Il nuovo allarme Ue si chiama bisfenolo: dove si trova e cosa provoca

Si tratta di una sostanza chimica che rappresenta "un potenziale rischio per milioni di persone". Cosa sapere

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Dopo l’allerta di giugno dell’OMS sull’aspartame, ora l’Agenzia Ue per l’Ambiente lancia un nuovo allarme su una sostanza con cui probabilmente tutti abbiamo spesso a che fare, ma di cui pochi conoscono il nome: il cosiddetto bisfenolo A (BPA), che, secondo l’AEA, sarebbe “un potenziale rischio per milioni di persone“. Si tratta di una sostanza chimica simile agli estrogeni, sintetizzata artificialmente e all’inizio progettata per usi medici, che via via ha trovato impiego in moltissimi prodotti di uso quotidiano, violando peraltro il principio di precauzione che rappresenta da sempre uno dei capisaldi della legislazione europea.

Non solo si scopre che lo smog uccide oltre 90 bambini a settimana: l’esposizione della popolazione europea al bisfenolo “è ben al di sopra dei livelli accettabili di sicurezza sanitaria“, scrive l’AEA. Il report dell’Agenzia europea ha rilevato che fino al 100% delle persone partecipanti all’indagine e provenienti da 11 Paesi Ue erano probabilmente esposti alla sostanza chimica al di sopra delle soglie di sicurezza. Il che solleva notevoli preoccupazioni per la salute stessa della popolazione europea.

Dove si trova il bisfenolo

Oggi il biosfenolo è usato nei contenitori alimentari in plastica e metallo, nelle bottiglie riutilizzabili e anche nei tubi dell’acqua potabile. Ma come si legge nella ricerca, le persone sono esposte al biosfenolo principalmente attraverso la dieta, perché la sostanza è presente in una gamma di plastiche comunemente utilizzate negli imballaggi per alimenti e bevande.

Lo troviamo poi anche nelle lattine, nei giocattoli, nei vestiti, nei materiali utilizzati per le protesi dentali. Ora, la Commissione europea vuole bandire il bisfenolo A dai contenitori per alimenti.

Esiste anche un particolare rischio professionale collegato al biosfenolo, per i cassieri e tutti coloro che maneggiamo sovente gli scontrini. Infatti tra le altre cose è stato scoperto che il BPA si trovava anche nella carta termica, quella utilizzata proprio per gli scontrini per intenderci. Non a caso nei 27 Paesi Ue il BPA è stato eliminato nella carta termica dal 2020 e sostituito con però con sostanze analoghe. Anche oggi i dati raccolti nell’ambito del progetto indicano che il rischio derivante dall’esposizione professionale non dovrebbe essere ignorato: è stato identificato un rischio potenziale per i lavoratori, soprattutto in scenari industriali con livelli di esposizione al BPA 10-20 volte superiori rispetto alle esposizioni di fondo.

Cosa provoca il bisfenolo

Sulle pagine di Sanità24 del Sole 24 Ore, l’epidemiologo Prisco Piscitelli, vicepresidente SIMA-Società Italiana di Medicina Ambientale, evidenza che dal 2006 ad oggi sono stati pubblicati circa 300 studi sugli effetti del bisfenolo A e i suoi meccanismi d’interferenza con il sistema metabolico dell’uomo e della donna.

“Le evidenze scientifiche indicano che il bisfenolo A è presente come contaminante anche nei feti in epoca prenatale. I dati sui danni alla salute indotti da questa sostanza si accumulano anno dopo anno: da uno studio della Columbia University di New York su oltre 1200 bambini sappiamo che la presenza di bisfenolo A nelle urine si associa a sviluppo di obesità infantile a partire dai 7 anni di età, ma anche ad insulino-resistenza e diabete con elevate concentrazioni di emoglobina glicata”.

Alcuni studi ne suggeriscono poi un possibile effetto negativo sull’apparato cardiovascolare, con aumento del rischio di sindrome metabolica, aumento del grasso viscerale, aterosclerosi, ipertensione, ipertrofia miocardica ed infarto. Altri ambiti oggetto di studio riguardano il diabete gestazionale, la sindrome dell’ovaio policistico, l’infertilità maschile e persino il tumore al seno.

“Più in generale si tratta di una sostanza per la quale non sono ancora noti tutti i meccanismi di azione innescati da stress ossidativo o anche da danno epigenetico ed è per questo che è assolutamente necessario adottare un atteggiamento prudenziale a maggior tutela della salute pubblica”.

Ad aprile scorso, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA) aveva pubblicato il suo ultimo parere scientifico rivalutando i rischi per la salute pubblica dovuti proprio all’esposizione al BPA. Ciò a cui si era arrivati è che esiste oggi una preoccupazione per la salute derivante dall’esposizione alimentare al BPA, in particolare dai prodotti alimentari in scatola, che si è rivelato essere la fonte di esposizione più importante per tutte le fasce d’età.

L’EFSA ha scoperto che il BPA può danneggiare il sistema immunitario umano, anche a dosi molto basse, portando a malattie metaboliche, obesità, cancro, interferenze endocrine che colpiscono gli ormoni steroidei e gli ormoni tiroidei, infertilità, reazioni allergiche e problemi al feto in caso di esposizione durante la gravidanza. L’ECHA- European Chemical Agency ha identificato il BPA come una sostanza “estremamente preoccupante” a causa dei potenziali effetti di interferenza endocrina sulla salute umana e sull’ambiente.

Cosa dice lo studio dell’AEA sul bisfenolo

Gli ultimi dati di biomonitoraggio umano realizzati dall’AEA tra gennaio 2017 e giugno 2022 supportano queste tesi: esiste quindi – dice l’Agenzia europea per l’Ambiente – un problema per la salute degli europei derivante dall’esposizione al BPA. I dati dei livelli di bisfenolo A nelle urine umane mostrano che l’esposizione è ancora troppo elevata, nonostante le diverse misure normative introdotte da Bruxelles già a partire dal 2015.

Il bisfenolo A e altri due bisfenoli utilizzati come sostituti del BPA (S e F) sono stati misurati nelle urine di 2.756 adulti provenienti da 11 Paesi: Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Finlandia, Germania, Islanda, Lussemburgo, Polonia, Portogallo e Svizzera, che, pur non facendo parte dell’Unione europea, rappresenta l’Europa settentrionale, orientale, meridionale e occidentale. Il livello di superamento critico varia tra il 71% e il 100%.

L’esito è chiaro: l’esposizione della popolazione al BPA in Europa è troppo elevata e costituisce un potenziale problema per la salute, come succede anche per altre sostanze come l’acrilammide. Peraltro, come gli stessi ricercatori evidenziano, i superamenti dei limiti segnalati sono numeri minimi, e quindi è possibile che tutti gli 11 Paesi abbiano tassi di superamento del 100% esposti al di sopra dei livelli di sicurezza.

Negli ultimi dieci anni in Europa sono state adottate diverse misure per regolamentare i bisfenoli e nei prossimi anni sono previste ulteriori normative. Per esempio è stata adottata una legislazione più rigorosa sui prodotti chimici, sui prodotti di consumo come giocattoli e dispositivi medici, e si è data maggiore importanza all’esposizione professionale e all’ambiente, con particolare attenzione alle emissioni nell’aria e nell’acqua.

Dove è stato vietato

Il BPA è stato vietato nella carta termica come vista, ma anche nelle vernici o nei rivestimenti applicati a materiali e articoli destinati all’imballaggio di prodotti alimentari per bambini, come alimenti per neonati e per l’infanzia.

Ulteriori misure sono state adottate in diversi Paesi. Ad esempio la Francia ha vietato il bisfenolo in tutti i materiali a contatto con gli alimenti. Altri, come la Danimarca, il Belgio e la Svezia, l’hanno fatto sparire da quei materiali destinati ai bambini di età inferiore ai 3 anni. Ora, l’Unione europea compie un ulteriore importantissimo passo avanti annunciando di voler bandire il bisfenolo A dai contenitori per alimenti.