Ogni 20 maggio 2025, in occasione della Giornata mondiale delle api, si accendono i riflettori su una questione che sta diventando sempre più rilevante per l’ambiente, l’agricoltura e l’economia. Il quadro che emerge quando si parla di tutela della specie e della biodiversità, nonché di imprese e mercati, è tutt’altro che rassicurante. Le api infatti sono sempre più a rischio e la produzione di miele in Italia e in Europa continua a diminuire, a causa di un clima sempre più estremo, prezzi instabili e politiche ancora troppo timide.
Perché la produzione di miele è in calo in Italia, biodiversità a rischio e crisi del mercato
Secondo il Report annuale pubblicato dall’Osservatorio Nazionale Miele, il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato in Italia dal 1800. Le temperature hanno superato di +1,4°C la media del trentennio 1991-2020, con picchi estremi durante l’estate. Si sono superati, infatti, i 40°C in molte aree del Paese. A ciò si sono aggiunti eventi estremi sempre più frequenti, come piogge torrenziali, trombe d’aria e grandinate. Nel dettaglio: sono in totale 1627 gli episodi di pioggia intensa (+80% rispetto al 2023), 315 le trombe d’aria (+26%) e 1003 gli eventi di vento forte (+29%) che hanno colpito soprattutto il Nord Italia, alterando gravemente l’equilibrio delle fioriture.
In queste condizioni, le api fanno sempre più fatica a sopravvivere, nutrirsi e impollinare, compromettendo non solo la biodiversità, ma anche la resa degli alveari e la qualità del miele.
Il risultato? Una produzione nazionale di appena 21.850 tonnellate nel 2024, di cui solo 19.650 destinate al mercato. Una quantità inferiore rispetto alle annate favorevoli e ampiamente insufficiente per soddisfare la domanda interna. L’Italia, infatti, copre con la propria produzione solo il 54% del miele consumato sul territorio, mentre è costretta a ricorrere a massicce importazioni, spesso provenienti da mercati dove il prezzo è basso ma gli standard qualitativi e sanitari non sempre sono garantiti.
In questo contesto, gli apicoltori italiani professionisti (26% del totale) detengono oltre l’80% degli alveari, ma si trovano a fronteggiare costi in crescita e rese imprevedibili. Anche i 74% di apicoltori amatoriali, pur non destinando il loro miele alla vendita, contribuiscono alla resilienza del settore, ma non bastano a invertire il trend.
Produzione miele in calo anche in Europa, crisi estesa anche fuori dall’Italia
La situazione del miele in Europa, come evidenziato dai dati resi noti dal Parlamento europeo e dal contesto fornito nel report 2025 dell’Osservatorio Nazionale Miele, è preoccupante su più fronti, sia dal punto di vista produttivo che commerciale, ambientale e sanitario.
L’Unione Europea è il secondo produttore mondiale di miele dopo la Cina, con circa 250.000 tonnellate prodotte ogni anno, 600.000 apicoltori attivi e 17 milioni di alveari distribuiti nei vari Stati membri. Tuttavia, nonostante la produzione, l’Ue non è autosufficiente e deve importare circa 200.000 tonnellate di miele all’anno per soddisfare la domanda interna.
Le principali importazioni provengono da Cina, Ucraina e Argentina, dove i costi di produzione sono molto più bassi. Mentre gli apicoltori europei affrontano costi di produzione molto alti, legati a standard sanitari stringenti, normative ambientali più severe e per ultimo, ma non per importanza, investimenti sempre maggiori (e necessari) per contrastare malattie e morie delle api.
Basti pensare che, nel 2016 un chilo di miele europeo esportato costava in media 5,69 euro, mentre un chilo importato costava solo 2,23 euro. Questo squilibrio ha messo in difficoltà i produttori Ue, favorendo così l’ingresso di miele estero a basso prezzo, spesso di qualità inferiore o contraffatto spacciato per Made in Italy.
A mettere ancora più in crisi il mercato ci sono poi malattie, pesticidi, agricoltura intensiva, perdita di habitat e cambiamenti climatici estremi (come ondate di calore e piogge violente), che minacciano seriamente la sopravvivenza delle api in tutta Europa. Di fatto, la capacità di impollinazione, e quindi la redditività degli alveari, è in forte calo, con impatti su molte colture agricole e sull’intero ecosistema.
Cosa si può fare?
Il Parlamento europeo ha lanciato diverse richieste alla Commissione e agli Stati membri per affrontare la crisi.
Tra le proposte avanzate in questi anni, per esempio, ci sono:
- una maggiore protezione delle api autoctone e della biodiversità;
- la possibilità di prevedere dei sostegni finanziari per gli apicoltori, finalizzati contrastare le difficoltà economiche e gli effetti del clima;
- più controlli e trasparenza contro il miele contraffatto, che distorce il mercato e danneggia i produttori onesti;
- promozione del miele europeo e della tracciabilità del prodotto, per valorizzare la qualità e rassicurare i consumatori.
Tuttavia, secondo gli esperti, serve di più: servono cioè politiche agricole e ambientali coordinate, incentivi all’apicoltura sostenibile, campagne di sensibilizzazione sui consumi consapevoli e un sistema più efficace di controlli sulla qualità del miele importato. Perché proteggere le api significa proteggere l’ambiente e un’intera filiera agroalimentare.