Secondo un rapporto pubblicato il 24 luglio 2024 da di Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), la produzione mondiale di miele ha mostrato una crescita costante negli ultimi tre anni, arrivando a circa 1,831 milioni di tonnellate nel 2023, con l’Europa che contribuisce per circa un quinto del totale. Tuttavia, nonostante questo panorama globale in espansione, il miele italiano sta vivendo una crisi profonda e complessa, influenzata da una serie di fattori economici e commerciali.
Contrazione della produzione di miele tra le principali cause della crisi
In Italia, il numero degli apicoltori è in costante aumento. Nel 2023, secondo il report di Ismea, si contano oltre 75.000 apicoltori registrati, segnando un incremento del 45% rispetto al 2018. Gli alveari presenti sono cresciuti a oltre 1,53 milioni, un aumento del 20% rispetto al 2018, anche se con una leggera contrazione (-2%) rispetto al 2022. Nonostante questo incremento nella capacità produttiva, la produzione nazionale di miele nel 2023 è stimata intorno alle 22.000 tonnellate, in leggera flessione rispetto al 2022.
Come se non bastasse, il 2023 si è chiuso con una situazione di mercato sfavorevole anche per i prezzi, che sono scesi in Italia, mentre le giacenze di miele sia nei magazzini degli apicoltori che dei confezionatori sono aumentate. Quello che è successo è che il rallentamento della domanda ha contribuito a un calo dei prezzi medi all’ingrosso e a un mercato caratterizzato da pochissime transazioni. Inoltre, per la prima volta, anche la spesa è scesa, con una perdita di valore del 5,7%. Questa flessione è il risultato combinato della diminuzione dei volumi acquistati e di una pressione promozionale che ha abbassato i prezzi medi e la domanda da parte delle principali aziende di commercializzazione, con una riduzione del volume degli acquisti del 4,7% nei primi cinque mesi del 2024, che si aggiunge al -4,3% del 2023.
Si tratta di una situazione che di fatto evidenzia una differenza significativa rispetto ai volumi prodotti dai principali produttori globali.
Nel 2022, infatti, il panorama della produzione mondiale di miele ha mostrato una graduale crescita, raggiungendo circa 1,831 milioni di tonnellate. Questo incremento segue un decennio di aumenti progressivi, con un picco nel 2017 di 1,882 milioni di tonnellate e due anni di flessione, con i paesi asiatici che dominano il mercato e l’Europa che si conferma come il secondo maggiore produttore.
Chi è il maggior produttore di miele al mondo
Dai dati analizzati ed esposti da Ismea, la Cina rimane il principale produttore mondiale di miele, contribuendo con una quota del 24% della produzione totale. Nonostante una stabilizzazione della produzione rispetto agli anni di crescita costante precedenti, il Paese continua a dominare il mercato globale.
Seguono la Turchia e l’Iran che mostrato una crescita nella produzione rispetto al 2021, mantenendo posizioni di rilievo nel mercato internazionale.
L’Europa, nel complesso, contribuisce per poco più di un quinto alla produzione globale di miele. Questa quota segna un lieve aumento rispetto agli anni precedenti, con paesi europei come Spagna e Grecia che giocano ruoli significativi nella produzione.
Infine, tra i mercati esteri osservati, meritano una menzione quelli di Argentina, che ha registrato una lieve flessione nella produzione, e Ucraina, che ha visto una flessione più significativa, scendendo dal sesto al nono posto tra i principali produttori.
In questo scenario, l’Italia rappresenta solo una piccola frazione della produzione mondiale di miele. Mentre la Cina da sola contribuisce con il 24% della produzione globale (circa 440.000 tonnellate), l’Italia ne produce meno dell’1%.
Quanto vale il mercato del miele
Con un valore stimato di circa 8-9 miliardi di euro a livello mondiale nel 2024, il settore del miele riveste un’importanza economica significativa e mostra una robusta espansione sostenuta da una domanda crescente e da tendenze salutistiche globali. Tuttavia, il panorama del miele non è uniforme e varia notevolmente a livello regionale.
In Italia il mercato locale ha un valore stimato di circa 200-250 milioni di euro. Questo riflette un segmento di mercato più contenuto rispetto ai principali produttori globali, ma di grande rilevanza per il contesto nazionale. Il nostro Paese, pur non raggiungendo i volumi di produzione dei grandi protagonisti internazionali come la Cina, la Turchia e l’Iran, continua a giocare un ruolo importante nel panorama europeo e globale del miele. Tuttavia, il valore delle importazioni è sceso del 17% a causa dei prezzi in calo. Anche le esportazioni hanno subito una flessione, portando a un deficit della bilancia commerciale di oltre 54 milioni di euro, sebbene in miglioramento rispetto al 2022.
Mercato del miele, perché è importante per l’Italia
Il mercato del miele in Italia rappresenta un comparto significativo per l’economia. Con una produzione che si aggira intorno alle 22.000 tonnellate nel 2023, l’industria apistica non solo genera un valore economico considerevole ma sostiene anche una rete di produttori, confezionatori e rivenditori. Le vendite di miele contribuiscono al reddito di migliaia di apicoltori e piccole imprese, riflettendo un segmento economico vitale per le aree rurali e per il mantenimento di attività tradizionali.
Eppure, ad oggi, il settore apistico italiano si trova di fronte a una tempesta perfetta di difficoltà. I flussi consistenti di prodotto importato a prezzi eccessivamente bassi, insieme a consumi stagnanti e a un eccesso di prodotto nazionale in stoccaggio, rappresentano sfide significative per i produttori di miele. Questi fenomeni hanno ridotto la disponibilità di fiori melliferi, costringendo molti apicoltori a ricorrere all’alimentazione di soccorso per le api. Questo approccio, sebbene necessario, è costoso e aumenta i costi di produzione, compromettendo ulteriormente le rese, specialmente per i mieli monoflora di alta qualità.
Inoltre, a livello commerciale, il mercato del miele è minacciato dalla concorrenza dei flussi consistenti di miele importato a prezzi molto bassi. In un contesto dove il fattore prezzo è particolarmente influente, i produttori italiani si trovano in difficoltà nel competere con il miele estero, che spesso arriva a costi ridotti. Questa situazione è aggravata da una domanda stagnante e da elevate giacenze di miele sia nei magazzini nazionali che esteri.
Per superare questa crisi, sarà essenziale trovare strategie per sostenere la domanda interna, migliorare la competitività del prodotto nazionale e ridurre la dipendenza dalle importazioni. Secondo Ismea, la situazione attuale richiede un’azione concertata da parte degli apicoltori, dei confezionatori, delle istituzioni e dei consumatori per garantire che il miele italiano possa continuare a prosperare e a mantenere il suo posto distintivo nel panorama apistico globale.