Long Covid, trovato il gene legato alla sindrome post infezione

Un team di scienziati avrebbe trovato il gene del Dna che potrebbe essere responsabile dello sviluppo della malattia su cui si sa ancora poco

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Ci sarebbe un gene del nostro Dna responsabile dello sviluppo del Long Covid. A sostenerlo è uno studio di un gruppo di ricercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma pubblicato in pre-print sul portale della rivista scientifica ‘Nature’ che hanno analizzato i dati raccolti da 6.450 persone in 16 paesi, affetti dalla sindrome post-infezione da Sars-CoV-2, sulla quale sono ancora tanti i punti di domanda.

La ricerca

Gli scienziati avrebbero incentrato il loro lavoro su una parte di Dna vicino al ‘Foxp4’, un gene attivo nei polmoni e in alcune cellule immunitarie che, secondo gli autori dello studio, potrebbe essere un gene di suscettibilità e quindi rappresenterebbe per alcuni pazienti il fattore di una predisposizione genetica a sviluppare determinati manifestazioni del Long Covid.

Si tratta della prima ricerca sui possibili fattori di rischio genetico sulla sindrome post infezione da Sars-CoV-2 associata a più di 200 sintomi, tra cui grave affaticamento, dolore ai nervi e difficoltà di concentrazione e memoria (qui abbiamo riportato tutti i disturbi del Long Covid). “È molto importante che studi di questo tipo vengano condotti”, ha affermato Chris Ponting, che studia bioinformatica medica all’Università di Edimburgo, nel Regno Unito.

La patologia è stata sotto la lente di ingrandimento dei ricercatori di tutto il mondo attraverso il progetto internazionale ‘Covid-19 Host Genetics’ che ha permesso di raccogliere sequenze di Dna associate al rischio di sviluppare gravi forme della malattia.

Come ha spiegato Hugo Zeberg, genetista del Karolinska Institutet di Stoccolma e principale autore della pubblicazione, la ricerca sul ‘Foxp4’ e sul Long Covid è stata possibile grazie alla grande mole di informazioni presenti in quel database.

Il team di ricercatori ha preso in esame i dati di 24 studi che hanno coinvolto un totale di quasi 6.500 persone con diagnosi di Long Covid, oltre a più di un milione di altri partecipanti che hanno svolto il ruolo di controllo. Analizzando i numeri combinati di 11 di questi studi, gli scienziati hanno scovato una particolare regione del genoma associata a probabilità circa 1,6 volte superiori di sviluppare Long Covid.

Sono “primi passi” per saperne di più sulle cause del Long Covid, afferma Stéphanie Longet, immunologa dell’Università Jean Monnet di Saint-Étienne, in Francia, che ha subito in prima persona le conseguenze di questa sindrome (qui avevamo parlato della scoperta sulla causa della stanchezza legata al Long Covid).

Lo studio sui bambini

Gli studi sul Long Covid si stanno concentrando anche sugli effetti dell’infezione sui bambini. Un lavoro dei ricercatori Gemelli Università Cattolica ha evidenziato che indipendentemente dalla gravità iniziale del Covid-19, il virus Sars-CoV-2 può diffondersi in tutti gli organi durante le fasi acute dell’infezione e persistere nell’organismo per settimane o mesi.

Lo studio è stato pubblicato su Lancet Microbe dal dottor Danilo Buonsenso, docente di Pediatria all’Università Cattolica e dirigente medico dell’Unità Operativa Complessa di Pediatria della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS: “Partendo dalle osservazioni che dimostrano come il virus possa persistere negli adulti – ha spiegato il dottor Buonsenso – abbiamo effettuato una revisione della letteratura e analizzato gli studi che hanno cercato l’Rna o gli antigeni di Sars-CoV-2 nei bambini deceduti per Covid-19 o sindrome infiammatoria sistemica, o che fossero stati sottoposti a biopsia o intervento chirurgico per vari motivi. Abbiamo condotto questa analisi – ha sottolineato –  perché ci sono crescenti evidenze che negli adulti la persistenza del virus in diversi organi possa essere la chiave per la comprensione e il trattamento del Long Covid”.