Stellantis, accordo per le uscite volontarie: quale futuro per gli impianti in Italia?

I sindacati, tranne Fiom, firmano l'accordo con Stellantis per le uscite volontarie dagli stabilimenti italiani

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Stellantis e alcuni sindacati hanno firmato un accordo per le uscite volontarie anticipate dei dipendenti dall’azienda. L’azienda spiega la scelta come un adattamento al cambiamento del mercato automobilistico mondiale, non soltanto italiano ed europeo. Contraria Fiom-Cgil, che accusa il gruppo di voler “svuotare” gli stabilimenti italiani.

Da anni Stellantis ha sospeso le assunzioni nei maggiori stabilimenti d’Italia, riducendo progressivamente la loro importanza e produzione di automobili. Non aiuta la crisi del mercato delle auto elettriche che si sta concretizzando negli ultimi mesi, dato che è proprio questo tipo di veicoli in cui si sono specializzate le grandi fabbriche italiane del gruppo.

Accordo Stellantis sindacati sulle uscite volontarie

Nella mattinata del 25 marzo Stellantis e alcuni dei sindacati che rappresentano i lavoratori dei principali stabilimenti italiani hanno firmato un accordo per dare loro la possibilità di dimettersi a condizioni agevolate. Si tratta delle cosiddette uscite volontarie, che l’azienda sta utilizzando da alcuni anni per ridurre il personale impiegato senza ricorrere ai licenziamenti.

L’obiettivo del gruppo che contiene tra le altre anche Fiat, è di ridefinire il piano produttivo a seguito del cambiamento che sta attraversando il settore automobilistico mondiale. In particolare viene citata la situazione delle auto elettriche, in cui si sono specializzati alcuni impianti italiani e che sembrano avere un’offerta più alta di quanta sia la domanda reale.

Stellantis ha 4 stabilimenti principali in Italia. Mirafiori e Cassino con 2.700 addetti ciascuno, Pomigliano d’Arco con 4.200 dipendenti e Melfi con 5.700. Tra questi l’impianto torinese di Mirafiori potrebbe essere il più colpito dal calo della domanda nel mercato delle auto elettriche, dato che si sta specializzando proprio in quel settore. Le prospettive di questa fabbrica sono peggiorate dopo che anche la cinese Leapmotor ha rinunciato a produrre le proprie vetture in Italia, preferendo la Polonia.

Non firma la Fiom: “Stanno svuotando l’Italia”

L’unico sindacato a rifiutarsi di firmare il nuovo accordo sulle uscite volontarie è stata la Fiom, la sigla dei metalmeccanici della Cgil. I rappresentanti hanno definito la proposta come parte di “un’azione di svuotamento degli stabilimenti Stellantis” in Italia, conseguenza della strategia di disimpegno dell’azienda dal nostro Paese.

Fiom ha fatto riferimento alla scelta di aumentare la produzione di auto elettriche in Italia come a un errore, che sta causando la necessità di ridurre le spese e quindi il personale impiegato da Stellantis in Italia. Sarebbe in corso secondo il sindacato “una riduzione continua dell’organico, ad incertezze per il futuro della produzione e a un ingente utilizzo di risorse economiche”.

Negli ultimi mesi, dopo i risultati sorprendenti del 2023, il mercato delle auto elettriche è rallentato in tutto il mondo. Pesano il prezzo iniziale delle vetture, la mancanza di una rete capillare di ricarica e le preoccupazioni degli automobilisti riguardo l’autonomia. La domanda si sta spostando verso le auto ibride.

Nonostante alcuni sindacati abbiano approvato il nuovo piano di uscite volontarie dei dipendenti da Stellantis in Italia, tutte le sigle hanno annunciato uno sciopero per il 12 aprile al quale sarà associata una manifestazione a Torino, tra le città in assoluto più impattate dal disimpegno del gruppo automobilistico.