Criptovalute: il maxi buco lasciato dal fallimento di FTX

Le autorità giudiziarie stanno indagando, ma l'elenco dei creditori è destinato ad allungarsi sino a 1 milione, per un danno stimabile in 30 miliardi di dollari

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Redazione

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Si allarga a macchia d’olio il buco lasciato dal fallimento di FTX, la grande piattaforma di trading di criptovalute fondata da Sam Bankman-Fried o SBF come si fa chiamare. A quanto pare il fallimento avrebbe coinvolto 1 milione di investitori, fra istituzionali e retail, per una perdita potenziale di 30 miliardi di dollari, non solo i 100 mila dichiarati all’inizio con la presentazione della domanda per il Chapter 11, cioè la bancarotta controllata.

1 milione di investitori traditi

Stando ai documenti presentati da FTX ad un tribunale fallimentare statunitense, vi sarebbe la richiesta di riunire le cause ed i creditori delle società affiliate sparse in tutto il mondo.

I circa 100 mila creditori dichiarati alla presentazione della domanda del Chapter 11 potrebbero quindi diventare 1 milione e, secoindo una prima stima de Il Sole 24 Ore, si parla di 100 mila risparmiatori coinvolti solo in Italia.

La società di SBF sarebbe in contatto con una dozzina di autorità in altri paesi ed avrebbe già nominato cinque nuovi amministratori indipendenti per ciascuna società affiliata, inclusa la gemella di Alameda Research, la società in crisi di liquidità che ha fatto crollare il castello di carte.

Cosa è accaduto?

Tutto risale ad inizio novembre, quando Coindesk, una rivista finanziaria specializzata nelle criptoivalute, aveva espresso dubbi sulla solvibilità di Alameda Research, una controllata dell’exchamge FTX, travolgendo in una crisi di liquidità la controllante stessa ed il suo token FTT.

Alla fine, FTX è stata costretta a richiedere la protezione dai creditori, mediante la procedura del Chapter 11, una sorta di fallimento controllato che consente di raggruppare i creditori, ristorarli e magari procedere con la gestione operativa della società e risanarla. Il suo fondatore SBF si è dimesso, lasciuando la gestione nelle mani di amministratori indipendenti.

Dove è oggi il suo fondatore?

Di Sam Bankman-Fried si sono perse le tracce dopo le sue dimissioni dalla carica di Ceo della piattaforma. Ma SBF continua a farsi vivo tramite tweet, l’ultimo un post in cui assicura che i depositi degli utenti statunitensi erano tutti coperti, ma ammette anche “la mia memoria potrebbe essere in parte difettosa”.

Dove sia fisicamente il fondatore di FTX nessuno lo sa, c’è chi parla delle Bahamas o dell’Argentina e chi ritiene che avrebbe dovuto essere arrestato il primo giorno.

Dal danno di credibilità al rischio contagio

Quel che è certo è che la vicenda del fallimento di FTX, che richiama alla memoria quello dell’exchange di criptovalute giapponese MtGox, fallito nel lontano 2014, produrrà senza dubbio un danno in termini di credibilità al mercato delle criptovalute, avvalorando le ipotesi delle autorità monetarie e regolamentari, che più volte hanno messo in guardia i risparmiatori sulla speculazione che caratterizza questi strumenti finanziari.

C’è di più, il rischio contagio non è totalmente svanito. Le quotazioni delle principali ctiptovalute (Bitcoin, Ethereum e le loro sorelle), dopo un terremoto iniziale, si sono riprese, ma il Wall Street Journal scrive che anche BlockFi starebbe pensando di presentare domanda di bancarotta e non è escluso che lo faccia anche Crypto.com