Terre rare? Perché non servono nuovi giacimenti

La Fondazione Rara ha sviluppato un algoritmo che, secondo gli intenti, ha l'obiettivo di ottimizzare la ricerca di materiali alternativi e più sostenibili

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Le materie prime critiche sono essenziali per realizzare un’economia più sostenibile, ma sono anche molto rare e distribuite in modo diseguale sul pianeta. Questo le rende un bene prezioso e conteso, e la loro sicurezza è diventata una delle principali preoccupazioni per i governi e le aziende di tutto il mondo.

Tra le materie prime critiche vi sono le terre rare, un gruppo di 17 elementi della tavola periodica con utilizzi estremamente diversificati. Le terre rare sono utilizzate nella produzione di auto elettriche, turbine eoliche, pannelli solari, computer, smartphone e altri dispositivi elettronici. Sono inoltre utilizzate nella produzione di armi e munizioni.

Cosa sono le terre rare

Le terre rare sono un gruppo di 17 elementi chimici presenti nella tavola periodica degli elementi. Sebbene il termine “rare” (raro) possa trarre in inganno, queste sostanze non sono effettivamente rare nella crosta terrestre. Tuttavia, sono definite “rare” perché sono spesso presenti in concentrazioni molto basse, rendendo l’estrazione e l’isolamento da altre sostanze un processo complesso e costoso.

Utilizzo e importanza delle terre rare

Le terre rare sono diventate fondamentali per una vasta gamma di tecnologie moderne e prodotti ad alta tecnologia. Sono ampiamente utilizzate in dispositivi elettronici, come smartphone, computer e televisori a schermo piatto, grazie alle loro proprietà magnetiche e luminescenti. Inoltre, svolgono un ruolo chiave nelle tecnologie verdi, come le turbine eoliche, le auto elettriche e le batterie ad alta capacità.

Implicazioni ambientali e inquinamento

L’estrazione e il trattamento delle terre rare possono comportare gravi implicazioni ambientali e problemi di inquinamento. Spesso, le miniere di terre rare producono rifiuti tossici e scorie altamente inquinanti, che possono contaminare il suolo e le risorse idriche circostanti. Il processo di estrazione richiede anche l’uso di sostanze chimiche nocive, aumentando ulteriormente il rischio di inquinamento ambientale.

Una soluzione innovativa per il problema delle terre rare

L’accesso alle terre rare, così come al resto dei materiali critici, si scontra principalmente con due problemi. Primo: la Cina controlla la stragrande maggioranza della distribuzione globale. Secondo: l’estrazione di terre rare è un processo inquinante e molto costoso. Come si può affrontare questa situazione? Una possibile soluzione potrebbe arrivare dalla Fondazione Rara Ets, una no-profit fondata da alcuni professori dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. L’idea non prevede né di stringere accordi con Paesi esteri, né di cercare nuovi giacimenti sul suolo europeo. Piuttosto, l’obiettivo è creare nuovi materiali compositi, formati da elementi più abbondanti e distribuiti su tutto il pianeta, che possano vantare le stesse proprietà delle terre rare. Questa innovativa proposta potrebbe rappresentare una svolta nella questione critica delle materie prime, aprendo nuove strade verso una transizione ecologica più sostenibile e equa.

Esplorare nuove strade per affrontare il problema delle terre rare

A inizio anno, la Svezia ha annunciato di aver scoperto il più grande e promettente giacimento di terre rare in Europa. Tuttavia, questo terreno prezioso si trova in un territorio sacro per i Sami, una popolazione autoctona dei Paesi scandinavi. A causa del mancato rispetto dei diritti dei Sami, denunciato nel 2007 da Onu e Unione europea, l’apertura di una miniera su quel luogo è “molto improbabile” che venga facilmente accettata dalla popolazione locale.

Anche il governo italiano sta cercando di valutare le potenzialità del proprio sottosuolo per individuare eventuali giacimenti di materiali critici. Tuttavia, al momento è difficile avere una chiara comprensione delle risorse del Paese e degli eventuali impatti ambientali derivanti dall’apertura di nuove miniere.

Proprio da queste sfide sorge l’idea della Fondazione Rara Ets, i cui fondatori sono stati invitati il 11 luglio alla Commissione Esteri per un’audizione informale. Stefano Bonetti, docente di Fisica della Materia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, Guido Caldarelli, docente di Fisica Teorica, Michele Bugliesi, docente di Informatica, e Alberto Baban, presidente della società di investimenti VeNetWork, hanno presentato una proposta audace. La loro considerazione è semplice: “Non esiste un modo pulito per estrarre terre rare, e i processi per evitarne l’inquinamento richiedono costose bonifiche“.

La loro proposta consiste nell’esplorare una strada fino ad ora inesplorata: “provare tante combinazioni di materiali, testarli e trovare quelli simili” alle terre rare. Un’idea innovativa che potrebbe aprire nuove prospettive nella gestione delle risorse critiche e nella ricerca di alternative sostenibili.

Un algoritmo innovativo per ricercare materiali sostenibili

Durante l’audizione presso la Commissione Esteri, i docenti dell’ateneo veneto hanno spiegato come il numero di combinazioni possibili di materiali sia pressoché infinito. Per affrontare questa sfida, la Fondazione Rara ha sviluppato un algoritmo rivoluzionario “capace di ottimizzare la ricerca di questi materiali in modo estremamente efficiente, creando una mappa dei materiali“. I fondatori di questa no-profit hanno comunicato che l’algoritmo è già stato testato su un database contenente 45mila materiali e sta per essere brevettato.

L’obiettivo ambizioso della Fondazione è quello di creare database sempre più precisi, fino a individuare materiali compositi capaci di sostituire le terre rare. Benché sia ancora in uno stato embrionale, questa idea ha il potenziale per portare a un cambiamento significativo nel campo delle materie prime critiche.

Per accelerare il processo e ottenere risultati in tempi utili, la Fondazione Rara lancia un appello chiaro al governo: negoziare con i vertici di Bruxelles affinché la Commissione Europea stanzi fondi specifici per la sostituzione dei materiali critici con alternative sostenibili. Questo approccio potrebbe rivoluzionare l’industria e promuovere una transizione più rapida verso una produzione ecologicamente sostenibile.