Meloni da Macron, il disgelo è servito: parola d’ordine “convergenza”

La premier Giorgia Meloni accolta all'Eliseo dal Presidente francese Macron. Tanti i temi al centro, in primi l'immigrazione e la difesa strategica

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Benvenuta pace. Tanti “punti di convergenza”, tanta cooperazione, più nessuna nuvola a offuscare le relazioni Italia-Francia. Il bilaterale Meloni-Macron a Parigi segna il disgelo, spiazzante eppure necessario, annunciato all’ultimo e denso di significati. Sembrano lontanissimi i tempi delle potenti accuse del partito di Macron all’Esecutivo italiano in materia di immigrazione in particolare, e ancora più vaghi i ricordi degli attacchi della premier in quota FDI al Presidente francese a proposito dell’Ucraina.

I rapporti tesi tra Italia e Francia sono acqua passata?

Era febbraio 2023 quando Meloni inveì contro Macron, “reo” di aver invitato a Parigi il presidente ucraino Zelensky a una cena a tre con il Cancelliere tedesco Scholz all’Eliseo, escludendo gli altri partner Ue, tra cui anche l’Italia. Allora erano insorte contro di lei pure le opposizioni, che l’avevano tacciata di aver isolato Roma, condannandola all’irrilevanza internazionale.

Era maggio, invece, cioè appena un mese fa, quando il capo del partito del presidente Macron, Stéphane Séjourné, attaccava la premier italiana accusandola di fare demagogia con una politica “ingiusta, disumana e inefficace”, sostenendo che “l’estrema destra francese prende per modello l’estrema destra italiana. Meloni fa tanta demagogia sull’immigrazione clandestina” aveva tuonato.

Ma tutto questo, oggi, sembra acqua passata. Dopo l’incontro di marzo, quando Roma aveva sostanzialmente dato l’ok al nucleare in cambio di aiuto con i migranti, Meloni e Macron hanno parlato di immigrazione, ma anche di guerra in Ucraina, del prossimo vertice di Vilnius in materia di Alleanza atlantica, “insomma di questioni strategiche”. “C’è una grande consapevolezza di ciò di cui c’è bisogno, cioè di avere una strategia più chiara che l’Europa sta cercando di mettere in piedi, così come una convergenza anche in materia di difesa, di aerospazio” spiega Meloni a margine dell’incontro.

A chi le chiede conto delle relazioni sempre piuttosto burrascose tra lei e Macron, Meloni precisa che “tutte le volte che ci siamo incontrati, sono sempre state molto sui contenuti, poi quello che chiaramente emerge è più la polemica che può essere esterna, ma, come vi ho detto tante volte, sono materie più proprie della politica interna che della politica estera e quindi tutto sta nelle cose”.  E ritorna, ancora, sui “punti di convergenza”, parola che ricorre più volte sia nei suoi commenti post-bilaterale che durante.

L’incontro del 20 giugno all’Eliseo tra Meloni e Macron ha sancito uno stop all’acceso sconro verbale che da mesi si sussegue, soprattutto sul tema dei migranti, e precede due incontri importanti, il Consiglio Europeo di Bruxelles che si terrà giovedì 29 e venerdì 30 giugno 2023, e il vertice Nato, in programma a Vilnius l’11 e il 12 luglio. Incontri su cui Roma e Parigi vogliono (devono) arrivare allineate su alcuni temi chiave.

“Mi pare che ci siano molti punti di convergenza sulle materie strategiche, che sono quelle che ci interessano di più: c’è una sintonia di veduta, per esempio sul tema dell’autonomia strategica, sul tema delle catene approvvigionamento o sul tema del rapporto col Mediterraneo e con l’Africa” ha commentato Meloni ai giornalisti a margine del bilaterale all’Eliseo.

Ma anche il tema del sostegno all’Ucraina, le discussioni a Bruxelles sui temi come la difesa europea, la sovranità strategica, “materia sulla quale spesso ci siamo trovati d’accordo”, e ancora “la necessità di capire che qualcosa non ha funzionato fin qui se ci troviamo così esposti nelle nostre produzioni strategiche, nella capacità di governare il nostro destino, il nostro futuro, fino al tema della politica industriale, la riforma del governo dell’Eurozona”.

Il nodo migranti

Italia e Francia condividono “inevitabilmente” una sensibilità comune. Il tema del Mediterraneo in primis. Su Tunisia e Libia entrambi i governi, continua Meloni, sono impegnati a lavorare verso obiettivi “che sono convergenti”. Dunque l’immigrazione innanzitutto, con un focus sul ruolo della Tunisia, snodo essenziale per le rotte migratorie del Mediterraneo verso la Sicilia. Tunisia con cui la Francia, per ovvi motivi storico-culturali, intrattiene relazioni importantissime.

Meloni sottolinea gli “importanti passi avanti” sul dossier migratorio, “che diventa adesso strategico in vista del prossimo Consiglio europeo previsto a fine mese, sul quale per l’Italia è essenziale fare passi in avanti concretamente sulla dimensione esterna, sulla cooperazione con i Paesi africani, un lavoro importante si sta facendo con la Tunisia, sostenuto anche dal presidente Macron” spiega la premier, che confida molto sul prossimo Consiglio Ue.

La premier vuole passi avanti al prossimo Consiglio europeo, rispetto a una visione “che abbiamo già messo nero su bianco nelle conclusioni dei passati Consigli europei, la difesa della dimensione esterna appunto”. Serve, dice, capire e superare la diatriba che c’è stata per lungo tempo tra i cosiddetti movimenti primari e movimenti secondari e capire che “non si possono governare i movimenti secondari se a monte non si lavora insieme per governare quelli primari, quindi la dimensione esterna diventa centrale”.

“Avete sentito oggi le parole del presidente Macron in tema di immigrazione, mi pare che quella posizione dell’Italia che ha chiesto di concentrarsi sulla dimensione esterna sia l’unico modo per affrontare dignitosamente anche la dimensione interna, sia un punto di vista convergente, quindi non leggerei la politica estera come se fosse una relazione tra ragazzini che litigano e fanno pace: ci sono gli interessi delle nazioni che vengono prima di tutto, e mi pare ci siano diversi punti di interesse comune tra Italia e Francia per un piano storico, geografico e culturale”.

Servono per la premier alternative che consentano al Belpaese di favorire una migrazione legale e di stroncare le reti dei trafficanti. “Noi non possiamo continuare a consentire lo schiavismo nel terzo millennio” sentenzia, con piglio forzato e demagogico. “Non possiamo continuare a consentire che la selezione d’ingresso a casa nostra la facciano reti di criminali. E per questo bisogna cooperare per aiutare le nazioni africane a svilupparsi, a vivere di ciò che hanno, a dare opportunità ai propri figli. Bisogna garantire il diritto a non dover emigrare, che è quello che troppe persone ancora oggi sono costrette a fare”.

Le relazioni economiche e strategiche Italia-Francia

Ma ci sono anche le questioni prettamente economiche. “Ovviamente – dichiara ancora Meloni in conferenza stampa, forte sul piano strategico dopo lo stop alla Cina grazie all’esercizio del Golden Power – le nostre nazioni intrattengono anche un’eccellente cooperazione economica bilaterale”. Italia e Francia sono il secondo partner economico e commerciale l’uno per l’altro e il nostro interscambio complessivo è pari a oltre 111 miliardi di euro.

“Numeri sui quali bisogna continuare a lavorare, possono migliorare. Si può progredire ulteriormente, chiaramente in una prospettiva di rilancio della politica industriale continentale, che è una nostra sfida comune, il completamento della doppia transizione, quella digitale e quella climatica, il raggiungimento di una piena autonomia strategica“.

Il senso è che ogni processo di transizione deve essere un processo di transizione compatibile con il nostro sviluppo, sostenibile per le nostre società, “quindi transizione e sostenibilità ambientale non possono prescindere da una sostenibilità economica e sociale, che non indebolisca un sistema industriale produttivo, che rischia già di dover affrontare e che sta affrontando una situazione sicuramente non facile”.

Poi c’è il tema della difesa, per cui sia noi che la Francia rappresentiamo un’assoluta eccellenza a livello strategico. Meloni auspica che si possa anche su questo lavorare ai fini di una implementazione. “Abbiamo visto al Salone internazionale dell’aeronautica e dello spazio di Parigi-Le Bourget in corso una presenza italiana di assoluto rilievo”.

Infine, la cooperazione è anche in campo culturale. E cita la mostra di Capodimonte al Louvre inaugurata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che “segna l’apice di un anno di straordinaria visibilità per l’Italia e di lavoro comune che abbiamo portato avanti. Credo che siano, come correttamente diceva il presidente Macron, ulteriori segni di come la cultura abbia un ruolo fondamentale nelle relazioni italo francesi”.

Le relazioni internazionali: Ue, Nato, G7, Ucraina

Sul fronte geopolitico, nelle prossime settimane i Paesi Ue saranno chiamati a prendere decisioni che avranno conseguenze importanti sul futuro dell’Europa, sui rapporti transatlantici, sulla proiezione internazionale del nostro continente, “ed è essenziale che Roma e Parigi lavorino sia a livello bilaterale che a livello multilaterale”. Unione Europea, Nato, G7, del quale l’Italia assumerà la presidenza nel 2024 e che per noi diventa strategico, soprattutto in tema di rapporto con il Mediterraneo e di rapporto con i nostri partner globali.

Sull’Europa, al centro c’è il tema della riforma del Patto di stabilità. “Non possiamo consentire che tornino parametri che oggi sarebbero assolutamente inadeguati ad affrontare l’attuale situazione”.

Meloni è convinta che la grande sfida di una nuova governance dell’Eurozona debba essere soprattutto incentrata sugli investimenti se le priorità che i 27 si sono dati sono, come noto, la transizione verde, la transizione digitale, il sostegno all’Ucraina, l’autonomia strategica in tema di difesa. “Non si può non tenere conto di questi elementi nella nuova governance del Patto di stabilità e crescita. Gli investimenti su queste materie sulle materie strategiche per l’autonomia Europea non possono essere considerati come tutti gli altri”.

Anche sul tema energetico sembra esserci una certa convergenza, “difendendo la neutralità tecnologica per raggiungere gli obiettivi senza precludere quello che le nostre aziende strategiche sono in grado di fare”.

Il caldo dossier Ucraina

Infine, l’Ucraina. Italia e Francia continueranno a sostenere la causa ucraina “fino a quando questo sarà necessario, a 360 gradi”. Perché, conclude Meloni, “se non lo facessimo, non ci troveremmo di fronte a un mondo privo di guerra. Ci troveremo di fronte a un mondo molto più caotico, un mondo nel quale la guerra si avvicina a casa nostra: quello che gli ucraini stanno facendo è difendere anche la nostra libertà e difendere un sistema nel quale la forza del diritto vince, e non il diritto del più forte”.

Ma su questo fronte Meloni ora ha una enorme gatta da pelare. Dalle pagine del New York Times infatti è esploso il presunto scandalo sulle forniture di armi all’Ucraina, con un caso che coinvolgerebbe anche il governo italiano direttamente.

Secondo quando emerso da un’inchiesta del giornale americano, le armi giunte in Ucraina non solo sarebbero state insufficienti ad aiutare l’armata difesa di Kiev, ma soprattutto sarebbero stati inadeguate e pronte per essere rottamate. Armi da buttare, insomma, inutilizzabili, con quantità esagerate di denaro speso per la loro manutenzione. Accuse cui Roma, per ora, ribatte negando.