatto sui prezzi dell’energia e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti all’interno dell’Unione.

La proposta legislativa si inserisce nella tabella di marcia pubblicata all’inizio di maggio per ridurre la dipendenza energetica da Mosca, in linea con gli obiettivi del piano RePowerEU.

In scadenza la maggior parte dei contratti con la Russia

Secondo i dati della Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen, nel 2024 le importazioni di gas russo sono inizialmente aumentate fino a 54 miliardi di metri cubi (32 attraverso gasdotti e 20 sotto forma di Gnl), per poi scendere a circa 35 miliardi, equivalenti al 12% del fabbisogno totale dell’Unione. Un terzo dei contratti attualmente in vigore con la Russia ha una durata inferiore ai 12 mesi, configurandosi come accordi a breve termine, mentre i restanti due terzi sono contratti di lungo periodo.

Von der Leyen ha dichiarato:

La Russia ha più volte cercato di ricattarci utilizzando l’energia come arma. Abbiamo preso decisioni nette per chiudere definitivamente i rubinetti e porre fine all’era dei combustibili fossili russi in Europa.

I volumi di gas russo rimanenti, secondo l’esecutivo comunitario, possono essere gradualmente eliminati senza impatti economici significativi o rischi per la sicurezza dell’approvvigionamento, grazie alla disponibilità di sufficienti fornitori alternativi nel mercato globale del gas, a un mercato del gas dell’Unione ben interconnesso e alla disponibilità di infrastrutture di importazione adeguate nell’Ue.

Quanto gas importiamo dalla Russia

Attualmente, l’Unione Europea importa ancora circa 35 miliardi di metri cubi di gas naturale dalla Russia, come riferisce un alto funzionario europeo. Di questi, 20 miliardi sono costituiti da gas naturale liquefatto (Gnl), proveniente dalla penisola di Jamal, nel Mare di Kara (Siberia nordoccidentale), e trasportato via nave verso terminali di rigassificazione situati in Francia, Spagna, Paesi Bassi e Belgio.

I restanti 15 miliardi di metri cubi arrivano attraverso il gasdotto TurkStream, che collega la Russia alla Tracia orientale, in Grecia, passando per il Mar Nero, e rifornisce anche Ungheria, Slovacchia e Grecia.