Covid, tampone per gli arrivi dalla Cina: allerta per il boom di casi

L'aeroporto di Malpensa ha deciso di effettuare i test anti-Covid, al momento non obbligatori, per i passeggeri che arrivano dalla Cina vista la preoccupante nuova esplosione di casi

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Redazione

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La Cina toglie la quarantena per gli arrivi dall’estero e a Malpensa si torna a fare i tamponi ai cinesi che sbarcano in Italia. Mentre nella Repubblica popolare si registra, infatti, una nuova esplosione di casi di Covid-19 in seguito all’allentamento delle restrizioni, in tutto il mondo scatta l’allerta per il rischio di un’ennesima ondata, spinta dalle varianti che potrebbero nascere tra i contagi della popolazione del gigante asiatico. Così lo scalo lombardo si è attrezzato chiedendo un tampone molecolare per i passeggeri che arrivano dalla Cina.

Covid, tampone per gli arrivi dalla Cina: l’avviso dell’aeroporto di Malpensa

Il fattore scatenante di un possibile dilagare dei milioni di contagi giornalieri anche fuori dai confini della Repubblica popolare potrebbe essere rappresentato dal capodanno cinese che cade il 22 gennaio: il regime di Xi Jinping ha stabilito lo stop all’isolamento per chi arriva dall’estero a partire dall’8 del mese prossimo e il ritorno all’emissione di passaporti.

L’annuncio ha provocato l’assalto ai voli da parte dei cittadini: mezz’ora dopo, i dati della piattaforma di viaggi Ctrip hanno mostrato che le ricerche di destinazioni oltre frontiera erano aumentate di 10 volte.

In Italia la Regione Lombardia è stata la prima a reagire di conseguenza, richiedendo il test anti-Covid per i viaggiatori in arrivo dal Paese del Dragone, ma non è da escludere che non sia l’unica.

Sul sito dell’aeroporto di Malpensa campeggia un avviso ai passeggeri con la nuova disposizione valida fino al 30 gennaio, con un rimando al sito Viaggiare sicuri dove si legge che “la Regione Lombardia ha dato indicazione alla ATS INSUBRIA, di riferimento per l’aeroporto di Malpensa, di sottoporre a tampone molecolare di screening per Covid-19 tutti i passeggeri/operatori provenienti dalla Cina“.

Si tratta di una misura di prevenzione al momento non obbligatoria che serve anche ad accertare il tipo di variante Covid di chi arriva dal Paese asiatico.

Una decisione che viene appoggiata da Massimo Ciccozzi, ordinario di epidemiologia e statistica medica all’Università Campus Biomedico di Roma per il quale “sarebbe necessario introdurre in Italia tamponi molecolari a chi arriva dalla Cina, soprattutto in vista del capodanno cinese”.

Dello stesso avviso il direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, secondo il quale “quello che rischiamo oggi è molto peggio di quanto accadde con Wuhan”.

Per l’infettivologo “servono controlli su tutti i voli dalla Cina, restrizioni ai viaggi, tampone molecolare ai passeggeri nelle 24 ore precedenti la partenza o quarantena all’arrivo con test molecolare per uscirne, altrimenti chi arriva non deve circolare”, misure che andrebbero prese per almeno sei mesi in tutta Europa.

Su questo binario si starebbe muovendo l’amministrazione statunitense, che valuta nuove misure di prevenzione per i viaggiatori dalla Cina mettendo in dubbio la trasparenza dei dati del Governo di Xi Jinping, mentre il Giappone ha già deciso di imporre da venerdì 30 dicembre test Covid ai visitatori provenienti dalla Cina continentale (qui abbiamo parlato del rischio insabbiamento sui morti per Covid in Cina).

Covid, tampone per gli arrivi dalla Cina: la situazione nel Paese

In Cina già da diversi giorni si registrano lunghe code davanti agli ospedali. Il Governo ha eliminato buona parte delle misure restrittive anti-contagio per placare le proteste di massa scoppiate in diverse città contro la politica “Zero Covid” in vigore fino a poche settimane fa. L’allargamento delle maglie ha però portato a un rapido aumento dei casi, nonostante il tentativo di minimizzare delle autorità, che potrebbe portare allo sviluppo di una nuova variante (qui abbiamo parlato dei virus in circolazione oltre al Covid).

Il professore ordinario di Igiene all’Università Cattolica e presidente del Mission Board for Cancer dell’Ue, Walter Ricciardi, sostiene che “il rischio che i milioni di contagi Covid registrati dalla Cina favoriscano lo sviluppo di nuove varianti del coronavirus pandemico esiste. Una variante più contagiosa di Omicron è difficile, siamo già a livelli record. Il pericolo è che ne nasca una più patogenica, uno scenario possibile”.

Secondo la società di ricerca britannica Airfinity, in Cina ci sarebbero ad oggi oltre un milione di nuovi casi e almeno 5 mila morti al giorno. I modelli stimano un numero di decessi compreso tra 1,3 e 2,1 milioni a seguito dell’attuale ondata di Covid, a fronte di 3,7 milioni di infezioni al giorno a metà gennaio per arrivare, in marzo, a 4,2 milioni di casi quotidiani.