Da Gerry Scotti a Barbara D’Urso: gli artisti più pagati da Berlusconi

I tanti volti noti del Biscione hanno ricevuto compensi milionari dal Cavaliere nel corso dei decenni: da Mike Buongiorno in poi, ecco tutti i compensi

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Federico Casanova

Giornalista politico-economico

Giornalista professionista specializzato in tematiche politiche, economiche e di cronaca giudiziaria. Organizza eventi, presentazioni e rassegne di incontri in tutta Italia.

“Corri a casa in tutta fretta, c’è un Biscione che ti aspetta“. Correva l’anno 1978. Fu questo il primo slogan pubblicitario con cui Telemilano, l’agglomerato di emittenti locali acquistate e radunate sotto un unico brand da Silvio Berlusconi, fece capolino nelle abitazioni degli italiani. Una frase tanto chiara nel significato, quanto provinciale nella forma, ma che permise all’allora giovane imprenditore lombardo di dare vita ad un capitolo della propria storia che condizionerà per sempre anche quella del nostro Paese.

Era un messaggio “formato famiglia“, indirizzato alla classe operaia, al ceto medio, ai piccoli industriali, a quei milioni di cittadini che – spaventati da un decennio di terrorismo, lotta armata, attentati, bombe e omicidi eccellenti – non cercavano altro che un po’ di pace e tranquillità. Alla sera, dopo le stressanti giornate di lavoro, quando le energie vengono a mancare e la mente ha bisogno di uno spazio leggero e rassicurante in cui rifugiarsi per un paio d’ore.

Berlusconi e la TV, un binomio lungo una vita: tutte le tappe della carriera del Cavaliere con Mediaset

Erano questi gli ingredienti che il Cavaliere volle inserire, con forza, nella sua prima creatura mediatica. Tutto ebbe inizio con l’acquisto di Canale 58, di proprietà del gruppo TV One, che proprio a quel numero del telecomando mandava in onda alcune trasmissioni regionali nel nord Italia. Era il periodo del passaggio dalla televisione via cavo al più moderno etere. Ma soprattutto, erano gli anni delle lottizzazioni dei palinsesti Rai, con la triplice ripartizione che prevedeva l’assegnazione di Rai Uno alla Democrazia Cristiana e di Rai Due al Partito Socialista, con il contentino di Rai Tre per il Partito Comunista.

Fu in quel contesto che Silvio Berlusconi decise di rompere il monopolio del servizio pubblico, aggiungendo a quel primo acquisto una costellazione di altri piccoli spazi televisivi (5 tra Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto, altri 5 al Sud Italia) e creando una sorta di consorzio che per primo prese il nome di Canale 5. Quasi tutti i suoi amici (tra cui spiccava già allora Fedele Confalonieri, poi divenuto nel tempo l’affidatario unico di tutto ciò che riguarderà la futura Fininvest) lo presero per pazzo, contestandogli la completa mancanza di una struttura che assomigliasse anche lontanamente ai mezzi di cui disponeva la Rai. Eppure, in breve tempo, l’azienda iniziò a racimolare successi e traguardi.

Gli inizi con Mike Buongiorno e i primi (enormi) compensi: la storia dei conduttori Mediaset

La preoccupazione di viale Mazzini (oggi in grande subbuglio con l’arrivo del governo Meloni) per questo nuovo soggetto concorrente si fece palese negli ultimi giorni del 1980. In Uruguay va in scena il Mundialito, un torneo per squadre di calcio nazionali che vuole commemorare i 50 anni dal primo Mondiale disputato nel Paese sudamericano. Silvio Berlusconi si assicura la messa in onda delle partite, ma poi cede ad un pressing asfissiante della Rai, vendendogli i diritti (ma conservando la possibilità di trasmettere alcuni match in esclusiva). Per il futuro premier quello fu il primo passaggio vincente: quando è il nemico a riconoscerti, questo vale più di qualsiasi attestato di stima.

Poco dopo arriva il grande acquisto, l’uomo che saprà incollare al teleschermo milioni di spettatori ogni giorno per oltre un ventennio. A quei tempi Mike Buongiorno era un presentatore poco più che agli esordi. “In Rai lavoravo molto ma guadagnavo pochino – ricorderà poco prima della sua scomparsa, avvenuta nel 2009 – al massimo 55 milioni di lire l’anno, non di più. Poi incontrai Berlusconi. Nel suo ufficio a Milano mi disse che dovevo lavorare solo per lui, fece alcuni calcoli e mi offri 600 milioni di lire. Io gli chiesi per quanti anni e non credetti alle mie orecchie quando mi disse che quella cifra rappresentava il mio compenso per un solo anno di lavoro”.

Da Raimondo Vianello a Maria De Filippi: tutti i volti di Mediaset (con relativi super stipendi)

La crescita del Biscione si fece inarrestabile e, in breve tempo, altri volti noti del piccolo schermo iniziarono ad accettare le proposte del futuro presidente del Consiglio. Dopo quei primi passi, a Milano arrivarono a ruota Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, per una cifra equiparabile a quella garantita al conduttore de La ruota della fortuna. Anche per loro, Mediaset diventerà la casa (nel vero senso della parola, viste le indimenticabili gag domestiche) in cui rimarranno per oltre 20 anni, ritagliandosi uno spazio senza precedenti nell’immaginario collettivo degli italiani.

Accanto a loro – mentre le casalinghe si appassionavano agli episodi della serie americana Dallas e i tifosi iniziavano ad interessarsi alle vicende del suo nuovo Milan, poi campione di tutto – nel giro di poco fa capolino anche Maurizio Costanzo, che di Berlusconi sarà grande amico e consigliere, oltre che presentatore di uno dei programmi più iconici  di sempre (incalcolabili gli stipendi versati dal Cavaliere sul suo conto).

La familiarità con il pubblico, il passaggio dalla terza persona della Rai pedagogica al più stimolante rapporto diretto con i telespettatori, che si sentono invitati in prima persona nel salotto del Maurizio Costanzo Show. La TV che entra in casa e ti coinvolge. Sarà questo il paradigma seguito, molti anni dopo, anche dalla moglie dello showman, Maria De Filippi, che proprio in società con Berlusconi fonderà la Fascino PGT, azienda che ancora oggi produce alcuni dei suoi programmi di punta come Uomini e Donne e C’è posta per te (la cui conduzione frutterebbe all’artista circa 10 milioni di euro ogni anno).

La classifica degli artisti più pagati da Mediaset nei 40 anni di proprietà di Silvio Berlusconi

Arriviamo di corsa agli anni Novanta. Nasce Forza Italia, il cui programma elettorale viene scritto niente meno che da Paolo Del Debbio, oggi conduttore di spicco di Rete 4 con il suo Quinta Colonna. Secondo il sito Affari Italiani, il suo compenso sarebbe lievitato sensibilmente nel corso dei decenni, arrivando a toccare la cifra odierna di 600mila euro l’anno. Niente a che vedere, dunque, con quello della De Filippi, che – assieme ad un altro decano di Canale 5 come Gerry Scotti – sarebbe la più pagata del gruppo Fininvest (anche per lui si parla di un compenso annuo attorno ai 10 milioni di euro).

Alle loro spalle, comparirebbero altri 3 conduttori di grande fama, che da oltre 20 anni occupano posizioni di primissimo piano nel palinsesto del Biscione. Stiamo parlando di Paolo Bonolis (da tempo al timone di Avanti un altro! e Ciao Darwin), di Barbara D’Urso (che, in alcuni periodi, aggiungeva al suo immancabile Pomeriggio Cinque anche il contenitore dei giorni festivi Domenica Live) e di Ezio Greggio (alla scrivania di Striscia la notizia fin dal lontano 1988). Per tutti loro, l’accordo con la famiglia Berlusconi sarebbe quello di un pagamento di 40mila euro a puntata, con un valore complessivo annuo variabile a seconda dell’impegno richiesto.