Ferragni, anche l’azienda Pigna interrompe la collaborazione con l’influencer

Anche la Cartiere Paolo Pigna Spa ha deciso di interrompere i rapporti commerciali con Chiara Ferragni e con le aziende collegate all’imprenditrice

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Prosegue l’emorragia di collaborazioni dopo il caso pandoro. La Cartiere Paolo Pigna Spa ha interrotto i rapporti commerciali con le aziende collegate all’influencer Chiara Ferragni. I vertici aziendali hanno confermato la decisione, sottolineando che questa è stata presa nel rispetto del codice etico aziendale. Tale codice esclude la possibilità di collaborare con soggetti terzi che sono stati sanzionati dalle autorità competenti a causa di comportamenti non etici, scorretti o non conformi alle leggi.

Cos’è successo

La decisione dell’azienda con sede ad Alzano Lombardo (Bergamo) conferma le speculazioni riportate da alcuni mezzi di comunicazione riguardo alla conclusione della partnership con l’influencer. I vertici di Pigna hanno sottolineato che la collaborazione con l’influencer era esclusivamente di natura commerciale, prendendo chiaramente le distanze dalla figura dell’ex regina di Instagram.

L’influencer per l’azienda aveva promosso una selezione di prodotti di cancelleria per la scuola e l’ufficio. La gamma includeva quaderni, astucci, diarie, matite e altri articoli, presentati come una “collezione genderless e ageless” concepita per un ritorno al lavoro e alla scuola caratterizzato dal colore e dalla positività. La promozione dedicata invitava gli acquirenti a considerare questi prodotti come un modo per affrontare il ritorno alle attività quotidiane con l’energia giusta. Ora, alla luce della rottura con l’azienda, il destino di questi prodotti è incerto.

Le altre aziende che hanno interrotto i rapporti

Pigna rappresenta l’ultima delle aziende ad aver interrotto i legami con l’imprenditrice Chiara Ferragni. La serie di disconnessioni ha avuto inizio con Safilo, che nel mese di dicembre ha annunciato la fine dell’accordo di licenza con Ferragni per la produzione e distribuzione di occhiali da sole e da vista a marchio dell’influencer. Successivamente, anche Coca-Cola ha deciso di annullare gli spot girati con Ferragni, originariamente pianificati per essere trasmessi in televisione a partire da fine gennaio, in coincidenza con il Festival di Sanremo.

L’impatto delle indagini ha inoltre influito negativamente sui negozi dell’imprenditrice, che si sono trovati particolarmente vuoti durante il periodo di saldi. Alcune aziende, come Tod’s, Calzedonia, Intimissimi, Velmar, Morellato, Nespresso e Arval Cosmetici, mantengono ancora legami con Chiara Ferragni nonostante le recenti vicissitudini.

L’indagine

Nelle scorse settimane, l’influencer cremonese è stata iscritta nel registro degli indagati di Milano con l’ipotesi di truffa aggravata, in relazione alla vicenda del pandoro Pink Christmas della Balocco, delle uova di Pasqua della Dolci Preziosi e della bambola Trudi. Tutti e tre questi casi presentano come elemento comune la beneficenza, poiché i prodotti erano associati a vendite finalizzate a donazioni per enti benefici.

Nel caso delle uova di Dolci Preziosi, che sono state vendute a prezzo normale senza coinvolgere i vertici aziendali nell’indagine, la situazione è diversa rispetto a quella della Balocco. Nel caso dei pandori di Balocco, il prezzo è salito a causa della collaborazione con Chiara Ferragni. Oltre a Ferragni e Alessandra Balocco, anche Fabio D’Amato, manager e braccio destro dell’imprenditrice, è risultato indagato per truffa aggravata in relazione ai casi del pandoro e delle uova di Pasqua nell’inchiesta condotta dalla Procura di Milano.

Il decreto della Procura generale della Cassazione evidenzia l'”enfatizzazione della finalità benefica” nella campagna promozionale del pandoro Pink Christmas. Tale enfatizzazione, amplificata attraverso mezzi di comunicazione tra cui i social media, avrebbe indotto in errore i consumatori, i quali hanno “ritenuto” di contribuire a un progetto benefico la cui serietà era garantita anche dalla credibilità di un’influencer con circa 30 milioni di follower, ovvero Chiara Ferragni.