L’Europa rischia di dipendere dalla Cina dopo l’addio al gas russo

I leader Ue discuteranno nel prossimo Consiglio europeo le contromisure per ridurre il rischio di una dipendenza dalla Cina sulle batterie agli ioni di litio

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Il taglio netto delle forniture di gas dalla Russia e la svolta verso la transizione ecologica rischia di portare tutta l’Europa nelle mani di un’altra potenza energetica. È lo scenario prospettato da un documento che verrà discusso dai leader dell’Ue nel prossimo Consiglio europeo in programma in Spagna. Al centro dell’incontro ci sarà la questione di un futuro per l’Ue subordinato alle fornitura di batterie agli ioni di litio e le celle al combustibile da parte della Cina, dopo la chiusura dei condotti collegati con Mosca, che fino allo scoppio della guerra in Ucraina hanno rappresentato una delle principali fonti energetiche di tutto il continente.

Il documento in esame

Stando alle stime della Commissione europea, Secondo la Commissione europea, nel 2021 l’Ue si è rifornita dalla Russia per oltre il 40% del consumo totale di gas, il 27% delle importazioni di petrolio e il 46% delle importazioni di carbone.

Secondo il rapporto atteso sul tavolo del Consiglio europeo, entro il 2030 l’Unione europea potrebbe diventare dipendente dalla Cina per le batterie agli ioni di litio e le celle a combustibile tanto quanto lo era dalla Russia per le materie prime energetiche.

Sarà allora compito dei leader dei Paesi membri dell’Ue, che si riuniranno il 5 ottobre a Granada, prendere in esame le proposte della Commissione europea per fronteggiare il timore di un’eccessiva dipendenza dell’Europa da Pechino e la necessità di una diversificazione delle forniture delle batterie, centrali nel processo di transizione energetica, verso l’Africa e l’America Latina.

Queste tecnologie sono fondamentali per l’immagazzinamento dell’energia pulita, passaggio cruciale per il raggiungimento dell’obiettivo di zero emissioni nette di biossido di carbonio entro il 2050, data la natura intermittente delle fonti energetiche rinnovabili come quella solare o eolica (qui il punto sul Green deal europeo).

Nonostante l’Unione europea, con una quota di mercato globale superiore al 50%, sia uno dei principali attori nelle fasi intermedie di produzione e di assemblaggio di elettrolizzatori, fa affidamento sulla Cina per le celle a combustibile e le batterie agli ioni di litio, essenziali per il funzionamento dei veicoli elettrici (qui abbiamo parlato del primo battery center in Italia di Stellantis).

Come si legge nel documento preparato dalla presidenza spagnola dell’Ue, la domanda di questi prodotti “si moltiplicherà tra 10 e 30 volte nei prossimi anni“.

“Senza l’attuazione di misure forti – scrivono i funzionari europei – entro il 2030 l’ecosistema energetico europeo potrebbe avere una dipendenza dalla Cina di natura diversa, ma con una gravità simile, rispetto a quella che aveva nei confronti della Russia prima dell’invasione dell’Ucraina”.

Le debolezze dell’Ue

La tecnologia per l’immagazzinamento di energia sostenibile non è però l’unico settore nel quale l’Europa in futuro dovrà rendersi autosufficiente

“Uno scenario simile potrebbe verificarsi nell’aerea della tecnologia digitale – afferma ancora il documento – Le previsioni suggeriscono che la domanda di dispositivi digitali come sensori, droni, server di dati, apparecchiature di archiviazione e reti di trasmissione dati aumenterà notevolmente in questo decennio.”

“L’UE ha una posizione relativamente forte in quest’ultimo, ma mostra notevoli debolezze negli altri settori”, una dipendenza dall’estero che potrebbe ostacolare le misure programmate per una nuova rivoluzione industriale necessaria a fronteggiare il cambiamento climatico.