Non solo Covid, occhio ai nuovi virus in circolazione: ecco i sintomi

Con l'arrivo del freddo sono tornate a circolare le forme virali caratteristiche dei mesi invernali: a preoccupare non è più soltanto il Covid

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Redazione

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Nonostante la stagione invernale debba ancora entrare nel vivo in Italia è già boom dei casi di influenza. Dopo gli anni di emergenza pandemica caratterizzati da mascherine e distanziamento sociale, il ritorno alla vita di tutti i giorni ha messo a dura prova il nostro sistema immunitario, non più abituato a vedersela con virus diversi dal Covid.

Proprio la forma di coronavirus che tanto ha spaventato il mondo sta continuando a circolare grazie alla sue varianti. Ma non è sola: oltre alla sindrome influenzale sono tornate le altre classiche malattie del periodo, abbastanza simili tra loro. Tra le più diffuse vi sono quelle legate al virus sinciziale, ai virus para influenzali e al rhinovirus. Vediamo quali sono i sintomi, caso per caso.

Qui abbiamo parlato dei pronto soccorso già allo stremo.

Un Covid più debole

Come noto i virus sopravvivono per via delle loro mutazioni, che col tempo possono risultare più deboli rispetto alle forme iniziali. Per merito dei vaccini e dell’immunità da malattia le varianti Covid attualmente in circolazione sono meno pericolose e provocano una infezione più lieve, fermandosi alle alte vie respiratorie.

Per questo i nuovi sintomi sono facilmente confondibili con altre sindromi virali invernali (lo abbiamo spiegato nel dettaglio qui). Gli effetti più comuni sono ormai mal di gola, tosse e raffreddore, mentre la febbre non è più ricorrente come lo era un tempo, specialmente su chi ha ricevuto almeno una dose di vaccino.

Nel dubbio, è sempre comunque bene sottoporsi al tampone, nonostante le persone che scelgono di farlo sono sempre meno numerose proprio per la minore gravità della malattia. Anche per questo secondo gli esperti c’è una importante sottostima dei numeri degli attuali positivi.

L’influenza australiana

Quest’anno il virus stagionale prevalente dell’influenza è l’A H3 N1, isolato per la prima volta in Australia. Ciò che ha sorpreso fin da subito è la sua intensità elevata: la mutazione è infatti più pericolosa del normale. Non è un caso che l’ondata di contagi sia iniziata con largo anticipo, nel corso del mese di novembre, colpendo soprattutto i bambini sotto i 5 anni, con una incidenza che supererebbe addirittura il 40%.

Le categorie più a rischio sono proprio i più piccoli, insieme agli over 60, in quanto possono sviluppare maggiori complicanze, anche batteriche (provocando polmoniti e comportando ricoveri in ospedale). I sintomi dell’influenza australiana sono generalmente febbre alta, tosse e dolori muscolari. Lo stato febbrile può arrivare talvolta a raggiungere improvvisamente i 40 gradi.

Il virus respiratorio sinciziale

Un virus da non sottovalutare durante la stagione fredda è quello respiratorio sinciziale, che sta già popolando gli ospedali pediatrici (ne abbiamo parlato qui) e in alcuni casi persino le terapie intensive. L’allerta è arrivata anche dalle autorità sanitarie europee.

Nei bambini molto piccoli, soprattutto neonati, può essere particolarmente pericoloso perché è capace di provocare broncheoliti, le infezioni che colpiscono l’apparato respiratorio inferiore. Comportano rinorrea, febbre e difficoltà polmonari. Negli individui più grandi gli effetti della malattia sono decisamente meno rischiosi: il virus sinciziale si presenta infatti come un normale virus respiratorio, da affrontare come un’influenza.

I virus para influenzali e il rhinovirus

Tra la popolazione sono iniziati a circolare anche i cosiddetti virus para influenzali, che rispetto all’influenza stagionale risultano essere meno violenti. Essi si presentano tutti gli anni quando le temperature iniziano a calare. Solitamente provocano febbre per uno o al massimo due giorni.

C’è poi il comune raffreddore, probabilmente la malattia più conosciuta al mondo. I ceppi virali in grado di provocarlo sono centinaia: tra questi, uno dei più diffusi è il rhinovirus. Esso causa circa il 35% delle infezioni negli adulti e può causare anche sintomi simili alle forme più leggere del Covid, come mal di gola e mal di testa.