Il gioco al massacro dei social secondo Cristina Fogazzi, l’Estetista Cinica

Cristina Fogazzi non ci sta a massacrare per sport Chiara Ferragni: ecco la sua visione sulle dinamiche distorte dei social

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Il mondo dei social è così vario che una personalità celebre per alcuni può essere sconosciuta per altri. Esistono però dei personaggi trasversali, in grado di raggiungere anche quelle persone che non sono minimamente interessate ai contenuti realizzati.

È il caso dell’Estetista Cinica, così come di Chiara Ferragni. Sarà capitato un po’ a tutti di leggere questi nomi, soprattutto nel secondo caso, anche senza aver mai seguito il loro profilo. Perché ciò è importante? Il motivo è facilmente spiegato: quando creator di questo calibro incappano in un passo falso di qualsiasi natura, la portata della tempesta mediatica che si scatena contro di loro è quintuplicata.

Non si ha infatti soltanto la reazione di chi li segue ma anche di chi non sapeva nulla o quasi di loro. È una dinamica ben nota alle star del cinema, ad esempio. Si ha sempre voglia di veder cadere chi è in alto in un qualsiasi settore. Per questo motivo, e non solo, Cristina Fogazzi (vero nome dell’Estetista Cinica) ha parlato apertamente di gioco al massacro sui social, tirando in ballo anche i mezzi d’informazione.

Estetista Cinica, il caso Chiara Ferragni

Come detto, in molti provano una sorta di piacere nel vedere cadere gli altri. Se sono ricchi, poi, il gusto è maggiore. Ciò vale a prescindere dalla dinamica dei fatti, che in questa percezione contano ben poco. Scatta infatti rapidamente un processo di gogna e questo discorso esula dal singolo caso di Chiara Ferragni.

Lo dimostra la pressione enorme che l’Estetista Cinica ha ricevuto dai suoi follower per un commento in merito alla questione Balocco. Lei ha però spiegato di non avere alcuna intenzione di commentare le vicende di una sua amica sui social, pubblicamente.

Tutto ciò l’ha spinta in tendenza per 48 ore, il che l’ha portata a commentare ben altro, ovvero il mondo social in sé. Intervistata da Repubblica, ha spiegato: “Io sono diventata famosa a 50 anni. Chissà quante cose avrei combinato se mi fosse successo a 25. Le è caduta addosso una tempesta senza precedenti. Rispetto alla storia del pandoro, le battute sessiste di Giambruno con la collega sono state valutate un milionesimo”.

Due pesi e due misure

Ciò che l’Estetista Cinica he tentato di spiegare con il suo sfogo è che il mondo dei social è divenuto sempre più violento. Tutto ciò non è un gioco e ha ripercussioni serie e concrete sulla vita delle persone.

Quanto accade online, poi, genera seguito e dunque guida anche l’informazione. Si chiede, allora, cosa sarebbe accaduto se le parole di Giambruno fossero state pronunciate da Fedez. Fin dove sarebbe giunta l’eco e per quanti mesi le discussioni sarebbero proseguite: “Sarebbe venuto giù il mondo. Come minimo ci sarebbe stata una crociata sotto casa di Chiara, le avrebbero gridato di divorziare e portargli via i bambini”.

A generare l’odio, ribadisce la Fogazzi, è la grande popolarità mediatica, che può generare un traffico enorme con una semplice frase. Ciò può essere positivo per il soggetto, in caso di apprezzamento ma, al tempo stesso, devastante in caso di critiche: “Da qui al gioco al massacro è un attimo e sui social siamo bambini con un bazooka”.

Tutti sbagliano, spiega, ma è il modo in cui le notizie vengono riportate che genera un cortocircuito. Si alza un’onda disumana, sottolinea, con chiaro riferimento a quella che è la cultura del click.

Col tempo si comprende e si migliora nell’approccio. Inizialmente rispondeva a molti commenti, per poi rendersi conto che anche le sue parole venivano riportate sulle homepage dei giornali, come vere e proprie dichiarazioni: “Ho imparato anche a tacere”.

Dal caso Ferragni a un altro esempio, decisamente più drammatico. Si parla di Giovanna Pedretti. Su tale fronte spiega: “Non si può ridurre tutto a Selvaggia Lucarelli. Non le si può addebitare ogni responsabilità per quanto accaduto. Chiediamoci cosa si era messo in moto dopo quel messaggio. Io reagisco all’ansia con le goccine, ma altre persone che risposta emotiva hanno, con telecamera e microfono addosso?”.