Cos’è la Gaza Cola, la nuova bibita che costruisce ospedali

Si fa strada tra i bevitori di bibite la Gaza Cola, che sostiene il progetto di ricostruzione di un ospedale civile nel Nord della Striscia

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Pubblicato: 23 Maggio 2025 13:43

Anche una bibita può diventare un simbolo di resistenza. Mentre i raid israeliani si intensificano per il raggiungimento degli obiettivi militari e colpiscono ospedali, scuole e civili, proseguono le manifestazioni in tutto il mondo che chiedono la fine della violenza. Sono milioni le persone in piazza e che sostengono da una parte il diritto alla vita e al riconoscimento di uno Stato e un popolo palestinese, dall’altro accusano di complicità Stati e aziende.

È in questo contesto che nasce Gaza Cola, una bibita che simula la più famosa Coca-Cola (finita invece nella lista dei prodotti da boicottare), ma che rifiuta per manifesto di essere parte di questo sistema e punta invece a ricostruire strutture civili fondamentali, come l’ospedale di Al-Karama, distrutto in un bombardamento.

Cos’è e perché nasce Gaza Cola

Gaza Cola non è solo una bevanda. È una risposta concreta a un sistema economico globale percepito come complice dell’oppressione del popolo palestinese. A idearla è stato Osama Qashoo, regista, imprenditore e attivista palestinese rifugiato nel Regno Unito dal 2003.  L’obiettivo è di offrire un’alternativa “genocide-free” alle multinazionali come Coca-Cola, accusate da diversi movimenti internazionali di sostenere indirettamente l’occupazione israeliana.

Coca-Cola, infatti, è finita nel mirino delle campagne di boicottaggio per i suoi legami con la Central Bottling Company (CBC), licenziataria del marchio in Israele, che opera anche nell’insediamento illegale di Atarot, nei territori occupati. Non solo, la presenza del marchio accanto ai soldati israeliani durante operazioni militari a Gaza ha rafforzato l’associazione simbolica tra il brand e la macchina bellica.

Lo denunciò anche la filmmaker Bisan Owda, quando trovò le lattine della Coca-Cola tra i colpi di artiglieria:

È una dichiarazione a tutte queste aziende che investono nel commercio di armi. Devono svegliarsi e capire che la loro avidità sta causando il nostro genocidio.

La dichiarazione di Coca-Cola

Una prova riportata spesso dai movimenti di boicottaggio è quella dello spot pubblicitario. Nel 2024 la Coca-Cola, per rispondere al crollo delle vendite nei Paesi a maggioranza musulmana, ideò una campagna pubblicitaria. In Bangladesh, dove la compagnia aveva registrato un calo del 23% delle vendite dopo l’invasione israeliana di Gaza, aveva promosso uno spot durante i mondiali di cricket T20, lo sport nazionale.

Sharaf Ahmed Jibon, attore molto popolare, impersonava un negoziante intento a rassicurare i clienti mentre diceva, alludendo a Israele:

La Coca-Cola non è di quel posto. Anche la Palestina ha una fabbrica di Coca.

Ma la fabbrica citata è proprio quella situata all’interno dell’insediamento israeliano illegale di Atarot, in Cisgiordania.

Il tentativo di dissociarsi da Israele si è così trasformato in un’ammissione implicita dei legami del marchio con l’occupazione. La pubblicità è stata ritirata e Coca-Cola si è pubblicamente scusata. Nel tentativo di recuperare, Coca-Cola ha rafforzato gli investimenti pubblicitari nel Paese, comprando spazi su carta stampata e siti web e ha ceduto la filiale di imbottigliamento a Coca-Cola İçecek, controllata da un’azienda turca.

Nel frattempo, marchi locali come Mojo in Bangladesh, Matrix Cola in Giordania e Kinza in Arabia Saudita hanno guadagnato terreno. Se la Coca-Cola, come altre multinazionali occidentali, si è trovata costretta a rispondere, è solo perché il boicottaggio ha colpito nel segno.

In questo scenario, Gaza Cola si impone come un’alternativa valida per chi rifiuta di finanziare, anche indirettamente, l’occupazione. Come sottolinea la campagna, ogni lattina venduta non è solo una bevanda, ma un messaggio:

Assapora il gusto della libertà. Bevi Gaza Cola e ricostruisci un ospedale a Gaza.

Strumento di cura: cosa finanzia

Gaza Cola non è quindi solo un atto di boicottaggio, ma anche uno strumento concreto per la ricostruzione. I proventi raccolti dalla vendita della bibita vengono destinati a progetti sanitari nella Striscia di Gaza. Tra questi, uno dei più importanti è la ricostruzione dell’Ospedale Al-Karama, nel governatorato di Gaza Nord. Si tratta di una struttura essenziale per la popolazione locale, gravemente danneggiata durante gli attacchi del 2023.

Il progetto prevede la realizzazione di un ospedale su cinque piani, in grado di fornire servizi fondamentali come pronto soccorso, chirurgia, ginecologia, pediatria, terapia intensiva e neonatologia. La struttura potrà servire direttamente oltre 300.000 residenti, in una delle aree più colpite e prive di alternative sanitarie operative.

Il piano di ricostruzione è diviso in due fasi:

  • la prima fase (8 mesi) prevede la costruzione dell’edificio e l’installazione di impianti idrici, elettrici e sanitari;
  • la seconda fase (4 mesi) riguarda l’allestimento con dispositivi medici, arredi e sistemi gestionali.

Il costo totale stimato è di 4 milioni di dollari, di cui 1,4 milioni per costruzione e rifiniture, 2,5 milioni per attrezzature mediche e il resto in arredi e spese logistiche.

Oltre a questo intervento, i fondi sostenuti dal progetto Gaza Cola contribuiscono anche all’allestimento del Centro Scientifico Adnan per le Ustioni, all’interno del complesso medico di Al-Shifa, altro presidio sanitario colpito nel conflitto. Scegliere Gaza Cola, quindi, non significa solo non finanziare un altro marchio, ma anche finanziare chi cura, chi costruisce e chi resiste.

Dove acquistare Gaza Cola

A questo punto è chiaro che Gaza Cola è più di una bibita: è un simbolo. È una risposta, una mano tesa a chi cura e un’alternativa al gusto di libertà. Ogni lattina venduta rappresenta un piccolo atto di dissenso verso un sistema economico globale che, troppo spesso, gira lo sguardo altrove mentre ospedali, scuole e civili vengono feriti e uccisi.

Bere Gaza Cola è un modo per non restare neutrale e disinteressato. In un’epoca in cui il linguaggio del consumo è diventato anche linguaggio politico, questa bibita artigianale e solidale diventa una sorta di manifesto liquido della resistenza.

Gaza Cola è per la popolazione ferita e che ha bisogno di cure urgenti. Di fronte alla devastazione, l’impatto di una lattina, per quanto piccolo, è reale quanto un ospedale funzionante in una striscia di terra devastata.

Ma dove acquistarla? Gaza Cola è attualmente disponibile per l’acquisto online attraverso il sito ufficiale Gazacola.it, che offre la possibilità di acquistare Gaza Cola direttamente nel Paese. È possibile ordinare confezioni da 24 lattine, sia nella versione classica che senza zucchero. Il prezzo è di appena 29 euro.