Dal 10 gennaio 2025, la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego (Naspi) entra in una nuova fase, con regole che promettono di scoraggiare scorciatoie e abusi. La misura, introdotta nel 2015 con il Jobs Act, è stata pensata per offrire un aiuto temporaneo ai lavoratori rimasti senza impiego. Ma le ultime modifiche hanno tutta l’aria di voler separare il grano dalla pula.
Dimissioni e licenziamenti: la svolta
Le nuove disposizioni differiscono dal corso precedente: chi decide di dimettersi volontariamente da un contratto a tempo indeterminato, se nei successivi 12 mesi viene licenziato da un nuovo lavoro, potrà accedere alla Naspi solo con almeno 13 settimane di contribuzione nel nuovo impiego. Dal 1° gennaio 2025, questa regola sarà ulteriormente rafforzata, come previsto da un emendamento inserito nella Manovra, per arginare una pratica ormai diffusa: le dimissioni strategiche seguite da impieghi brevi, utili solo a ottenere il sussidio.
Secondo quanto spiegato dagli esperti, la modifica punta a smontare quei meccanismi che permettevano di sfruttare la Naspi o, per alcuni datori di lavoro, evitare il pagamento del ticket di licenziamento. Un sistema che, alla luce delle nuove regole, dovrebbe diventare molto più rigido.
“Questo emendamento ha una finalità antielusiva,” ha ribadito Marina Calderone, ministra del Lavoro, durante una conferenza stampa. “Non è un riconoscimento della Naspi a seguito di dimissioni volontarie, ma un freno a utilizzi distorti.”
Quanto si riceve e per quanto tempo
L’importo dell’indennità resta legato alla retribuzione media degli ultimi quattro anni. Se il reddito è sotto la soglia fissata per il 2024 (1.425,21 euro), l’assegno è pari al 75% di questa media. Sopra quella cifra, si aggiunge il 25% della differenza. Ma c’è un’insidia: dal 91esimo giorno, l’importo cala del 3% ogni mese.
Dall’1 gennaio 2025, inoltre, l’assegno potrebbe subire ulteriori variazioni, in particolare per i lavoratori che hanno avuto brevi periodi di occupazione tra una cessazione e un’altra. Il calcolo si farà più preciso, con nuove linee guida che l’Inps pubblicherà entro la fine del prossimo anno.
La domanda deve passare obbligatoriamente per i canali telematici dell’Inps e si attiva solo dopo la fine del rapporto di lavoro. Qualsiasi nuova attività inciderà sull’assegno, secondo criteri stabiliti dall’ente. Da non dimenticare: durante il periodo di fruizione, i contributi figurativi sono accreditati automaticamente, a meno che si scelga l’erogazione anticipata dell’assegno.
Assegno di inclusione: più famiglie coinvolte
Tra le novità della Manovra spicca anche l’allargamento della platea per l’assegno di inclusione. La soglia Isee massima sale a 10.140 euro, mentre aumentano i limiti di reddito familiare e le agevolazioni per nuclei con anziani o disabili. Nei primi sei mesi del 2024, l’assegno ha raggiunto quasi 700 mila famiglie, con un importo medio di 618 euro al mese. Una misura che, tra le righe, sembra voler evitare che qualcuno resti fuori dai radar del welfare.
Dal 18 dicembre inoltre è accessibile a tutti la piattaforma Siisl, pensata per facilitare l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro e per chi punta alla formazione. Uno strumento digitale che, nelle intenzioni, dovrebbe favorire la riqualificazione dei lavoratori e l’accesso al mercato occupazionale. Con una semplice iscrizione e l’inserimento del proprio curriculum, i candidati potranno segnalare preferenze e interessi, riducendo tempi e complessità nella ricerca di opportunità.