Equinozio di primavera oggi 20 marzo. In estate dobbiamo prepararci a La Niña?

L'equinozio di primavera del 20 marzo segna l'equilibrio tra giorno e notte. Il National Weather Service avverte della possibile comparsa di La Niña nel 2024.

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 20 Marzo 2024 09:09

Oggi è arrivato l’equinozio di primavera, simbolo di equilibrio tra giorno e notte. Mentre ci godiamo l’ascesa della nuova stagione, il National Weather Service degli Stati Uniti ha emesso una previsione preoccupante: la possibile comparsa di La Niña nella seconda metà del 2024. Questo fenomeno climatico, opposto ad El Niño del 2023, potrebbe portare a condizioni meteorologiche estreme in varie parti del mondo. Vediamo di cosa si tratta.

Equinozio di primavera: quando scatta

Il 20 marzo segna l’arrivo ufficiale della primavera, con l’equinozio che è scattato esattamente alle ore 04:06 italiane. Questo evento celebra l’equilibrio tra giorno e notte, con 12 ore di luce e 12 di buio, proprio come avviene per l’equinozio d’autunno.

Nell’emisfero boreale, il sole attraversa l’equatore celeste dal basso verso l’alto. Le giornate si sono allungate gradualmente dal solstizio d’inverno, avvenuto il 22 dicembre 2023, e continueranno a farlo fino al solstizio d’estate. Durante l’equinozio, il sole sorge esattamente a est e tramonta esattamente a ovest, mentre il ‘terminatore’, la linea immaginaria che separa la metà della Terra illuminata dal sole da quella al buio, attraversa i poli terrestri.

La luce solare torna a illuminare il Polo Nord, al Polo Sud invece inizia la lunga notte antartica. Sebbene tradizionalmente la primavera sia considerata come inizio il 21 marzo, dal 2007 l’equinozio primaverile può cadere anche il 19 del mese, e a partire dal 2044 potrà anticipare ulteriormente il suo arrivo.

Questo sfasamento è dovuto al ritardo accumulato tra il calendario e l’anno siderale. La Terra impiega 365 giorni e 6 ore per compiere un giro completo intorno al Sole, e questo ritardo viene recuperato ogni quattro anni con l’aggiunta del 29 febbraio. L’equinozio può cadere tra il 19 ed il 21 marzo. Per riconciliare la data con la tradizione, dovremo aspettare il 2100 (o meglio, quelli che ci saranno), quando l’arrivo della primavera tornerà esattamente al 21 marzo.

Ci aspetta un’estate 2024 in compagnia (forse) de la Nina

Il National Weather Service (Nws), l‘agenzia meteorologica degli Stati Uniti, ha emesso una proiezione che suggerisce la possibile comparsa di La Niña nella seconda metà del 2024. Questa previsione si basa sull’eccezionale intensità dell’ultimo El Niño, classificato come “super El Niño” a causa del suo impatto devastante.

Il fenomeno El Niño è caratterizzato da un aumento delle temperature superficiali degli oceani nel Pacifico orientale e centrale. Dati storici indicano che quando si verifica un El Niño così potente, come in questa occasione, c’è un 60% di probabilità che sia seguito da La Niña.

Secondo le previsioni del Nws, gli effetti di La Niña potrebbero cominciare a farsi sentire già durante l’estate nell’emisfero boreale, ma è più probabile che il fenomeno si manifesti in autunno. Ci sono, infatti, il 55% di possibilità che La Niña si sviluppi tra giugno e agosto e il 77% che si verifichi tra settembre e novembre.

Ma cos’è esattamente La Niña? Si tratta di un fenomeno climatico opposto ad El Niño. La differenza tra i due è determinata dalla temperatura dell’oceano e dalla pressione atmosferica. Mentre El Niño si verifica quando la temperatura dell’oceano supera i 0,5°C di media, La Niña si manifesta quando le temperature sono al di sotto di questa soglia.

Questi cambiamenti nella temperatura e nella pressione atmosferica hanno un impatto significativo sulla circolazione atmosferica e sugli alisei, venti costanti che convergono verso l’equatore. Durante La Niña, gli alisei si rafforzano, trasportando più acqua calda verso ovest e creando condizioni meteorologiche diverse in tutto il mondo. Questo può portare a eventi estremi come siccità prolungate, forti tempeste e cambiamenti nei modelli di precipitazione in diverse regioni del pianeta.