Biden invia carri armati in Ucraina: perché è una svolta

L’indiscrezione rilanciata dal New York Times troverebbe conferma nelle decisioni del presidente, convinto a supportare Zelensky anche con razzi e droni

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Sul fronte della guerra in Ucraina – che sta vivendo giornate concitate per il parziale ritiro delle truppe russe dalla capitale Kiev – dagli Stati Uniti arriva la notizia di una decisione che potrebbe avere una portata storica. L’amministrazione americana avrebbe infatti deciso di assecondare le richieste del presidente ucraino Volodymyr Zelensky che ha chiesto in diverse occasioni all’Occidente di fornire carri armati in auto alle forze militari che stanno resistendo all’invasione del Paese.

L’indiscrezione è stata pubblicata nella notte italiana (tra sabato 2 e domenica 3 aprile) dal New York Times, che come fonte cita un alto ufficiale dell’esercito statunitense. Secondo il quotidiano della Grande Mela l’amministrazione americana avrebbe deciso di lavorare con gli alleati della Nato (tra cui anche la Difesa italiana) per trasferire tank di fabbricazione sovietica allo scopo di rafforzare le difese dell’Ucraina nel Donbass.

Guerra in Ucraina, la richiesta di Kiev e la decisione di Biden

Si tratterebbe di una svolta clamorosa da parte della presidenza di Joe Biden, in quanto sarebbe la prima volta che gli Stati Uniti contribuiscono a trasferire carri armati in Ucraina dall’inizio del conflitto. I mezzi militari dovrebbero essere acquistati nei Paesi dell’Est, in modo tale da essere simili a modelli già in uso presso le forze armate ucraine, che non avrebbero così necessità di un particolare e lungo addestramento.

La fonte citata dal New York Times per ora non avrebbe voluto precisare né il loro numero né da quali Paesi arriveranno, spiegando però che i trasferimenti dei tank inizieranno presto.

La strategia di Zelensky e le difficoltà di Mosca

Come riportato anche dal Corriere della Sera, ora l’obiettivo di Kiev sarebbe la riconquista di alcuni territori proprio tra la capitale e la città di Chernihiv, ma anche nel sud, a Kherson. Al momento non è chiaro se le Forze armate ucraine possano a tutti gli effetti muoversi in avanti o solo resistere agli attacchi del nemico: a oggi infatti il terreno riconquistato dalle truppe di Kiev è frutto quasi esclusivamente della ritirata dell’armata di Vladimir Putin. 

L’esercito russo, tra perdite sempre maggiori e difficoltà logistiche, sta ripiegando per concentrare i suoi sforzi da terra sul consolidamento della posizione nel Donbass e per la conquista della città di Mariupol, una strategia che permetta al Cremlino di arrivare ai prossimi tavoli delle trattative tra i governi con un risultato consolidato da utilizzare come punto di forza. 

Il contrattacco ucraino e gli aiuti del Pentagono

L’invio di tank all’Ucraina risponderebbe inoltre alla volontà di Kiev (espressa a più riprese da Zelensky negli ultimi giorni) di spingersi in avanti sul territorio, per condurre un contrattacco nei confronti delle Forze armate russe, non limitandosi quindi a difendere.

La Casa Bianca dunque dopo giorni di attesa avrebbe dato il via libera all’operazione. Inoltre il Pentagono sarebbe in procinto di annunciare un nuovo pacchetto di aiuti bellici all’Ucraina per un valore complessivo di circa 300 milioni di dollari. Al suo interno sarebbero previsti razzi per artiglieria a guida laser, droni kamikaze e di ricognizione, blindati, visori notturni, apparati radio, mitragliatrici, ricambi, munizioni e materiale medico.