La Commissione europea ha compiuto un passo decisivo verso un futuro più sano e sostenibile, introducendo severe restrizioni sull’utilizzo di alcune sostanze chimiche estremamente pericolose per la salute umana e l’ambiente. Al centro di questa importante misura si trovano i Pfas, acronimo di composti perfluoroalchilici e polifluoroalchilici, comunemente definiti “sostanze chimiche eterne” a causa della loro straordinaria resistenza alla decomposizione.
Tra i Pfas ora banditi dall’Unione europea spicca l’acido perfluoroesanoico (PFHxA) e i suoi derivati, sostanze sviluppate dall’industria chimica negli anni ’40 proprio per la loro capacità di respingere l’acqua e l’olio. Questa caratteristica, che un tempo veniva considerata un pregio, si è rivelata una vera e propria spada di Damocle per l’ambiente e la salute pubblica.
La persistenza dei Pfas nel tempo e nel territorio è infatti allarmante: una volta rilasciati nell’ambiente, questi composti si accumulano nei suoli, nelle acque superficiali e persino nelle falde acquifere, contaminando le risorse idriche destinate al consumo umano. Numerosi studi scientifici hanno evidenziato una correlazione tra l’esposizione ai Pfas e l’insorgenza di gravi patologie, tra cui alcuni tipi di cancro, problemi al sistema immunitario e disturbi dello sviluppo nei bambini.
Con questo provvedimento, l’Unione europea dimostra ancora una volta il suo impegno nella tutela della salute dei cittadini e nella protezione dell’ambiente. Il divieto dei Pfas rappresenta una vittoria importante nella lotta contro l’inquinamento chimico e apre la strada allo sviluppo di alternative più sicure e sostenibili.
Indice
Cosa sono i Pfas e perché sono così pericolosi
Cosa sono i Pfas e perché destano tanta preoccupazione? I Pfas, acronimo di composti perfluoroalchilici e polifluoroalchilici, rappresentano un vasto gruppo di sostanze chimiche artificiali, create dall’uomo per le loro eccezionali proprietà idro e oleorepellenti. Queste caratteristiche li rendono estremamente versatili e li hanno resi componenti essenziali in numerosi prodotti di uso quotidiano, dalle padelle antiaderenti ai tessuti impermeabili, dai cosmetici agli imballaggi alimentari.
Tuttavia, è proprio questa loro straordinaria persistenza che li rende così pericolosi. Una volta rilasciati nell’ambiente, i Pfas si diffondono con estrema lentezza e difficilmente si degradano, contaminando suoli, acque e alimenti. A causa della loro struttura chimica, i Pfas tendono ad accumularsi negli organismi viventi, compreso l’uomo, attraverso la catena alimentare.
Numerosi studi scientifici hanno dimostrato una correlazione tra l’esposizione ai Pfas e l’insorgenza di gravi patologie. Tra queste, si segnalano:
- Disturbi del sistema immunitario: i Pfas possono compromettere le difese naturali dell’organismo, rendendolo più vulnerabile a infezioni
- Problemi di fertilità: sia negli uomini che nelle donne, l’esposizione ai Pfas può ridurre la fertilità e aumentare il rischio di malformazioni congenite
- Malattie della tiroide: i Pfas possono interferire con il corretto funzionamento della tiroide, una ghiandola endocrina essenziale per il metabolismo
- Cancro: diversi studi epidemiologici hanno associato l’esposizione a lungo termine ai Pfas a un aumentato rischio di sviluppare alcuni tipi di tumore, come quelli ai testicoli e al rene
I Pfas rappresentano una seria minaccia per la salute umana e per l’ambiente. La loro persistenza e la loro capacità di bioaccumularsi rendono difficile e costosa la loro rimozione dall’ambiente. Per questo motivo, è fondamentale adottare misure preventive e promuovere lo sviluppo di alternative più sicure e sostenibili.
Un passo avanti verso prodotti più sicuri: l’Ue elimina gradualmente le sostanze nocive
In linea con il regolamento Reach (Registrazione, Valutazione, Autorizzazione e Restrizione delle Sostanze Chimiche), pilastro fondamentale della normativa europea sulla gestione delle sostanze chimiche, l’Unione Europea ha adottato nuove misure volte a eliminare gradualmente le sostanze nocive presenti in numerosi prodotti di uso quotidiano.
Come ha sottolineato Maros Sefcovic, Vicepresidente esecutivo della Commissione europea per il Green Deal, “Stiamo eliminando le sostanze nocive dai prodotti che i cittadini utilizzano quotidianamente, come i tessuti, i cosmetici e gli imballaggi alimentari”. Questa dichiarazione sottolinea l’impegno dell’Ue a garantire un maggiore livello di sicurezza per i consumatori europei, proteggendoli dall’esposizione a sostanze chimiche potenzialmente dannose per la salute e l’ambiente.
Le nuove restrizioni si concentrano in particolare su un gruppo di sostanze chimiche note come Pfas, spesso denominate “sostanze chimiche per sempre” a causa della loro estrema persistenza nell’ambiente. Queste sostanze, ampiamente utilizzate in passato per le loro proprietà idro- e oleorepellenti, sono state associate a diversi problemi di salute, tra cui disturbi ormonali e immunitari.
L’obiettivo di queste nuove misure è quello di promuovere la sostenibilità dell’industria chimica europea, incoraggiando lo sviluppo e l’adozione di alternative più sicure e rispettose dell’ambiente ai Pfas. Allo stesso tempo, si mira a fornire alle imprese il tempo necessario per adeguarsi ai nuovi requisiti normativi, evitando così impatti negativi sulla competitività del settore.
In sintesi, le nuove misure adottate dall’Ue rappresentano un passo significativo verso un futuro in cui i prodotti di consumo siano sempre più sicuri e sostenibili. Grazie a questo impegno, i cittadini europei potranno beneficiare di un ambiente più sano e di una maggiore tutela della loro salute.
Nuove restrizioni per l’acido perfluoroesanoico (PFHxA): un passo avanti per la tutela della salute e dell’ambiente
L’Unione europea ha introdotto nuove e rigorose restrizioni sull’utilizzo dell’acido perfluoroesanoico (PFHxA), una sostanza chimica appartenente alla famiglia dei Pfas.
Il divieto riguarderà la vendita e l’uso del PFHxA in una concentrazione pari o superiore a 25 parti per bilione (ppb) per la somma del PFHxA e dei suoi sali, o pari a 1.000 ppb per la somma delle sostanze correlate al PFHxA, misurata in materiali omogenei. Questa misura si applicherà a una vasta gamma di prodotti di consumo quotidiano, tra cui:
- Tessili: tovaglie, tende oscuranti, giacche antipioggia e altri indumenti impermeabili
- Materiali per calzature: cuoio, pelli e tessuti
- Imballaggi alimentari: carta e cartone per alimenti, come le scatole per pizza
- Prodotti per la cura della persona: cosmetici
- Altri prodotti: spray impermeabilizzanti
L’obiettivo di queste nuove restrizioni è quello di proteggere la salute umana e l’ambiente dall’esposizione a sostanze chimiche potenzialmente dannose. I Pfas, infatti, sono noti per la loro persistenza nell’ambiente e la loro capacità di accumularsi negli organismi viventi, provocando una serie di problemi di salute.
Sebbene il divieto sia molto ampio, sono previste alcune eccezioni per garantire la sicurezza in settori critici, come quello antincendio. Tuttavia, anche in questo caso saranno introdotte misure per ridurre al minimo l’uso di queste sostanze.
Allo stesso tempo, alcuni settori strategici, come quello dei semiconduttori e delle batterie per l’idrogeno, potranno continuare a utilizzare i PFHxA per un periodo limitato, in attesa di trovare alternative sicure ed efficaci.
Le nuove restrizioni sull’uso del PFHxA rappresentano un passo importante verso una maggiore tutela della salute umana e dell’ambiente. Tuttavia, è fondamentale continuare a lavorare per trovare soluzioni innovative e sostenibili che permettano di eliminare gradualmente l’uso di queste sostanze pericolose in tutti i settori industriali.
Un passo decisivo verso un futuro senza “sostanze chimiche eterne”
L’Unione europea ha compiuto un significativo passo avanti nella lotta contro le sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche, comunemente conosciute come “sostanze chimiche eterne” a causa della loro estrema persistenza nell’ambiente.
Le nuove restrizioni introdotte mirano a limitare drasticamente l’uso di queste sostanze in numerosi prodotti di uso quotidiano, con l’obiettivo di proteggere la salute umana e l’ambiente dai gravi rischi associati all’esposizione ai Pfas. Queste sostanze sono state collegate a una vasta gamma di problemi di salute, tra cui disturbi ormonali e immunitari.
L’Unione europea ha deciso di agire in modo proattivo, limitando l’uso dei Pfas laddove il rischio per la salute e l’ambiente non sia adeguatamente controllato, e quando esistono alternative più sicure e sostenibili. Questa scelta si basa sul principio di precauzione, che impone di adottare misure preventive anche in assenza di certezze scientifiche complete sui potenziali rischi.
Come sottolineato dal Commissario Sefcovic, “sostituire le ‘sostanze chimiche eterne’ contribuisce a mantenere l’ambiente sano, a preservare le risorse e a promuovere l’innovazione verso alternative più pulite. Le imprese avranno a disposizione periodi di transizione adeguati per adeguarsi alle nuove norme e sviluppare prodotti più sicuri e rispettosi dell’ambiente.”
La restrizione entrerà in vigore gradualmente, con periodi transitori che varieranno dai 18 mesi ai 5 anni, a seconda dell’uso specifico dei Pfas. Questo approccio graduale è stato scelto per consentire alle imprese di pianificare e attuare le necessarie modifiche ai loro processi produttivi, senza compromettere l’economia o l’innovazione.
Le nuove restrizioni sui Pfas rappresentano un segnale forte dell’impegno dell’Unione europea a creare un ambiente più sano e sicuro per i cittadini. Questa decisione non solo contribuirà a ridurre i rischi per la salute, ma incoraggerà anche lo sviluppo di alternative più sostenibili, aprendo la strada verso un futuro in cui le “sostanze chimiche eterne” saranno sempre più un ricordo del passato.
I Pfas nell’industria tessile, un ostacolo all’economia circolare
L’industria tessile è una delle principali utilizzatrici di Pfas. Si stima che tra il 35% e il 45% della domanda globale di Pfas sia destinata a questo settore, con un utilizzo che va dall’abbigliamento ai tessuti per la casa, passando per la pelle e le applicazioni tecniche. Queste sostanze, note per le loro proprietà idrorepellenti e oleorepellenti, conferiscono ai tessuti caratteristiche come impermeabilità, resistenza alle macchie e durata nel tempo.
Tuttavia, l’uso diffuso dei Pfas nei tessuti presenta significative problematiche ambientali. Queste sostanze, infatti, sono estremamente persistenti nell’ambiente e possono accumularsi negli organismi viventi, provocando una serie di effetti negativi sulla salute umana e sugli ecosistemi. Inoltre, la presenza di Pfas nei tessuti rappresenta un ostacolo significativo alla realizzazione di un’economia circolare per i prodotti tessili. I Pfas, infatti, rendono difficile il riciclo dei tessuti contaminati, in quanto le tecnologie esistenti non sono ancora in grado di rimuoverli in modo efficace ed economico.
Un ulteriore problema è rappresentato dalla mancanza di trasparenza sulla presenza di Pfas nei prodotti tessili, soprattutto quelli importati da Paesi con normative meno rigorose. Una quota significativa dei tessuti consumati in Europa proviene da Paesi asiatici, dove l’uso dei Pfas è meno regolamentato. Questa situazione rende difficile tracciare la presenza di queste sostanze lungo la catena di fornitura e limita la capacità di intervenire per ridurre la loro diffusione.
Le soluzioni proposte dall’Aea
L’Aea sottolinea l’importanza di concentrare gli sforzi di prevenzione a monte della catena di fornitura dei prodotti tessili, piuttosto che agire a valle, quando i prodotti sono già stati immessi sul mercato. Ridurre l’uso dei Pfas nei tessuti è fondamentale per aumentare la riciclabilità e la durata dei prodotti, contribuendo così a realizzare un’economia circolare più sostenibile.
Per raggiungere questo obiettivo, è necessario:
- Sviluppare alternative sicure ai Pfas: la ricerca scientifica è orientata alla scoperta di nuove sostanze o trattamenti che possano conferire ai tessuti le stesse proprietà dei Pfas, senza gli stessi rischi per la salute e l’ambiente
- Migliorare la tracciabilità dei Pfas nella catena di fornitura: è fondamentale garantire una maggiore trasparenza sulla presenza di Pfas nei prodotti tessili, attraverso l’implementazione di sistemi di tracciabilità efficaci
- Promuovere la cooperazione internazionale: è necessario collaborare a livello internazionale per armonizzare le normative sui Pfas e promuovere l’adozione di standard più rigorosi
L’impegno dell’Ue contro l’inquinamento da Pfas negli alimenti
Negli ultimi due decenni, l’Unione Europea ha posto al centro della propria agenda la tutela della salute dei consumatori e la salvaguardia dell’ambiente dalle minacce rappresentate dalle sostanze Pfas. In particolare, l’attenzione si è concentrata sulla presenza di questi composti negli alimenti, vista la loro capacità di accumularsi nell’organismo umano e di provocare una serie di effetti negativi sulla salute.
Nel 2020, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa) ha compiuto un passo fondamentale nella valutazione del rischio associato all’esposizione ai Pfas, stabilendo una dose settimanale tollerabile di gruppo (DST) per i principali composti perfluoroalchilici. Questa soglia rappresenta la quantità massima di una sostanza che può essere ingerita settimanalmente senza provocare effetti negativi sulla salute. Tuttavia, l’Efsa ha sottolineato la necessità di ulteriori ricerche sull’acido perfluoroesanoico (PFHxA), un composto particolarmente diffuso e per il quale non è stata ancora stabilita una DST specifica.
In risposta alle preoccupazioni sollevate dall’Efsa e alla crescente consapevolezza dei rischi associati ai Pfas, la Commissione Europea ha emanato nel 2022 una raccomandazione (CE2022/1431) che invita gli Stati membri a intensificare i monitoraggi sulla presenza di Pfas, inclusi i PFHxA, negli alimenti. L’obiettivo è quello di ottenere una panoramica più completa della contaminazione da Pfas nella catena alimentare e di individuare eventuali punti critici che richiedono interventi correttivi.
Le azioni intraprese dall’Unione europea dimostrano un forte impegno a garantire la sicurezza alimentare e a proteggere la salute dei consumatori. Il monitoraggio continuo dei livelli di Pfas negli alimenti, combinato con l’adozione di misure normative sempre più stringenti, contribuirà a ridurre l’esposizione della popolazione a queste sostanze e a promuovere lo sviluppo di alternative più sicure e sostenibili.
Il percorso intrapreso dall’Ue per affrontare il problema della contaminazione da Pfas negli alimenti è lungo e complesso, ma i risultati ottenuti fino ad oggi sono incoraggianti. Grazie a un approccio basato sulla scienza e sulla collaborazione tra istituzioni, autorità sanitarie e industria alimentare, è possibile costruire un futuro in cui gli alimenti siano sempre più sicuri e protetti dalla presenza di sostanze potenzialmente dannose per la salute.
L’uso diffuso dei Pfas nell’industria tessile rappresenta una sfida significativa per la salute umana e l’ambiente. Per affrontare questo problema, è necessario un impegno congiunto da parte delle istituzioni, delle imprese e dei consumatori, al fine di promuovere lo sviluppo di alternative più sostenibili e di costruire un’economia circolare per i prodotti tessili.
Monitoraggio continuo dei Pfas negli alimenti, l’impegno dell’Efsa fino al 2025
L’Efsa è impegnata in un’attività di monitoraggio costante della presenza di sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche negli alimenti. Come ha sottolineato Hans Steinkellner, responsabile scientifico dell’Efsa, “Finora l’Efsa ha ricevuto e pubblicato i dati di monitoraggio per il 2022”.
I dati raccolti dagli Stati membri nell’ambito del regolamento europeo sui Pfas forniscono un quadro sempre più chiaro dell’esposizione della popolazione a queste sostanze attraverso la dieta. L’analisi di questi dati consente all’Efsa di valutare l’efficacia delle misure adottate per ridurre la contaminazione da Pfas nella catena alimentare e di identificare eventuali aree critiche che richiedono interventi mirati.
L’attività di monitoraggio dei Pfas negli alimenti è un processo continuo che si estenderà fino al 2025. Negli anni a venire, l’Efsa riceverà e analizzerà i dati di monitoraggio relativi agli anni 2023, 2024 e 2025. Questa mole di informazioni consentirà di tracciare l’evoluzione della contaminazione da Pfas nel tempo e di valutare l’impatto delle misure di mitigazione adottate dagli Stati membri.
Al termine del periodo di monitoraggio, la Commissione Europea potrà richiedere all’Efsa di effettuare una valutazione di follow-up sulla contaminazione da Pfas negli alimenti. Questa valutazione consentirà di trarre conclusioni definitive sull’efficacia delle misure adottate e di identificare eventuali ulteriori azioni necessarie per garantire un elevato livello di sicurezza alimentare.
L’impegno dell’Efsa nel monitoraggio dei Pfas negli alimenti è fondamentale per proteggere la salute dei consumatori. Grazie a questa attività di sorveglianza, è possibile individuare tempestivamente eventuali rischi per la salute e adottare le misure necessarie per mitigarli.