Dubbi sulla bambola Trudi di Chiara Ferragni: no profit smentisce la donazione dell’influencer

La bambola di Chiara Ferragni, prodotta in edizione limitata con Trudi, è un caso: l'organizzazione no profit ha smentito le donazioni dell'influencer cremonese

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Pubblicato: 16 Gennaio 2024 15:26

Non c’è pace o tregua che tenga sul polverone sollevatosi contro Chiara Ferragni che, dopo essere finita al centro dello scandalo col pandoro Balocco, ora si trova ad avere attenzionate tutte le attività imprenditoriali. E gli ultimi dubbi, dopo l’uovo di Pasqua con Dolci Preziosi, sono ricaduti sulla bambola che l’influencer aveva venduta con Trudi e per la quale aveva detto avrebbe devoluto in beneficenza i ricavi. Ma non sarebbe andata così.

Chiara Ferragni e la bambola Trudi

Piove sul bagnato per Chiara Ferragni. Non c’è altro modo di descrivere la situazione che sta passando l’imprenditrice digitale e regina dei social dopo il caso pandoro-gate esploso tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024. Una serie di scandali, infatti, hanno investito in pieno la 36enne cremonese che ogni giorno si deve difendere dagli attacchi del web e dei media per alcune manovre finite nel mirino anche dei pm.

Dopo aver incassato centinaia di segnalazioni, infatti, anche la Procura si è mossa contro l’imprenditrice contro la quale è stato aperto un fascicolo d’indagine per cercare di chiarire “l’errore di comunicazione” sul caso del pandoro. Ma non è finita qui, perché ora a essere travolta dei dubbi è la bambola Trudi-Limited Edition.

Si tratta di una bambola in stoffa, alta 34 centimetri e venduta a 34,99 euro nel 2019 come edizione limitata. Un pupazzo che era andato a ruba sullo shop di The Blond Salad e che prometteva una donazione a Stomp out bullying, un’organizzazione no profit per combattere contro il cyberbullismo.

L’idea della bambola era nata per rispondere all’elevata richiesta che Ferragni aveva avuto subito dopo il matrimonio con Fedez, quando i followers le avevano chiesto dove poter comprare il pupazzo con le sue fattezze che si era visto in Sicilia in occasione delle nozze. Da lì nacque la collaborazione con Trudi, una manovra che però oggi è al centro di una delle numerose polemiche che coinvolgono la 36enne.

I dubbi e la smentita dell’associazione no profit

A sollevare il nuovo polverone, infatti, è stata la stessa organizzazione no profit raggiunta dagli inviati di Zona Bianca. A essere contattata su LinkedIn è stata la Ceo e fondatrice Ross Ellis, che sollecitata sulla vicenda avrebbe smentito le donazioni di Ferragni dalle vendite della bambola Trudi.

Stomp out bullying, infatti, non avrebbe “mai ricevuto alcuna donazione” secondo quanto affermato da Ellis, che ha anche sottolineato di “non sapere chi sia questa donna“. Non conoscere Chiara Ferragni pare difficile, ma il messaggio che ha voluto far passare la Ceo dell’organizzazione no profit è che dall’imprenditrice cremonese non è arrivato alcun contatto né per intavolare il piano per la beneficenza né tantomeno per versare i ricavi annunciati dalla vendita della bambola.

Insomma, un altro caso spinoso per Ferragni che sarà chiamata a rispondere presto su tutte le attività avvolte da tanti punti interrogativi. E mentre i brand l’abbandonano, l’influencer ha precisato di non voler commentare le accuse né di avere la voglia di difendersi su giornali o social. Tutto quello che ci sarà da dire, infatti, sarà fornito ai magistrati che stanno indagando su di lei.