Allarme Covid, quali varianti ci minacciano dalla Cina

Sono sei le mutazioni del Covid-19 che ci minacciano nuovamente, con la Cina che sta soffrendo ancora con percentuali record di contagi

Non è di certo una chiusura di 2022 tranquilla in ottica pandemica, con nuovi e sempre più insistenti allarmi che arrivano dall’Asia. Dopo un periodo in sordina, con la convivenza col virus che sembrava dare i suoi frutti, nelle ultime settimane le luci dei riflettori si sono accese nuovamente sulla Cina e sul Covid-19 dopo il boom dei contagi registrati a Pechino e dintorni.

I nuovi casi preoccupano l’Asia e non solo, col mondo intero che non resta di certo a guardare dopo quanto successo nel 2019 quando, da Wuhan, il virus si è velocemente diffuso in tutto il globo mandando in crisi la sanità. A tre anni dallo scoppio della pandemia ecco che il pericolo si fa nuovamente presente, ma con maggiori rischi derivanti dalle numerose varianti di coronavirus presenti.

Le varianti che minacciano l’Italia

Ondata dopo ondata, negli ultimi tre anni abbiamo preso confidenza con numerose mutazioni del Covid-19 che, una diversa dall’altra, si sono presentate e hanno minacciato una nuova ricaduta nell’emergenza. Partendo dalla versione “alpha”, quella base che abbiamo imparato a conoscere all’inizio del 2020 e che ha provocato, quasi in tutto il mondo, il lockdown totale, oggi esistono diverse varianti del virus, tutte pronte a minacciare nuovamente la sanità.

Quelle che preoccupano, nello specifico, sono sei. L’Oms le sta monitorando giorno dopo giorno, cercando di sequenziare sempre più nuovi ceppi per cercare di arginare quanto più possibile lo scoppio di nuovi focolai. A livello globale, fa notare l’Agenzia Onu per la salute, le “varianti attualmente sotto monitoraggio che” hanno in mano la situazione e “rappresentano il 72,9% della prevalenza contagi” sono mutanti che “hanno sostituito precedenti lignaggi discendenti di BA.5.”  Si tratta di BQ.1-Cerberus (42,5%), Omicron BA.5 con una o più fra 5 mutazioni (13,4%), BA.2.75-Centaurus (9,8%), il ricombinante XBB Gryphon (6,1%), BA.4.6 (1%) e BA2.30.2 (0,1%).

La mappa delle varianti

In un quadro che non può far altro che preoccupare, l’Oms ha pubblicato l’aggiornamento della mappa delle varianti Covid che, confrontandola con quelle del passato, è in parte mutata. Ad uscirne favorita è Centaurus, che è tornata a crescere. Entrando nel merito, anche se BA.5 con i suoi derivati è tuttora dominante a livello globale rappresenta il 68,4% delle sequenze virali, la prevalenza di questi lignaggi sta diminuendo. A tenere alta Omicron 5 è Cerberus, BQ.1 e derivati, salita al 42,5%.

BA.2, con i suoi discendenti, è salita al 12,6% mentre BA.4 e i suoi lignaggi sono in declino, con una prevalenza che si attesta a 1,2% (qui abbiamo parlato dei virus in circolazione oltre al Covid).

L’ordinanza e l’allarme dalla Cina

Una situazione che, se non frenata in anticipo, potrebbe causare non pochi problemi alla sanità. Ecco allora che, guardando a quello che sta succedendo in Cina dove si registrano oltre un milione di nuovi casi al giorno, il Governo ha preso già provvedimenti per cercare di arginare quanto più possibile i contagi.

Per questo nella giornata di mercoledì 28 dicembre 2022 il ministro della Salute Orazio Schillaci ha firmato l’ordinanza per i tamponi obbligatori a tutti i passeggeri provenienti dalla Cina. Resasi necessaria e indispensabile, la misura è stata attuata già nelle ore successive in tutti gli aeroporti che hanno ospitato voli provenienti dal Paese asiatico. Intanto risuona forte l’allarme degli esperti, col virologo Matteo Bassetti che ha sottolineato a Il Messaggero che la Cina è una vera e propria “bomba biologica” pronta a esplodere data l’elevata percentuale di contagiosità del virus (qui abbiamo parlato del rischio insabbiamento sui morti per Covid in Cina).