Cosa sono le zone climatiche Italia e perché impattano sulla bolletta

Le zone climatiche Italia influenzano significativamente le bollette energetiche a causa delle diverse esigenze di riscaldamento e raffreddamento

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Daniele Cardetta

Editor esperto di Green

Dopo la laurea in Storia Contemporanea si dedica all'attività di copywriter con attenzione alle tematiche energetiche e all'innovazione tecnologica.

Uno dei fattori che bisogna considerare quando si parla di bollette del gas è quello delle zone climatiche Italia. Il nostro Paese, infatti, può vantare una varietà di condizioni atmosferiche che ha evidenziato la necessità di introdurre una classificazione del territorio nazionale in diverse zone climatiche, un sistema che non solo aiuta a comprendere meglio le caratteristiche ambientali di ogni regione, ma ha anche implicazioni dirette sui consumi energetici e, di conseguenza, sulle bollette di casa. Ma cosa sono esattamente le zone climatiche Italia e come influenzano i costi energetici?

Classificazione zone climatiche Italia: cosa sapere

Le zone climatiche in Italia sono state introdotte per categorizzare le diverse aree del paese in base al loro clima, considerando principalmente la temperatura media nel periodo più freddo dell’anno. Per fascia o zona climatica si intende una parte di territorio che ha in comune le stesse caratteristiche a livello di clima. La classificazione zone climatiche Italia si articola in sei zone differenti, dalla A alla F, che vanno dalle condizioni più miti (zona A), fino a quelle più rigide (Zona F). Ogni zona climatica corrisponde a specifici bisogni di riscaldamento per gli edifici, di conseguenza influenza direttamente il fabbisogno energetico per mantenere confortevoli gli ambienti interni durante i mesi invernali.

L’elenco zone climatiche Italia si è concretizzato con il D.P.R. n.412 del 26 agosto 1993, la norma sugli impianti termici degli edifici ai fini del risparmio energetico. Nello specifico, nell’allegato A della norma è possibile trovare tutti i riferimenti circa le zone climatiche Italia di ciascun comune, sul periodo dell’anno e anche sul numero massimo di ore di accensione degli impianti di riscaldamento al giorno.  Il criterio utilizzato per elaborare la classificazione zone climatiche Italia è quello dei gradi giorno (GG), che corrispondono alla somma (su base annua) della differenza tra la temperatura dell’ambiente interno (fissata convenzionalmente a 20°) e la temperatura media esterna giornaliera.

Elenco zone climatiche Italia: l’impatto in bolletta

L’impatto delle zone climatiche Italia sulla bolletta energetica è significativo. La legislazione italiana ha deciso di utilizzare questa classificazione proprio per determinare i limiti temporali entro cui è consentito l’utilizzo dei sistemi di riscaldamento, fissando anche dei parametri da seguire per l’efficienza energetica degli edifici.

Ma questo, in concreto, come si traduce sulla nostra bolletta? Chi vive nelle zone climatiche Italia classificate come più rigide, ovvero la zona E e la zona F, ha anche dei periodi di attivazione dei sistemi di riscaldamento più lunghi, con un conseguente maggior consumo di energia. Nella zona F, dunque, gli abitanti hanno a disposizione un numero maggiore di ore giornaliere per il riscaldamento rispetto alla zona A, e anche un differente arco temporale in cui è consentito accenderlo.

Quali sono esattamente le zone climatiche in Italia?

Come già detto le zone climatiche Italia sono sei, dalla A alla F. La zona climatica A è la fascia dove si trovano tutti i comuni italiani localizzati in zone con clima invernale mite (gradi giorno inferiori a 600). Nella zona A la legge consente l’accensione degli impianti di riscaldamento per 6 ore al giorno, generalmente da dicembre a marzo.

La zona climatica B è quella in cui si trovano i comuni con gradi giorno compresi tra 600 e 900. Qui, gli impianti potranno essere accesi per un massimo di 8 ore al giorno, sempre da dicembre a marzo.

Nella zona climatica C troviamo tutti i comuni con inverni moderatamente rigidi, con gradi giorno compresi tra 900 e 1400. In questa zona si potranno tenere accesi gli impianti di riscaldamento per un massimo di 10 ore al giorno, da novembre a marzo.

La zona climatica D, quella di Roma e Firenze, prevede dai 1400 ai 2100 gradi giorno e consente l’accensione del riscaldamento per un massimo di 12 ore al giorno, nel periodo novembre-aprile.

La zona climatica E, in cui rientrano grandi città come Torino, Milano e Bologna con un clima rigido nei mesi invernali (gradi giorno 2100-3000), consente fino a 14 ore al giorno di riscaldamento nel periodo ottobre-aprile.

Infine, abbiamo la zona climatica F, in cui si trovano i comuni con clima invernale molto freddo (gradi giorno oltre 3000) come Cuneo e Belluno. Chi vive in questa zona climatica potrà tenere acceso il riscaldamento tutto l’anno, senza alcuna limitazione di ore.

Zone climatiche e bolletta: interventi utili

Le persone che vivono nelle zone climatiche più rigide, come la E e la F, andranno incontro a una spesa di riscaldamento maggiore, di conseguenza potrebbero pensare a investire nell’efficienza energetica. In questo modo sarà possibile sia ridurre i costi in bolletta, sia ridurre in modo anche sostanziale l’impatto ambientale dell’uso degli impianti di riscaldamento.

Tra gli interventi consigliati in quest’ottica abbiamo l’utilizzo di infissi con alta capacità di isolamento termico, l’investimento tecnologico in domotica, l’installazione di un cappotto termico interno ed esterno e l’installazione di una caldaia a condensazione ad alta efficienza. Oltre a questo, un risparmio consistente può anche essere realizzato semplicemente scegliendo le migliori offerte sul mercato libero. In questo potrebbe tornare utile un comparatore di tariffe, uno strumento che permette di selezionare solo le offerte e le tariffe più idonee alle proprie necessità di consumo.

Zone climatiche Italia ed efficienza energetica

Le zone climatiche Italia giocano un ruolo molto importante anche per quanto concerne le politiche di efficienza energetica ed edilizia sostenibile. Le normative in materia di costruzione tengono conto, infatti, proprio della zona climatica per stabilire i requisiti minimi di isolamento termico e la tipologia di materiali da utilizzare. Non solo, la zona climatica serve anche a capire quali siano le soluzioni tecnologiche più adatte per garantire il massimo comfort abitativo con il minimo dispendio energetico.

 

In collaborazione con Libero Tariffe