Progetto Erasmus+, pro e contro: quanto può essere utile

Gli atenei universitari nei loro piani di studio offrono il programma Erasmus+ in città straniere. Analizziamo quanto questo progetto universitario serva allo studente

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Claudio Garau

Editor esperto in materie giuridiche

Laureato in Giurisprudenza, con esperienza legale, ora redattore web per giornali online. Ha una passione per la scrittura e la tecnologia, con un focus particolare sull'informazione giuridica.

Il cd. progetto Erasmus+ ha la prerogativa di ampliare il percorso formativo dello studente universitario, dandogli la possibilità di studiare in una prestigiosa università straniera (la scelta è molto estesa) e di imparare una nuova lingua, o averne una maggiore padronanza.

Chi tra gli studenti universitari aderisce a questo programma – non mancano comunque progetti analoghi nelle scuole superiori – può trascorrere un periodo di studio o tirocinio presso un’università o un’organizzazione partner, in un altro paese europeo.

Sulla carta il progetto Erasmus – oggi Erasmus+ – è perfetto, ma nella realtà serve veramente o ci sono degli aspetti negativi tali da poter rinunciare a questa esperienza?

Di seguito ne parleremo facendo il punto su tale iniziativa di matrice UE, evidenziandone gli indubbi pro, ma anche ponendo attenzione su alcuni ‘punti deboli’ che potrebbero rendere la scelta dell’Erasmus+ non preferibile rispetto ad altre opportunità formative.

Vediamo più da vicino.

Origini del progetto Erasmus e perché ha cambiato nome in Erasmus+

Il programma Erasmus nacque negli anni ’80 del secolo scorso come piano di mobilità studentesca dell’Unione Europea. Il caratteristico nome deriva da Erasmo da Rotterdam ma, al contempo, è l’acronimo di EuRopean community Action Scheme for the Mobility of University Students.

Oggi il nome più corretto è Erasmus+, in quanto dal 2014 la sua denominazione è cambiata – ma pur sempre designando un programma dell’UE ad hoc.

Si dice ‘Erasmus Plus’ perché il programma è stato esteso, potenziato e reso ancor più appetibile, grazie a una rete di opportunità che oggi vanno oltre l’istruzione accademica. Esse non includono solo la mobilità degli studenti e del personale nell’istruzione superiore, ma anche l’istruzione scolastica e professionale, la formazione professionale, il giovani e lo sport.

Come indica il sito ufficiale del programma Erasmus+, il periodo all’estero può essere compreso in una durata che va dai due ai dodici mesi.

I requisiti di partecipazione in sintesi

Non pochi studenti ambiscono a fare questa esperienza, ma occhio ai requisiti abbastanza stringenti. Eccoli di seguito:

  • cittadinanza UE o (cittadinanza di paesi quali la Norvegia, Islanda, Liechtenstein e Turchia);
  • iscrizione ad un corso di laurea triennale, magistrale (ma solo dopo aver completato il primo anno) o a un dottorato di ricerca;
  • buona conoscenza delle lingue;
  • media volti alta;
  • superamento di un numero minimo di esami;
  • redazione di una lettera motivazionale.

Proprio quest’ultimo step può fare la differenza tra coloro che accederanno al programma e coloro che, invece, non saranno ammessi. Ai primi andrà una borsa di studio con cui è possibile mantenersi e studiare in un paese della comunità europea o anche extra-europea (a specifiche condizioni).

Inoltre, alcune attività comprese nel programma Erasmus+ prevedono la possibile partecipazione anche da parte di chi giunge da paesi terzi non associati al programma.

A chi chiedere informazioni per partecipare ad Erasmus+

A fare da riferimento per le indicazioni utili ad un eventuale partecipazione ad Erasmus+ sono gli uffici delle università con funzioni amministrative, di segreteria e di raccordo tra studenti e opportunità formative. Gli interessati potranno trovare bandi annuali ad hoc e opportuni spazi nei siti web degli atenei.

Altra opportunità per saperne di più sul programma Erasmus+ è rappresentata dalla partecipazione ad incontri di orientamento, con coordinatori ad hoc, organizzati proprio su questo tema. Sono periodicamente calendarizzati da ogni ateneo e basterà chiedere alla propria segreteria per saperne di più sulle date di effettuazione degli incontri.

In queste occasioni, gli interessati ed interessate potranno anche conoscere altri studenti desiderosi di fare questa esperienza internazionale, ossia persone con le quali condividere le emozioni che il fatto di intraprendere tale avventura porta con sé, ma anche eventuali considerazioni critiche o consigli per vivere al meglio il periodo lontano da casa.

I vantaggi dell’Erasmus+ in sintesi

Già li abbiamo accennati sopra, ma giova ricordarli a chi è meno informato in materia e vuole avere le idee più chiare. I vantaggi della partecipazione a questo programma sono essenzialmente i seguenti:

  • possibilità di arricchire le proprie competenze linguistiche e la propria formazione culturale, entrando in contatto con realtà molto diverse dalla propria;
  • opportunità di vivere un’esperienza in modo autonomo, senza dipendere dai genitori, ma imparando ad organizzarsi da soli in quanto ad orari e compiti quotidiani;
  • possibilità di conoscere nuove persone, studenti, professori ed abitanti locali, con cui sviluppare nuove relazioni ed estendere la propria rete di contatti;
  • potenziamento del CV, arricchito da un’esperienza internazionale che favorirà le future opportunità di trovare lavoro;
  • miglioramento della propria autostima, che si gioverà di un’esperienza lontano da casa, in cui bisognerà imparare a gestire varie responsabilità.

Un’esperienza come l’Erasmus+ è dunque potenzialmente fortificante a 360° ma, come accennato all’inizio, non mancano alcune ‘zone d’ombra’ che potrebbero portare più di qualche studente a cambiare idea e a proseguire la propria formazione in Italia.

L’Erasmus+ come occasione per fare festa e essere in vacanza

Ci sono genitori che non gradiscono troppo la voglia dei figli di partecipare all’Erasmus+, in quanto ritengono che dietro vi sia il desiderio di fare baldoria, partecipare ad eventi mondani e divertirsi. Una sorta di pausa dallo studio universitario, dunque, che in alcune facoltà è molto intenso, per partire per l’estero.. senza l’obbligo di sostenere gli esami in un’università straniera. Questi ultimi però certificano il buon esito del programma.

In tale periodo di permanenza fuori dai confini italiani, gli studenti hanno la facoltà di partecipare a corsi presso l’università ospitante e di ottenere crediti accademici. Ma è vero che la decisione di sostenere esami è legata alle esigenze e dalle scelte individuali dello studente, come pure alle regole e ai requisiti specifici dell’università ospitante e dell’università di origine.

Vi sono studenti che potrebbero dare più di un esame durante il periodo di mobilità, per ottenere crediti che saranno riconosciuti dalla propria università di origine – ma ve ne saranno altri che preferiranno il mero studio. Altri ancora, invece, potrebbero considerare l’Erasmus+ come una sorta di vacanza e periodo di stacco dallo studio, alimentando i dubbi dei genitori circa l’effettiva utilità della partecipazione.

Il rischio di riconoscimento parziale degli esami

C’è poi un altro problema legato all’effettiva bontà della scelta, e ci riferiamo al riconoscimento degli esami svolti. Solitamente il sistema universitario straniero è diverso da quello italiano e – conseguentemente – non c’è piena corrispondenza tra i due metodi.

Cosa cambia in concreto? Ebbene, il riconoscimento degli esami potrebbe essere solo parziale e/o con molto ritardo.

La situazione potrebbe penalizzare chi è in regola con gli esami e non vuole rallentamenti nei ritmi, ma anche chi si sta per laureare, rischiando un posticipo della data di laurea – per diventare ‘fuori corso’ per ragioni di forza maggiore.

In quest’ultima circostanza i costi dell’iter universitario crescerebbero – e già sappiamo quanto sono alti – portando a qualche malumore in famiglia in merito alla bontà della scelta per l’Erasmus+.

Burocrazia e lentezza degli uffici amministrativi

Tra gli altri ‘punti deboli’ vi sono le possibili problematiche di carattere amministrativo, ma anche logistico. Infatti un lungo periodo di studi all’estero potrebbe comportare una complessa pianificazione e organizzazione, e in alcuni casi fattori come la ricerca dell’alloggio, il possesso dei documenti e la coordinazione dei trasferimenti potrebbero rappresentare delle sfide logistiche di un certo peso – e specialmente per chi ha viaggiato poco o nulla all’estero.

Al contempo avranno rilievo anche le capacità organizzative dell’università di destinazione, non sempre soddisfacenti ed in grado di facilitare la vita allo studente Erasmus+.

Accessibilità limitata

Lo abbiamo accennato sopra. Non tutti gli studenti hanno possibilità di partecipare al programma Erasmus+ per la presenza di ostacoli o barriere finanziarie, linguistiche o sociali. Vivere all’estero, al di là della partecipazione in sé all’iniziativa in oggetto, è un impegno anche economico – e specialmente in alcune località le spese collaterali non saranno esigue.

Alcuni studenti potrebbero non essere in grado di sostenere i costi ulteriori legati alla vita all’estero, e potrebbero ‘ripiegare’ verso un’occupazione saltuaria.

Al contempo altri studenti potrebbero avere problemi di accessibilità limitata, legati a difficoltà linguistiche che non pensavano di avere o che potrebbero portarli a cambiare idea e a rinunciare all’Erasmus+.

Rischi di isolamento sociale

Infine non dimentichiamo che un’esperienza lontano da casa potrebbe non essere particolarmente gradita, da chi è  meno abituato a stare lontano dalla propria ‘zona comfort’. Specialmente nei casi di scarsa ambientazione nell’università ospitante, di mancata integrazione con gli studenti del posto o di nostalgia verso il luogo di origine, vi saranno studenti e studentesse che si pentiranno di aver scelto l’Erasmus.

Alla base vi è infatti stata una valutazione errata delle proprie aspirazioni o la scelta sbagliata del luogo in cui vivere l’esperienza. Basti pensare a quei paesi e città con culture e abitudini assai diverse dalle nostre: ciò potrebbe influire sulla positività della permanenza nel suo complesso, portando lo studente o studentessa ad isolarsi in tutto o in parte.

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