Esplosione a Roma, rischi per la salute: 9 incidenti in 7 anni in Italia

Incendi ed esplosioni ai distributori lungo la penisola nel corso degli anni. Ci sono norme per le distanze minime, ma non vengono rispettate. I pericoli per la salute

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Pubblicato: 4 Luglio 2025 10:18


La mattinata romana è stata squarciata da una forte esplosione, sentita in tutta la capitale. L’incidente è avvenuto in un distributore di benzina nella zona di Centocelle, in via dei Gordiani, tra i quartieri Prenestino e Malatesta.

L’esplosione si è trasformata in un’ampia nuvola di fumo denso e scuro, che renderà l’aria poco respirabile e salutare per diverso tempo in città. Non è il primo incidente di questo tipo, infatti esistono delle regole per garantire una corretta distribuzione delle pompe di benzina all’interno dei centri abitati. Eppure spesso queste norme non vengono rispettate dai piani regolatori. Prova della pericolosità di simili decisioni, l’esplosione avvenuta a Roma, che mette a rischio una serie di altre bombole presenti nelle vicinanze, oltre a negozi con magazzini di prodotti plastici.

Rischi per la salute: le malattie polmonari

L’incidente, avvenuto a Roma il 4 luglio poco dopo le 8 del mattino, ha già causato il grave ferimento di quattro persone raggiunte dalle fiamme dell’esplosione. Ma oltre all’evento in sé, c’è da tenere in considerazione la prolungata esposizione ai fumi tossici che permarranno nell’aria dall’esplosione in poi.

Esplosione a Roma
ANSA
Esplosione e incendio a Roma.

Negli ultimi anni si è fatto sempre più uso di GPL, non solo per i trasporti, ma anche in cucina e per il riscaldamento. A prevalere è soprattutto l’aspetto economico, poiché più conveniente. Anche in questo caso, però, c’è l’altra faccia della medaglia: i problemi legati alla salute.

Come altri carburanti, il GPL è una miscela di idrocarburi prodotta dalla distillazione del petrolio. Può contenere propano ed etano, oltre a concentrazioni di butano, pentano, isobutano e isopentano.

Ovviamente, se impiegato con cura e seguendo tutti i passaggi di sicurezza, il GPL è un combustibile sicuro, ma quando non vengono rispettate le norme il rischio per la salute è elevato. Non solo perché il GPL è facilmente infiammabile se esposto a fonti di calore, ma perché può causare effetti collaterali gravi come:

  • svenimenti;
  • vertigini;
  • mal di testa;
  • stordimento;
  • difficoltà a respirare;
  • coma e shock.

Cosa fare?

È accaduto già lo scorso 27 giugno, quando un altro incendio è scoppiato nella mattinata romana nella zona di Ponte Lanciani. Anche in quel caso, il fumo si è espanso e ha raggiunto diversi quartieri di Roma, rendendo l’aria irrespirabile da Termini a San Basilio.

Il primo comportamento sicuro è quello di non raggiungere le zone dell’esplosione e, al contrario, barricarsi in casa, chiudere le finestre e non far entrare l’aria tossica. In caso di necessità di spostamento, bisogna rispolverare le mascherine lasciate dimenticate nelle farmacie e nei negozi di beni generici dai tempi della pandemia.

Infatti, per evitare gli effetti collaterali più comuni come vertigini, mal di testa e bruciore alle vie respiratorie e agli occhi, è necessario schermare la bocca dall’aria tossica.

Incidenti ed esplosioni: l’elenco dal 2018 a oggi

Nel caso di Roma, la notizia è quella dell’esplosione di un distributore di benzina. Nelle prime fasi è difficile capire le dinamiche, ma si parla del distacco di una bombola, con fuoriuscita di gas e conseguente esplosione. Le esplosioni ai distributori di benzina e di diesel, a cui si sono recentemente aggiunte quelle di GPL, non sono così rare.

Purtroppo, nel nostro Paese accade spesso e negli ultimi sette anni sono avvenute diverse forti esplosioni con conseguenti incendi presso le pompe di benzina. Non esiste un vero e proprio archivio nazionale e quindi potrebbero esserci ulteriori episodi non segnalati. Nella maggior parte dei casi, purtroppo, tali esplosioni non sono prive di vittime, tra chi perde la vita e chi resta ferito dalle fiamme.

Un elenco (non completo) delle esplosioni:

  • 5 dicembre 2018 a Rieti (Borgo Quinzio, via Salaria) un’esplosione di un’autocisterna durante il travaso di GPL in un’area di servizio IP, con successivo incendio – ha causato 2 morti (un vigile del fuoco e un automobilista) e 18 feriti;
  • 12 febbraio 2019 a Napoli (Colli Aminei) la distruzione di una colonnina di benzina (Q8) – senza vittime né feriti gravi segnalati;
  • 12 maggio 2015 a Roma (via Tiburtina 441) incendio di una pompa di benzina con interessamento di due auto e lievi intossicazioni (3 persone);
  • 16 aprile 2024 a Ravenna (quartiere Darsena) incendio di un distributore di benzina, ma l’esplosione è stata fortunatamente evitata.
  • 11 settembre 2024 a Spoleto (viale Martiri della Resistenza) incendio in stazione di servizio che ha coinvolto anche tre auto in rifornimento – 1 ustionato;
  • 16 maggio 2025 a Frosinone (via Monti Lepini) incendio in un distributore ENI – senza vittime;
  • 23 maggio 2025 a Roma (via della Consolata, Bravetta) – 1 persona in gravi condizioni per ustioni;
  • 4 luglio 2025 a Roma (via dei Gordiani, Prenestino) per distacco di una pompa cisterna con violenta esplosione e colonna di fumo – 4 ustionati gravi.

Il numero di incidenti di questa tipologia riguarda la distribuzione delle strutture di stoccaggio e vendita di carburante. Esiste infatti la necessità di tenere le pompe di benzina lontane dai centri abitati, per quanto possano apparire comode ai cittadini averle più vicine a casa.

Cosa dice la legge?

Purtroppo non esiste una legge nazionale che imponga una distanza minima tra i distributori di carburante e i centri urbani. La materia è invece demandata ai piani regolatori regionali e comunali. In pratica, ogni Regione stabilisce i propri parametri in base al tipo di strada.

All’interno dei centri abitati, la distanza obbligatoria è di almeno 300 metri misurati sul percorso stradale (o 600 m “in asse”, ovvero in linea retta lungo la direttrice principale). Fuori dai centri, le distanze si allungano: si parte da 1,5 km lungo le strade comunali, si passa a 3 km per le provinciali e si arriva fino a 5 km sulle statali e regionali.

Sono limiti non limiti, perché cercano di bilanciarsi con l’accessibilità. Si cerca di mantenere gli impianti lontani da luoghi sensibili come scuole e ospedali, ma ormai la vicinanza ai centri non è più rispettata.