Maiali geneticamente modificati presto in tavola, sono resistenti a un virus suino

Il mondo degli allevamenti di maiali ha bisogno di una nuova popolazione geneticamente modificata: ecco il futuro del settore

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Il nostro modo di mangiare cambierà radicalmente nel corso delle prossime generazioni. Anno dopo anno, infatti, le notizie che interessano il mondo della cucina, così come ovviamente quello delle coltivazioni e degli allevamenti, vanno sempre più in questa direzione.

Un cambiamento necessario per offrire una mano al pianeta e, dunque, a noi stessi. Al tempo stesso, però, si annuncia una trasformazione che avrà ripercussioni su un enorme e cruciale ambito economico e lavorativo (per non parlare della questione culturale sollevata da tanti).

Il dibattito è stato arricchito di recente dall’introduzione del tema dei maiali geneticamente modificati. In agricoltura la questione è ormai vecchia, ma se si parla di animali c’è tanto di cui parlare. Fino a poco tempo fa, infatti, non esistevano animali rientranti in questa futuristica categoria e approvati per il consumo umano. Il processo ha però avuto inizio (in America al momento).

Maiali resistenti ai virus

Cosa mangeremo in futuro (prossimo)? Forse anche animali geneticamente modificati. Proviamo però a capire di cosa si tratta e quali sarebbero i vantaggi di tutto ciò. La ricerca ha sviluppato una razza di maiali modificata geneticamente per garantire un’adeguata resistenza al virus della sindrome respiratoria e riproduttiva dei suini.

Lo sviluppo è da attribuire all’azienda inglese Genus, che ha come obiettivo il debellamento di questa malattia nel giro di pochi decenni. Una mossa intelligente dal punto di vista dei conti, considerando i danni miliardari che questo virus provoca all’industria ogni singolo anno.

Scendendo nel dettaglio, la sindrome respiratoria e riproduttiva dei suini, nota semplicemente come Prrsv, provoca le seguenti reazioni principali:

  • infertilità;
  • problemi riproduttivi;
  • disturbi respiratori.

Gli animali di tutte le età possono esserne colpiti e le conseguenze sono spesso letali nei cuccioli. Identificata negli anni ’80, si è diffusa in ogni parte del mondo, fino a rappresentare il principale pericolo infettivo per gli allevatori di suini. Economicamente parlando, si stimano danno per 2,7 miliardi di dollari l’anno.

Attualmente si interviene con la vaccinazione, che però non garantisce risultati efficaci. I virus Prrsv-1 e Prrsv-2 hanno infatti un’elevata capacità di mutazione. L’utilità delle iniezioni è dunque rapidamente ridotta.

Modifica genetica nei maiali

Il mondo dell’allevamento dei suini potrebbe aprire le porte all’intera filiera, per quanto riguarda le modifiche genetiche. In termini tecnici, la Pssrv è generata da due artesivirus, che utilizzano un recettore noto come CD 163. Ecco la porta d’ingresso per l’infezione provocata nelle cellule dei maiali. Un esperimento dell’Università del Missouri ha però dimostrato, pochi anni fa, come sia possibile rendere immuni i maiali eliminando il recettore in questione in maniera artificiale.

Si colpisce un singolo gene, semplificando la questione, che viene di fatto “silenziato”, adoperando il Crispr-Cas9. Genus ha sfruttato tali ricerche per testare la fattibilità della tecnica su grande scala.

Quattro animali sono stati sottoposti a tale modifica genetica e, dopo le verifiche del caso, sono stati fatti incrociare per ottenere una prima popolazione. Da qui si lavorerà per ottenere una nuova razza di suini, di fatto, adatti all’allevamento. Saranno tutti immuni alla sindrome e, col tempo, potrebbero sostituire l’intera popolazione mondiale di maiali. Resta da capire quale sarà l’opinione dell’Fda. L’azienda dovrebbe presentare la propria richiesta di valutazione nell’arco dei prossimi mesi.