Una soluzione momentanea, ma sempre meglio di niente. Così la Cina ha sospeso per 12 mesi le restrizioni all’export di terre rare verso l’Unione Europea, aprendo una vera e propria tregua commerciale che coinvolge i produttori di chip e fa tirare un sospiro di sollievo al settore dell’automotive. Almeno per ora. L’intesa è stata raggiunta dopo giorni di negoziati tra Bruxelles e Pechino, immediatamente successivi al vertice tra Xi Jinping e Donald Trump in Corea del Sud.
L’accordo tra Cina ed Europa consente a quest’ultima di evitare un blocco alle forniture di materie prime critiche, indispensabili per il settore automobilistico, ma anche per la difesa e la transizione verde. Resta però una soluzione temporanea. L’Unione Europea importa ancora oggi oltre l’85% delle terre rare dalla Cina in maniera diretta ed è dipendente dal Dragone anche per altri settori, come quello energetico. Al momento l’accordo non coinvolge l’export di 7 dei 17 elementi che lo scorso aprile erano stati bloccati. Si tratta di materiali fondamentali per batterie, magneti e semiconduttori.
Tregua temporanea tra Cina e Unione Europea
L’accordo tra Cina ed Europa arriva in un momento critico per diversi settori. Si tratta infatti di una fase di forte tensione per le case automobilistiche europee, che rischiavano di bloccare la produzione nel giro di due settimane per mancanza di materiali. La sospensione del blocco è stata accolta con entusiasmo, ad esempio dal commissario europeo al Commercio, che l’ha definita “un passo responsabile per garantire flussi commerciali globali stabili”.
La decisione di Pechino segue anche la riapertura alle spedizioni dei chip Nexperia, fermi ormai da settimane dopo la crisi diplomatica tra Cina, Stati Uniti e Paesi Bassi.
Certo, il rinvio delle misure non cancella la dipendenza europea da altri elementi fondamentali importati dalla Cina. L’Europa, per esempio, dipende fortemente da Pechino per l’importazione di turbine eoliche, pannelli solari, componenti militari e auto elettriche.
L’Europa punta all’autonomia industriale
La pausa di 12 mesi per il blocco sulle terre rare fa comprendere appieno la portata della crisi. Se la sospensione non dovesse essere prorogata, cosa accadrebbe all’industria europea? Da qui la necessità di investire per rendersi più autonomi.
La Commissione Europea ha già avviato 47 progetti strategici, di cui quattro in Italia, per ridurre la dipendenza dalla Cina. Tra questi figurano:
- il recupero di platino
- la produzione di magneti
- il riciclo delle batterie al litio
- il recupero di rame, nichel e metalli del gruppo del platino.
Accanto a questo, è in corso un piano di diversificazione degli approvvigionamenti: Bruxelles guarda all’Australia, alla Groenlandia e a nuovi investimenti in Svezia ed Estonia, anche se con tempistiche ancora lunghe.
Parallelamente, anche i singoli Stati si stanno muovendo per garantirsi autonomia. In Italia, il governo ha affidato all’Ispra un piano di valorizzazione delle miniere che comprende 14 progetti, per un valore complessivo di 3,5 milioni di euro di investimenti iniziali.