Quello compreso tra Natale e Capodanno è un periodo che mette a dura prova il nostro cuore a livello di salute. La notte tra il 24 e il 25 dicembre risulta essere il momento più delicato, seguito a ruota dalle date del 26 dicembre e del 1° gennaio. Ad aumentare il rischio dei problemi cardiaci durante le feste sono diversi fattori: dal freddo allo stress fisico ed emotivo di fine anno, passando per i pasti abbondanti con i parenti e il consumo sregolato di alcol. Da qui l’allarme dei cardiologi, che invitano a prestare attenzione ai minimi segnali, soprattutto se si soffre già di patologie cardiovascolari.
Cosa dicono gli studi
Secondo quanto emerge da una ricerca dell’American Heart Association, negli Stati Uniti dal giorno di Natale al primo giorno dell’anno nuovo si verifica il numero più alto di decessi per attacchi di cuore rispetto a qualsiasi altra settimana. Non è un caso che proprio negli Usa si utilizzi l’espressione “Holiday Heart”, che indica quella che può essere definita “la sindrome del cuore in vacanza”.
Stando a uno studio condotto dagli scienziati dell’Istituto Karolinska di Stoccolma, che ha confrontato date e tempi di 280mila attacchi cardiaci in 16 anni in Svezia, il picco viene raggiunto alle 22:00 del 24 dicembre. Per gli esperti proprio alla Vigilia di Natale il rischio aumenta del 37%. Il 25 dicembre la percentuale si attesta invece al 29%, il giorno di Santo Stefano al 21% mentre la notte di Capodanno al 20%.
Qui abbiamo parlato dei nuovi virus in circolazione in questo periodo.
Il consumo eccessivo di alcol
Il fattore più pericoloso per l’insorgenza di attacchi cardiaci è il consumo in eccesso di bevande alcoliche, che per tanti nel periodo festivo diventa un’abitudine quasi quotidiana. I momenti per i brindisi d’altronde non mancano: dalle cene aziendali agli aperitivi con gli amici, dai cenoni fino agli eventi di Capodanno, le celebrazioni sono spesso a base alcolica.
Così ci si dimentica quanto l’organismo ne possa risentire, fino a quando non arrivano i primi effetti indesiderati. Come spiegato al ‘Corriere della Sera’ dal professor Claudio Tondo – direttore del Dipartimento di Aritmologia del Centro Cardiologico Monzino, IRCCS – si può “determinare un aumento della frequenza cardiaca e facilitare l’insorgenza di aritmie come la fibrillazione atriale“.
Ma anche le grandi quantità di cibo caratteristiche dei pasti festivi non sono un fattore da sottovalutare. “Le anomalie del ritmo indotte dall’alcol – ha allertato l’esperto – spesso si verificano in concomitanza di un’alimentazione più abbondante“. E se generalmente la possibilità di soffrire di fibrillazione atriale è 1 su 1.000, con un bicchiere di birra o vino la probabilità può già arrivare a 3 su 1.000.
Qui lo smartphone che metterebbe a rischio il cuore.
Cosa è la fibrillazione atriale
Tra le aritmie cardiache quella più diffusa tra la popolazione è la fibrillazione atriale. Ed è quindi il pericolo più incombente tra il Natale e il Capodanno. Si tratta di un’anomalia del battito cardiaco, che diventa irregolare: il sangue non viene pompato in maniera adeguata e si possono formare dei pericolosi coaguli.
La prevalenza del problema tende a crescere con l’aumentare dell’età. I sintomi correlati alla fibrillazione atriale sono cardiopalmo aritmico, astenia, debolezza, svenimenti, mancanza di respiro, scarsa tolleranza allo sforzo fisico e dolore cardiaco. In genere viene diagnosticata attraverso un elettrocardiogramma, ma talvolta può essere asintomatica e il suo riscontro può essere occasionale.
Qui abbiamo parlato dell’allarme medici di base in Italia.
Nel periodo festivo in particolare si è portati a trascurare eventuali segnali, aspettando il nuovo anno per effettuare i controlli del caso. Il consiglio degli esperti è invece quello di non sottovalutare mai alcun sintomo. L’ideale per una vita sana, ricordano sempre i medici, è mangiare moderatamente, bere la giusta quantità di acqua giornaliera e non smettere mai di praticare attività fisica.