La Russia sembra aver finito di utilizzare le forniture di gas verso l’Europa come arma della sua guerra ibrida. Un po’ perché gli Stati Ue si sono mossi per stringere accordi con altri Paesi produttori, un po’ perché i flussi di gas russo verso le nostre latitudini sono effettivamente diminuiti. Ma continuano ad arrivare.
Niente di strano o inaspettato, si sapeva che Mosca avrebbe esportato meno energia nell’Ue. L’obiettivo di quest’ultima è emanciparsi in maniera totale, ma graduale, dalle forniture russe, mantenute in vita per timore di una crisi energetica, industriale e sociale dagli effetti potenzialmente catastrofici. Nonostante la riduzione dei flussi e lo studio di un embargo totale, tuttavia, gli Stati europei continuano a ricevere il gas di Gazprom attraverso i metanodotti che passano sotto l’Ucraina. In attesa dell’annunciata, e sempre più vicina, indipendenza energetica da Mosca.
Qui avevamo spiegato perché l’Europa paga (ancora) caro l’addio al gas russo.
L’Europa continua ad acquistare gas russo da Gazprom, fornito attraverso l’Ucraina
Il taglio delle forniture russe riguardano sia l’import via gasdotto sia quello di GNL (gas naturale liquefatto). Meglio intendersi su questo punto: si parla sempre di decine di milioni di metri cubi di gas al giorno, scesi dai 174,8 milioni del 2022 e dai 77,6 milioni del 2023 ai 40,7 milioni di metri cubi di inizio 2024. Quest’ultimo dato è relativo in particolare alla quantità transitata 2 gennaio 2024 attraverso i gasdotti dell’Ucraina. Sì, perché nonostante la guerra il Paese continua a garantire il passaggio nel suo territorio delle materie prime vendute dal suo nemico invasore. Il 3 gennaio il volume di gas russo che ha raggiunto l’Ue è rimasto grossomodo stabile, anche se lievemente inferiore: 37,3 milioni di metri cubi.
Il transito è garantito dalla stazione di pompaggio del gas di Sudzha e la quantità di gas che vi passa attraverso è stabilita dalle autorità ucraine. Sotto l’attento e paterno sguardo di Ue e Usa, s’intende. Nel 2022 Kiev ha anche fatto la voce grossa nei confronti di Mosca tramite Naftogaz, l’operatore del sistema di trasporto del gas dell’Ucraina. Come riporta Analisi Difesa, la società ha dichiarato che avrebbe sospeso il flusso di gas verso l’Europa tramite lo snodo di Sokhranovka per “cause di forza maggiore”, poiché non era in grado di controllare la stazione di compressione del gas di Novopskov, nella Lugansk.
Dicevamo dell’export di GNL russo. Anche le forniture di gas naturale da parte di Gazprom sono calate: -55,6% nel 2023, secondo i dati Reuters relativi al gruppo europeo di trasporto del gas Entsog. La crescente domanda di GNL da parte dell’Europa è stata soddisfatta soprattutto dagli Stati Uniti, oltre che da Qatar e Australia. L’intento di Bruxelles è però quello di chiudere del tutto i rubinetti. Le istituzioni comunitarie stanno infatti lavorando per finalizzare la legislazione che consentirebbe agli Stati membri di vietare completamente il gas russo importato tramite gasdotti e il GNL, a quasi due anni da quando l’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte di Mosca ha spinto il blocco ad iniziare a liberarsi degli idrocarburi russi.
L’Europa rischia di dipendere dalla Cina dopo l’addio al gas russo.
Ue verso l’embargo al gas dalla Russia
Solo a novembre la Banca d’Italia aveva lanciato l’allarme sulla progressiva riduzione delle forniture di gas russo, sottolineando che i conseguenti effetti negativi risultano maggiori e più duraturi rispetto a quelli del petrolio. Analisti e funzionari dell’Ue ritengono invece che la legislazione potrebbe consentire una graduale riduzione a zero senza grandi impatti sul mercato europeo. Ciò che è certo è che l’Unione europea sta preparando la strada legislativa, per la prima volta dall’invasione dell’Ucraina del febbraio 2022, per un embargo totale al gas russo.
Il tutto ovviamente rispettando dei paletti, stabiliti dalla stessa Ue. Il primo stabilisce che le forniture russe vengano accantonate in “modo proporzionato e mirato” dagli Stati membri. Tradotto: come riferisce il Financial Times, questo impianto regala alle società del Vecchio Continente una base legale per poter cancellare i contratti con i fornitori russi di gas senza pagare grossi risarcimenti. La lunga e radicata parentesi dell’Ue dipendente dal gas russo potrebbe dunque esaurirsi presto.