Cessione PagoPA, il governo Meloni ci sta pensando: “Rischi per la concorrenza”

Si ragiona sulla cessione delle quote di PagoPA a Poste Italiane: scattano le proteste delle banche concorrenti e del PD

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Nel corso degli ultimi anni i cittadini hanno ampiamente avuto modo di conoscere approfonditamente le funzioni di PagoPA. Il servizio viene sfruttato ormai su base quotidiana da migliaia di italiani.

Il governo sta attualmente lavorando per la cessione di tale società, incaricata di gestire i pagamenti indirizzati alla pubblica amministrazione, principalmente, ma non solo. I riceventi sono anche l’Istituto poligrafico, la Zecca dello Stato e Poste Italiane. A svelarlo è un articolo inserito nel decreto Pnrr, specificamente in merito all’It-Wallet. C’è però spazio anche per quello che sarà il futuro, probabilmente, di PagoPA.

Il decreto Pnrr

Vediamo nel dettaglio cosa indica tale articolo del decreto Pnrr. Si cita la necessità di rafforzare l’interoperabilità tra le banche dati pubbliche. Al tempo stesso, la volontà di valorizzare la Piattaforma Digitale Nazionale Dati.

A ciò si aggiungono una “razionalizzazione e riassetto industriale nell’ambito delle partecipazioni detenute dallo Stato”. Ai fini di tutto ciò “sono attribuiti rispettivamente all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in misura non inferiore al 51 per cento, e, per la restante quota di partecipazione, al fornitore del servizio universale, i diritti di opzione per l’acquisto dell’intera partecipazione azionaria detenuta dallo Stato nella società PagoPA S.p.A.”.

Ma cosa vuol dire tutto ciò? In estrema sintesi il programma delineato prevede una suddivisione dell’impresa al 49% a Poste Italiane e al 51% alla Zecca dello Stato.

Le proteste di banche e PD

Per il mondo bancario il problema di tale manovra sarebbe rappresentato dall’indicazione di Poste Italiane nel suddetto quadro. Due istituti avrebbero già chiesti pareri legali sull’operazione, stando a quanto riportato da Repubblica. Si preparerebbero le basi, dunque, per un potenziale ricordo all’Antitrust. Il rischio paventato sarebbe quello di procedere all’esclusione dei concorrenti dalla piattaforma, con Poste potenzialmente unica componente avvantaggiata dalle transazioni economiche generate tramite PagoPA.

La materia è rapidamente divenuta politica, com’era facile ipotizzare. Il gruppo PD in commissione Bilancio del Senato ha prontamente presentato un’interrogazione. Quest’ultima è rivolta al Mef e al ministero per gli Affari europei.

L’obiettivo è quello di comprendere nel dettaglio gli obiettivi del governo di Giorgia Meloni. Al tempo stesso, però, si richiede un’esplicazione dettagliata delle modalità della cessione, con eventuali vincoli pattuiti a garanzia della concorrenza.

Il capogruppo Daniele Manca ha ricordato come l’operazione si “inserisca nel solco delle privatizzazioni previste dal governo per recuperare 20 miliardi di euro nel triennio 2024-2026. Ciò ha suscitato la protesta di molti enti creditizi, che denunciano l’aggiramento delle norme sulla concorrenza”.

L’esecutivo dovrà necessariamente spiegare i prossimi passi che verranno compiuti in materia, chiarendo se la cessione di quote di capitale di PagoPA a Poste Italiane comporterà questioni problematiche di varia natura. Si va dalla tutela della concorrenza alla protezione dei dati sensibili dei cittadini. Coloro che hanno scelto di sfruttare tale servizio, infatti, hanno comunicato e salvato metodi di pagamento con bancomat e carte di credito.

L’affondo del PD vede in quanto espresso il suo focus ma non si limita a ciò. Manca precisa infatti: “Chiediamo al governo se non ritenga che la cessione sia del tutto in contrasto con gli obiettivi del Pnrr e gli interessi della pubblica amministrazione in tema di digitalizzazione e se  intendano escludere che da tale cessione non derivi un disimpegno pubblico sul fronte dello sviluppo, della semplificazione, della qualità e della sicurezza dei servizi di pagamento in via digitale, con conseguente pregiudizio per la pubblica amministrazione e gli enti creditori che hanno finora utilizzato la piattaforma di PagoPA”.