Terre rare, scoperto in Norvegia il più grande giacimento d’Europa: cosa può cambiare

Il gruppo minerario Rare Earths Norway ha annunciato la scoperta di una miniera da 8,8 milioni di tonnellate di terre rare, fondamentali per le rinnovabili

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Una scoperta che potrebbe rilanciare la corsa alla transizione energetica dell’Europa con la Cina. Il gruppo minerario Rare Earths Norway (Ren) ha annunciato di aver trovato in Norvegia il più grande giacimento di terre rare del continente, le cui risorse supererebbero di molto la miniera di Kiruna, in Svezia, nella quale si stimano tra 1 e 2 milioni di tonnellate di quei 17 elementi chimici necessari per la produzione di tecnologie fondamentali: dalle rinnovabili, in particolare per le batterie ricaricabili delle auto, ai dispositivi di uso quotidiano, fino alle applicazioni più avanzate in settori come la difesa e quello aerospaziale.

Il giacimento di terre rare in Norvegia

La Ren ha comunicato che il giacimento di Fensfeltet, località norvegese nella contea di Telemark a sud-est del Paese, a un centinaio di chilometri da Oslo, conterrebbe 8,8 milioni di tonnellate di ossidi totali di terre rare (Treo), indispensabili per lo sviluppo dell’energia sostenibile.

La quantità è stata stimata in seguito a tre anni di trivellazioni e analisi nel sito chiamato ‘Fen Carbonatite Complex’ dal gruppo minerario norvegese, in collaborazione con la società di consulenza canadese Wsp.

“L’obiettivo di Rare Earths Norway e quello di contribuire a una catena del valore totale e compatta, dalla miniera al magnete, con un impatto climatico e ambientale notevolmente ridotte”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Ren, Alf Reistad.

L’impatto sull’Europa

Secondo le elaborazioni, le risorse minerarie del giacimento si estenderebbero fino a 468 metri sotto il mare, ma ulteriori perforazioni sembrerebbero suggerire la presenza di mineralizzazione anche a profondità fino a mille metri sotto il livello dell’acqua.

Le miniere di terre rare di Fensfeltet, che derivano da un antico condotto vulcanico formato 580 milioni di anni fa da un flusso di magma ricco di carbonato, conterrebbe inoltre 1,5 milioni di tonnellate di metalli come il neodimio e il praseodimio, di particolare interesse per il loro utilizzo nella produzione di magneti usati nei veicoli elettrici e nelle turbine eoliche.

“L’Unione europea considera questi metalli come le materie prime più critiche quando si considera il rischio di approvvigionamento”, ha affermato la compagnia, evidenziando che per questo “la stima sottolinea il potenziale del giacimento come risorsa realmente trasformativa in grado di sostenere una catena del valore sicura delle terre rare per l’Europa”.

La prima fase estrattiva del giacimento potrebbe iniziare nel 2030 con un investimento iniziale di 10 miliardi di corone norvegesi (pari a circa 870 milioni di euro). Lo sfruttamento delle risorse del ‘Fen Carbonatite Complex’ permetterebbe così alla Rare Earths Norway di coprire il 10% della domanda di terre rare in linea con gli obiettivi europei indicati dal regolamento europeo sulle materie prime critiche (Critical Raw Materials Act).

Il gruppo minerario norvegese ha comunicato di essere già al lavoro con diversi partner per operare sul giacimento con tecnologie che permettano di minimizzare l’impatto ambientale delle attività estrattive.

Nel corso dei prossimi mesi verranno condotte ulteriori perforazioni e sarà valutata la fattibilità economica del progetto, con risultati che verranno comunicati entro il 2024. Ma, in caso di via libera, la scoperta potrebbe ridurre la dipendenza dell’Europa dalla Cina, che possiede circa un terzo delle riserve mondiali di terre rare e da cui importa il 98% di queste materie prime.