Niente obiettori di coscienza negli ospedali siciliani: le nuove regole

La Sicilia impone agli ospedali pubblici di assumere solo medici non obiettori per garantire l'accesso all'interruzione volontaria di gravidanza, come previsto dalla legge 194

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 28 Maggio 2025 13:23

La Regione Sicilia ha approvato una norma che impone agli ospedali pubblici dell’isola di assumere esclusivamente medici non obiettori di coscienza. Il provvedimento è incluso nel disegno di legge regionale “Norme in materia di sanità”, approvato il 27 maggio 2025 con 27 voti favorevoli e 21 contrari.

A differenza di quanto avviene in altre regioni italiane, dove il problema viene gestito con soluzioni provvisorie, in Sicilia si è scelto di agire direttamente sulle assunzioni, prevedendo concorsi riservati e l’obbligo di sostituire i medici non più disponibili.

Il vincolo riguarda esclusivamente il personale che si dichiara disposto a eseguire Ivg, senza possibilità per gli obiettori di essere destinati a quei reparti.

Sicilia, svolta nei reparti pubblici: assunzioni mirate per medici non obiettori

L’iniziativa nasce in risposta a difficoltà organizzative segnalate dagli stessi operatori sanitari e dalle associazioni per i diritti delle donne. In Sicilia, secondo i promotori, oltre l’85% dei ginecologi dichiara obiezione di coscienza, una quota molto superiore alla media nazionale che negli anni ha spesso rallentato l’accesso all’Ivg.

Il deputato regionale del Partito Democratico Dario Safina, relatore della norma, l’ha definita una “battaglia di civiltà” per rendere il diritto all’Ivg “reale, non solo teorico”.

La nuova disposizione intende così abbattere il “muro” di carenze organizzative e obiezioni che rendeva di fatto inapplicato il diritto alla salute riproduttiva delle donne siciliane. In particolare, la legge regionale rafforza quanto già previsto dall’art.9 della 194/78, che imponeva la presenza di almeno un medico non obiettore in ogni struttura pubblica: secondo gli estensori del provvedimento, senza posti riservati ai non obiettori questa garanzia normativa rimaneva lettera morta.

Cosa prevede la nuova norma regionale sulle assunzioni

Il testo approvato prevede procedure concorsuali dedicate esclusivamente ai medici non obiettori. Secondo questa nuova legge, le aziende sanitarie sono tenute a sostituire tempestivamente qualsiasi medico assunto come non obiettore che decida di cambiare idea e di non effettuare più aborti. Questa misura garantisce la continuità del servizio e “il pieno rispetto del diritto delle donne all’interruzione volontaria di gravidanza”.

La legge non introduce sanzioni pecuniarie aggiuntive, ma punta sulla riorganizzazione interna (concorsi riservati e sostituzioni rapide) per evitare vuoti di organico in un settore così delicato.

Obiettivo: garantire il diritto all’aborto secondo la legge 194

La legge regionale è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana ed è entrata in vigore il 28 maggio 2025. Da questo momento le aziende sanitarie dovranno adeguare con urgenza le procedure di reclutamento.

L’obbligo di assumere medici non obiettori si affianca alle disposizioni nazionali: ad esempio, finora le norme statali facevano affidamento sul dirigente sanitario per designare reperibili non obiettori, ma senza prevedere meccanismi obbligatori di assunzione. Con questo intervento regionale si punta a rendere operativa la facoltà di scelta delle donne, garantendo che almeno i medici necessari siano disponibili ad effettuare l’Ivg.

Garantire l’interruzione volontaria di gravidanza attraverso personale disponibile è una scelta che rispetta la legge e rende effettivo un diritto spesso rimasto sulla carta. Dove le percentuali di obiettori sono elevate, come in Sicilia, servono soluzioni pratiche. Riservare le assunzioni a chi accetta di svolgere questo compito non nega la libertà individuale, ma assicura che il servizio venga effettivamente erogato. È una misura coerente con il ruolo della sanità pubblica e con il dovere delle istituzioni di rendere accessibili le prestazioni previste dalla legge.