Giorgetti chiarisce: “All’inizio potremmo fermarci al 51%” su vendita Poste

Il Ministro dell'Economia rassicura sulla privatizzazione di Poste: lo Stato deterrà sempre la maggioranza delle quote, ricavi per più di 4 miliardi

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha chiarito durante un’audizione davanti alle commissioni Bilancio e Trasporti di Camera e Senato sul decreto privatizzazione Poste, che la cessione di una quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) in Poste Italiane non comporterà la perdita del controllo sulla società, che continuerà a essere esercitato dallo Stato.

Ha espresso piena convinzione riguardo alla vendita di una quota di Poste Italiane, affermando che tale operazione porterebbe più vantaggi che svantaggi. Secondo il Ministro, la cessione di una parte della società statale non solo contribuirebbe a migliorare i conti pubblici, aiutando a ridurre il debito, ma anche ad aumentare il valore complessivo dell’azienda. Il controllo della società rimarrà comunque in mano statale, assicura Giorgetti, che si impegna a monitorare per garantire la stabilità occupazionale e il ruolo storico di Poste come custode del risparmio.

Guadagni per circa 4 miliardi di euro

L’offerta sul mercato riguarderebbe fino al 29% delle azioni della società. Se il Tesoro dovesse disfarsi della sua quota, pari al 29,26%, mantenendo quella di Cassa Depositi e Prestiti al 35%, Giorgetti stima un controvalore potenziale di circa 4,4 miliardi di euro. L’operazione coinvolgerà investitori istituzionali italiani ed esteri, così come i risparmiatori, inclusi i dipendenti.

I proventi della vendita rientrano nel piano di privatizzazioni del governo, che mira a raccogliere 20 miliardi entro il 2026. Oltre alla vendita del 41% di Ita-Airways a Lufthansa, con cui ci sono stati dei problemi legati alle normative europee, è in corso anche la dismissione di Monte dei Paschi di Siena, con già 1,6 miliardi raccolti tramite la vendita di quote.

Si parla anche di una possibile privatizzazione di una parte di Eni, la compagnia petrolifera di proprietà statale, che potrebbe valere circa un paio di miliardi. Inoltre, si ipotizza un coinvolgimento di Enav, l’ente che controlla il traffico aereo, e delle Ferrovie dello Stato. Sebbene l’entrata dei privati nella gestione dei treni sia stata discussa in passato, non è ancora stata avviata un’azione concreta, vista la complessità e la lunghezza dell’operazione.

Giorgetti rassicura: “Lo Stato manterrà il controllo”

Giorgetti ha sottolineato che, secondo lo statuto di Poste, nessun soggetto diverso dal Mef, da enti pubblici o da soggetti da questi controllati, può detenere una quota superiore al 5% del capitale della società. Inoltre, ha chiarito che l’operazione di vendita potrà avvenire in più fasi, consentendo allo Stato di mantenere temporaneamente una quota del 51%, ritenuta soddisfacente rispetto al percorso indicato.

Il Ministro ha inoltre precisato che l’operazione di dismissione rappresentata nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (Dpcm) attualmente in esame presso il Parlamento italiano deve essere considerata una cornice che individua un valore minimo della partecipazione dello Stato. Tale valore potrà essere raggiunto progressivamente e in più fasi, al fine di preservare il controllo strategico pubblico su questo asset.

Riguardo alle recenti obiezioni sollevate dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) riguardo alla cessione di quote della piattaforma di pagamenti digitali PagoPa alle Poste Italiane, Giorgetti ha assicurato che non c’è alcuna volontà strumentale di fare aggiotaggio per valorizzare ulteriormente Poste ai fini del collocamento sul mercato. Ha chiarito che l’intenzione è di proseguire con l’operazione, prendendo in considerazione le obiezioni dell’Agcm e fornendo una risposta appropriata.