Putin alza la minaccia nucleare: “Non sto bluffando”. Il nodo referendum

Nel discorso alla nazione russa il presidente ha mobilitato il Paese "contro l'Occidente che vuole distruggerci". E la dottrina difensiva russa, col referendum nei territori occupati, può sdoganare l'utilizzo di ordigni nucleari.

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Redazione

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“L’Occidente ha superato oltre i limiti dell’aggressione alla Russia. Sono loro a ricattarci sull’uso delle armi atomiche. Ma all’Occidente dico: abbiamo tantissime armi con cui rispondere”. E’ questo il passaggio più preoccupante del discorso di Vladimir Putin alla nazione russa, in cui ha dato il via libera al decreto per la mobilitazione parziale della Russia, relativamente ai cittadini della riserva militare, coloro che hanno prestato servizio nell’esercito.

La minaccia

“Se l’integrità territoriale del nostro paese è minacciata, per difendere la Russia e il nostro popolo, useremo tutti i mezzi che abbiamo. Questo non è un bluff“, ha continuato il presidente russo, ribadendo con forza che “l’integrità territoriale della nostra patria, la nostra indipendenza e libertà saranno assicurate, con tutti i mezzi che abbiamo”.

Il referendum e la dottrina difensiva

Putin ha poi ribadito il “sostegno ai popoli” delle quattro regioni che dovrebbero tenere un referendum per l’annessione a Mosca: “La Russia farà di tutto per garantire lo svolgimento dei referendum”. I referendum di annessione si faranno da venerdì a martedì prossimo nelle regioni ancora occupate dai russi, Donetsk, Lugansk, Kherson, Zaporizhzhia e daranno certamente il risultato previsto: l’annessione alla Russia. E questo potrebbe cambiare le cose a livello bellico e soprattutto sul piano di una possibile escalation nucleare.

A passare sotto la guida di Mosca non sarebbero però solo gli oblast attualmente nelle mani delle milizie filorusse o dell’esercito regolare. Diventerebbero parte integrante del territorio della Federazione anche quelle fasce e quelle città che fanno parte delle quattro regioni ma che sono attualmente controllate dagli ucraini. Slovyansk e Kramatorsk, per esempio. A quel punto, per la Russia si tratterebbe di territori della “patria” indebitamente occupati dal nemico. In quel caso la Russia considererebbe quelle ucraina azioni militari sul proprio suolo, e la dottrina militare prevede la possibilità di rispondere con qualsiasi mezzo, incluso il deterrente nucleare.

Le parole di Medvedev

Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza, anticipando l’annuncio del voto nelle regioni del Donbass e di Kherson-Zaporizhzhia, dice che “l’invasione del territorio della Russia è un crimine che consente di autorizzare tutte le forze dell’autodifesa”. Qualsiasi attacco di fatto e di diritto sarà inteso a Mosca come una minaccia all’integrità e alla sovranità della Russia, il che permetterebbe a Putin di attivare la rappresaglia al massimo livello. Compresa l’arma nucleare tattica, cioè di portata limitata, ma che sarebbe sufficiente ad innescare l’escalation con la Nato. Come anticipato pochi giorni fa, la reazione ucraina e la conseguente ritirata russa da buona parte dei territori occupati ha innalzato la tensione e reso particolarmente delicato il momento. Le parole di Putin, bluff o meno che sia, lo confermano.

La Cina ammonisce Putin

La Cina invita le parti coinvolte nella crisi in Ucraina al cessate il fuoco e a impegnarsi con il dialogo e le consultazioni al fine di una risoluzione pacifica, dopo il discorso con cui il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato l’uso di tutti i mezzi necessari e la mobilitazione parziale che prevede il richiamo di 300.000 riservisti, nel mezzo delle difficoltà incontrate nell’invasione dell’Ucraina. La posizione cinese sulla crisi in Ucraina è “coerente e chiara”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, esortando “a trovare un modo per affrontare le preoccupazioni sulla sicurezza di tutte le parti”. Come emerso dal recente vertice di Samarcanda, Putin non potrà contare sull’aiuto militare di Pechino.

Zelenski duro: “Con referendum nessuna possibilità di pace”

Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino, replica secco al discorso di Putin: “Senza i referendum esisteva ancora una minima possibilità d’una soluzione diplomatica. Coi referendum, no”. E Dmytro Kuleba, il ministro degli Esteri: “I russi possono fare quel che vogliono. Non cambia nulla. Questi territori non saranno mai null’altro che Ucraina. L’Ucraina ha il diritto di liberare i suoi territori e li libererà, a qualunque costo”.