Nonostante lo scorso maggio, in occasione della prima riunione della Commissione di allerta rapida, il Garante per sorveglianza dei prezzi avesse annunciato a breve una significativa discesa del costo della pasta, così non è stato. Il prezzo della pasta, infatti, continua ad aumentare. Secondo l’ultima analisi Altroconsumo su 10 prodotti ad alta frequenza d’acquisto, la pasta costa il 6% in più rispetto al 2022, percentuale che arriva al +32% se si confronta con il prezzo del 2021. Dunque, anche se la corsa dei prezzi dei prodotti alimentari è rallentata nell’ultimo periodo, gli italiani devono continuare a far fronte a livelli di spesa decisamente più alti per la pasta, il cui prezzo risulta in aumento da almeno due anni e supera anche l’inflazione.
Il monitoraggio di Altroconsumo
Secondo il monitoraggio di Altroconsumo, la pasta costava in media 1,69 euro al chilo a giugno 2023, mentre a giugno 2022 il prezzo medio era di 1,59 euro al chilo e nello stesso mese del 2021 solo di 1,28 euro al chilo. In due anni il prezzo della pasta è aumentato quindi del 32%. Inoltre, il picco massimo è avvenuto ad aprile 2023, con un prezzo medio di 1,76 euro al chilo.
Gli aumenti nel dettaglio
Tra le diverse tipologie di pasta, gli spaghetti n° 5 Barilla da 500 grammi oggi costano in media 0,97 euro a confezione, mentre un anno fa il prezzo era di 0,84 euro e a giugno 2021 addirittura di 0,66 euro. Gli spaghetti Barilla sono quindi aumentati del 15% in un anno e quasi del 50% in due anni (+47% rispetto a giugno 2021). Risultati simili anche per gli spaghetti De Cecco N°12 da 500 grammi, che hanno subito un aumento del 17% in un anno e del 26% in due anni.
Promozioni meno convenienti
Inoltre, le promozioni sulla pasta oggi sono meno convenienti: nei primi 6 mesi del 2023 il risparmio è stato del 17%, mentre prima della pandemia in media era del 21%. Il risparmio si mantiene costante acquistando le cosiddette Private Label, ovvero i prodotti a marchio del supermercato, per i quali si spende il 25% in meno rispetto ad altri marchi. Nei discount, i prezzi della pasta continuano ad essere competitivi: il risparmio medio nel primo semestre del 2023 è stato del 38% (percentuale relativa all’acquisto di prodotti a marchio del distributore).
Le città più colpite dal caro prezzi della pasta
Secondo la classifica sul caro-pasta di Assoutenti, la pasta a Pescara costa quasi il doppio rispetto a Cosenza. Le città più care sono, nell’ordine: Pescara 2,50, Cagliari 2,37, Genova 2,37, Macerata 2,37, Venezia 2,35, Ravenna 2,31, Forlì 2,31, Modena 2,30, Pordenone 2,30, Ancona 2,29, Vercelli 2,29, Aosta 2,28, Vicenza 2,28, Cuneo 2,27, Belluno 2,26, Padova 2,26, Roma 2,25, Trieste 2,25. Le città meno care sono Parma 1,95, Napoli 1,85, Lucca 1,85, Reggio Calabria 1,75, Messina 1,61, Bari 1,59, Avellino 1,59, Siracusa 1,54, Catanzaro 1,53, Palermo 1,49, Benevento 1,48, Cosenza 1,47.
Le ragioni degli aumenti
“Questo è un periodo di fortissima instabilità da tutti i punti di vista, economico e sociale. Ci sono situazioni fuori controllo per cui siamo in balia degli eventi dove è quasi impossibile fare della programmazione sul futuro – afferma Paolo Barilla, presidente di Unione italiana Food e vicepresidente del gruppo Barilla, a margine della presentazione della campagna promozionale del Masaf e di Ismea sulla pasta –. I fattori climatici e altri come la guerra in Ucraina sono delle variabili che agiscono contemporaneamente su tutte le produzioni del mondo. Siamo in ballo ogni giorno facendo il nostro mestiere che è quello di rendere il prodotto sempre migliore qualitativamente e renderlo accessibile e sicuro. Tutto si complica in questa situazione, come è successo in Brianza con i temporali sulle colture di quelle zone, il pomodoro è stato impattato in alcune zone d’Italia, il grano in altre”. In merito a eventuali speculazioni, Barilla ha detto “è un fenomeno che appartiene semmai ad altri mondi ma non a quello dell’impresa”.
L’intervento di Mr Prezzi
Lo scorso 11 maggio si è riunita a Palazzo Piacentini per la prima volta la Commissione di allerta rapida per il monitoraggio dei prezzi. La Commissione, prevista dal Decreto Trasparenza e presieduta dal Garante per la sorveglianza dei prezzi, Benedetto Mineo, è stata convocata per monitorare in tempo reale, a seguito degli aumenti registrati negli ultimi mesi, le dinamiche del costo della pasta e dei principali fattori che ne compongono il prezzo al consumo. Nel dettaglio la Commissione ha preso in esame l’andamento del prezzo della pasta che, come rilevato dall’ISTAT sia a marzo che ad aprile, ha fatto registrare, rispettivamente, aumenti tendenziali del 17,5% e del 16,5%. Durante il confronto tecnico, i rappresentanti di Istat, Ismea e del sistema camerale hanno rilevato i primi segnali, seppure deboli, di diminuzione di prezzo, affermando che nei mesi successivi il costo della pasta sarebbe sceso in modo significativo. Cosa che, ad oggi, non è avvenuta. La Commissione, dal canto suo, ha ribadito che continuerà l’opera di monitoraggio sull’effettiva discesa dei prezzi, a tutela dei consumatori.