Energia, salta il decreto: governo in crisi su 3 punti

Con lo stop al decreto viene sospeso anche il passaggio al libero mercato. In bilico anche i sussidi alle imprese e la costruzione di piattaforme eoliche nel Mezzogiorno

Foto di Giorgio Pirani

Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Tutto rimandato per il Decreto energia. Previsto per l’approvazione in Consiglio dei ministri, il decreto legge è stato posticipato alla settimana successiva. Il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha ancora delle questioni aperte riguardanti tre aspetti fondamentali del provvedimento: il rinvio della fine del mercato tutelato di luce e gas, la creazione di un polo per l’eolico offshore nel Sud del Paese e le concessioni per l’idroelettrico. Fonti governative informano che si discuterà nuovamente di questi temi nella prossima settimana.

Cosa cambia tra mercato libero e tutelato

Il mercato tutelato di gas ed elettricità coinvolge circa 10 milioni di cittadini italiani, che rappresentano un terzo del totale degli utenti. Per loro, le tariffe sono stabilite dall’autorità pubblica Arera. Gli altri utenti, invece, hanno scelto di passare al mercato libero, dove le tariffe in bolletta sono fissate dalle società energetiche.

Attualmente, la fine del mercato tutelato è programmata per il 10 gennaio 2024 per il gas e il primo aprile per l’elettricità. Tuttavia, il passaggio al mercato libero riguarda solamente 5,5 milioni di utenti, mentre per i rimanenti 4,5 milioni, considerati “vulnerabili” (come persone povere, malate, disabili, ultra-75enni o che vivono in aree colpite da calamità), il mercato tutelato rimarrà invariato.

Nonostante l’obiettivo di rispettare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) concordato con l’Europa, molte organizzazioni dei consumatori e altri soggetti hanno richiesto una proroga della scadenza. Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica aveva proposto un rinvio da sei mesi a un anno, sottolineando che non si tratta di una proroga giuridica, ma di un’estensione dei termini per garantire una maggiore informazione alle famiglie e agevolare le relazioni con le istituzioni finanziarie.

Questo rinvio era già incluso nella bozza del Decreto legge, ma è stato fermato all’ultimo momento perché, secondo fonti del ministero, la norma non era ancora completa. Il ministro ha commentato che attualmente si stanno effettuando delle revisioni minori al testo.

Anche per il progetto di un polo destinato all’eolico offshore nel Sud del Paese, si è registrato uno slittamento. La bozza del decreto prevede l’individuazione, entro sei mesi dalla sua entrata in vigore, di due porti nel Mezzogiorno in cui saranno installati cantieri navali per la costruzione delle piattaforme eoliche galleggianti e delle relative infrastrutture. In Italia, l’eolico marino può essere realizzato solamente al Sud, dove le condizioni di vento sono favorevoli, e su piattaforme galleggianti ancorate ai fondali, data la profondità delle acque.

Stanziati soldi per il Mezzogiorno

L’obiettivo è concentrare la costruzione di tali impianti nel Mezzogiorno. Il decreto prevede un finanziamento di 80 milioni di euro per il 2024, 170 milioni per il 2025 e 170 milioni per il 2026. Entro 90 giorni dall’individuazione dei porti, le aree dovranno essere concesse a società di costruzioni navali qualificate.

Date le dimensioni degli investimenti e il ruolo strategico di questo progetto nell’ambito dell’energia, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha preferito dedicare una settimana in più per perfezionare il testo.

Per quanto riguarda le concessioni per l’idroelettrico, il nuovo Decreto Energia prevede, oltre alle gare regionali, la possibilità per le aziende che già detengono concessioni o che stanno per scadere di presentare un piano di investimenti. Tuttavia, questa possibilità potrebbe entrare in conflitto con gli impegni italiani legati ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Attualmente, si sta ancora discutendo con Bruxelles su questa questione.