Nuovo allarme sanità: ecco dove finiranno i soldi

Nella manovra non ci saranno i 4 miliardi chiesti dal ministro della Salute Orazio Schillaci contro i rincari

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 30 Agosto 2023 15:00

Nuovo allarme sui finanziamenti previsti per la manovra economica. Questa volta sotto la lente d’ingrandimento sono finiti quelli destinati al settore sanitario, i quali, secondo il quotidiano La Stampa, subiranno una considerevole riduzione al fine di supportare la riduzione delle tasse sul reddito.

Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, inizialmente aveva presentato una richiesta di finanziamento di 4 miliardi di euro presso Via XX Settembre, con l’intento di estendere gli incentivi al momento riservati esclusivamente ai medici operanti nei pronto soccorso a un’intera categoria di medici. Tuttavia, è emerso che tale importo si sarebbe rivelato insostenibile, aprendo la strada a un budget stimato tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro.

Nel mirino le troppe prescrizioni di medicine a carico del SSN

In seguito, il precedente rettore dell’Università di Tor Vergata si troverà nella necessità di reperire queste risorse attraverso tagli interni al suo ministero. Questa operazione è, però, vincolata alla disponibilità di risorse che potrebbero risultare limitate a causa di una serie di riduzioni di bilancio che nel corso degli ultimi 10 anni ammontano a un totale di 37 miliardi di euro, come evidenziato da fonti de La Stampa.

Nel frattempo, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) ha emesso una ferma smentita rispetto all’idea di introdurre una tassa sugli extra-profitti delle aziende farmaceutiche, sottolineando con enfasi che tale proposta presenterebbe delle evidenti incongruenze costituzionali. Come conseguenza di questa decisione, ci si aspetta che i costi saranno addebitati a coloro che richiedono esami non urgenti.

In aggiunta, una recente indagine portata avanti da esperti del Ministero della Salute ha rivelato che almeno il 20% degli accertamenti prescritti nelle prescrizioni a carico del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) si dimostrano eccessivi. Un esempio significativo è rappresentato dalle circa 700.000 risonanze magnetiche in eccesso. L’ultimo tentativo di porre limiti agli esami medici ridondanti e alle prescrizioni eccessive di farmaci risale al 2016, tramite l’introduzione del cosiddetto decreto sull’Appropriatezza.

Questo decreto aveva fornito linee guida precise per ben 203 tipologie di prestazioni, stabilendo quando dovessero essere a carico dello Stato e quando no. Tuttavia, durante quel periodo si era sviluppato un conflitto tra gli operatori sanitari e la Ministra Beatrice Lorenzin. Il risultato finale fu che il decreto sull’Appropriatezza venne accantonato a soli sette mesi dalla sua introduzione, nel luglio dello stesso anno. All’interno dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza, il numero di prestazioni soggette a restrizioni fu drasticamente ridotto a soli 40, e vennero eliminate le sanzioni nei confronti dei medici e dei dirigenti delle ASL e degli ospedali ritenuti eccessivamente “cauti”.

I tagli continui alla Sanità italiana

Negli ultimi decenni in Italia, gli investimenti nella sanità sono costantemente diminuiti, con tagli che hanno creato carenze di personale e una situazione di “bancomat di Stato” in cui vari governi di diverse affiliazioni politiche hanno prelevato risorse. I tagli totali di 37 miliardi di euro sono stati effettuati nel decennio 2010-2020, influenzando ospedali, servizi territoriali, attrezzature e personale. La “razionalizzazione della spesa” è diventata un “razionamento della spesa”, evidenziato dall’articolo di La Stampa. Nonostante differenze politiche, tutti i governi hanno contribuito ai tagli. Nonostante un aumento temporaneo dei finanziamenti durante la pandemia, si prevede un declino con il governo Meloni, portando a risorse nette di 75 miliardi nel 2025, rispetto ai 90 miliardi del 2006.

Ci sono diminuzioni in tutti i settori: meno medici ospedalieri e infermieri, meno medici di famiglia e posti letto, meno ospedali e pronto soccorso. Le strutture private convenzionate sono aumentate, mentre l’immagine del sistema sanitario gratuito per tutti scompare. Servirebbero miliardi di investimenti per adeguarsi alla media europea. Tuttavia, il governo sta riducendo gli investimenti, con una prevista diminuzione dal 7,4% del 2021 a meno del 6% nel 2025, aggravata da un’inflazione che eroderà ulteriori 15 miliardi entro il 2025 secondo l’Osservatorio dei conti pubblici italiani della Cattolica.