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Tecnologie assistive, mercato in crescita in Italia: dal bastone intelligente per non vedenti all’app

Il mercato italiano delle tecnologie assistive cresce con modelli virtuosi come WeWalk, bastone intelligente per non vedenti che fa la differenza

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Redazione

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La disabilità non è solo una questione con un rilevante peso sociale, ma anche un tema economico che ha un impatto diretto sui bilanci pubblici e sulle famiglie.

Nel nostro Paese, secondo i dati Eurostat e Istat, la spesa pubblica per la disabilità supera i 30 miliardi di euro l’anno, pari a circa l’1,7% del PIL. È una cifra che copre pensioni, indennità di accompagnamento, assistenza sanitaria e servizi sociali, e che rende evidente il peso strutturale di questa voce nei conti dello Stato.

Ma oltre al costo pubblico c’è anche quello privato. Le famiglie che vivono la disabilità sostengono infatti spese quotidiane aggiuntive e non di rado devono affrontare una riduzione del reddito, perché chi si occupa dell’assistenza ha meno possibilità di lavorare a tempo pieno. È un circolo vizioso che non riguarda solo l’aspetto economico, ma anche quello sociale e occupazionale.

Per questo motivo le tecnologie assistive non vanno viste come un lusso o un mero gadget, ma come una leva di innovazione capace di ridurre i costi a lungo termine e aumentare l’autonomia delle persone con disabilità.

Un peso che ricade anche sulle famiglie

Quando si parla di disabilità visiva non bisogna però guardare solo alle cifre della spesa pubblica. Le famiglie vivono ogni giorno il peso economico delle limitazioni come costi per trasporti dedicati, ausili specifici, riabilitazione e in alcuni casi assistenza privata. E a questi si aggiunge un elemento meno visibile ma altrettanto importante, ovvero il tempo.

Molti caregiver, spesso parenti stretti, devono ridurre le ore di lavoro o rinunciare del tutto a un impiego per poter garantire assistenza. Secondo i dati Istat, le famiglie con almeno un componente disabile hanno un rischio di povertà relativa più elevato rispetto alla media nazionale. Il reddito disponibile diminuisce mentre le spese aumentano, generando una condizione di fragilità economica.

Le spese non riguardano solo gli ausili specifici, dato che spesso bisogna adattare la casa con dispositivi sonori o tattili, affrontare costi aggiuntivi per il trasporto (taxi o mezzi dedicati), pagare accompagnatori per alcune attività quotidiane o sostenere percorsi di formazione per imparare a usare strumenti digitali. Sono voci che, sommate, pesano molto sul bilancio familiare.

Inoltre, per molte famiglie il tema non è solo comprare un ausilio, ma sostenere nel tempo tutto ciò che ruota attorno alla mobilità: corsi per imparare a usare app e comandi vocali, piccoli adattamenti domestici, spese di trasporto quando il tragitto è lungo o richiede cambi multipli.

A questo si somma la gestione degli imprevisti, dalle visite mediche agli appuntamenti improvvisi. Ma quando l’autonomia cresce, diminuiscono gli accompagnamenti obbligati e si libera tempo-lavoro per i caregiver.

Per questo, ogni innovazione che permette a una persona non vedente di muoversi con maggiore autonomia non ha solo un impatto sulla sua qualità di vita, ma anche sulle prospettive economiche dell’intero nucleo familiare.

Un ausilio tecnologico in grado di ridurre la necessità di accompagnamento, ad esempio, significa che un caregiver può dedicare più tempo al lavoro, con benefici diretti sul reddito. È il motivo per cui strumenti come WeWALK vanno interpretati non solo come dispositivi medici, ma come investimenti sociali che producono effetti economici diffusi.

Un mercato globale in crescita

Il discorso si amplia ulteriormente se volgiamo lo sguardo al contesto internazionale. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel mondo ci sono 253 milioni di persone con disabilità visiva, di cui 36 milioni cieche e 217 milioni ipovedenti gravi.

Numeri di questa portata rendono evidente che il settore delle tecnologie assistive non è più una nicchia, ma un comparto strategico. Le stime parlano di un mercato globale superiore ai 30 miliardi di dollari, con una crescita annua compresa tra il 5% e il 7%. Un tasso che supera quello medio del settore sanitario e che conferma la vitalità di questo segmento.

Due fattori principali alimentano poi questa crescita. Il primo è l’invecchiamento della popolazione, con la percentuale di over 65 che sta aumentando in tutto il mondo (e con essa le patologie legate alla vista).

Il secondo è l’urbanizzazione: vivere in città complesse, con trasporti di diversa natura e infrastrutture affollate, aumenta la necessità di strumenti che facilitino l’orientamento e la mobilità.

Non sorprende quindi che investitori e istituzioni guardino con interesse al comparto assistive tech, un settore che unisce la stabilità della domanda (perché i bisogni sono strutturali e non ciclici) con la capacità di generare benefici per la collettività.

Sempre più fondi e programmi pubblici vengono difatti indirizzati verso soluzioni che abbiano un impatto sociale positivo, e le tecnologie assistive rientrano a pieno titolo in questo trend.

In questo contesto si inserisce WeWALK, startup che ha saputo trasformare un oggetto simbolico come il tradizionale bastone bianco in un prodotto capace di unire hardware, software e servizi utili in un unico ecosistema.

Dalla tradizione all’innovazione: il modello WeWALK

Il bastone bianco è da sempre il compagno quotidiano delle persone cieche, un simbolo di autonomia che però, da solo, non basta ad affrontare la complessità delle città moderne. WeWALK ha scelto di innovare partendo proprio da lì, dando vita al bastone intelligente WeWalk che combina tradizione e tecnologia.

Le sue funzioni principali includono sensori a ultrasuoni che segnalano ostacoli sospesi con vibrazioni sull’impugnatura, un’app dedicata che integra Google Maps per fornire indicazioni vocali passo dopo passo, la compatibilità con Siri e Google Assistant e un touchpad sull’impugnatura che permette di gestire lo smartphone senza estrarlo dalla tasca.

Bastone WeWalk per non vedenti

Ma l’aspetto più rilevante non è tanto la singola funzione, quanto il modello complessivo. WeWALK non è solo un dispositivo, bensì la porta d’ingresso di un ecosistema che comprende WeAssist, un servizio di supporto remoto con operatori e intelligenza artificiale, e AIM (Accessible Innovation for the Blind), una piattaforma che riunisce formazione, advocacy e community.

Questa scalabilità, che include hardware, servizi e formazione, crea diverse fonti di ricavo e riduce i rischi di mercato. Inoltre, grazie ai costanti aggiornamenti software, il dispositivo non diventa obsoleto, ma si arricchisce di nuove funzioni nel tempo. È una logica vicina a quella delle grandi startup hi-tech, che non si fermano al prodotto ma costruiscono intorno ad esso un sistema di servizi e relazioni.

Premi e partnership: la credibilità internazionale

Negli ultimi anni WeWALK ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, come l’inserimento nella lista delle Time Best Inventions 2023 e la vittoria di un Edison Award nel 2024. È stato inoltre insignito del King’s Awards for Enterprise Innovation, una delle onorificenze più prestigiose per l’imprenditoria.

Inoltre, partnership con realtà come Microsoft, Moovit e Orange hanno rafforzato lo sviluppo tecnologico e la diffusione globale. Lo stesso Satya Nadella, il CEO di Microsoft, ha citato WeWALK come esempio di tecnologia capace di migliorare la vita delle persone.

Questi elementi non costituiscono il cuore del discorso economico, ma rappresentano un biglietto da visita che riduce la percezione di rischio per investitori e istituzioni, confermando la solidità del progetto.

Opportunità e incentivi per il mercato italiano

L’arrivo di WeWALK in Italia, tramite WeWALK Italia come rivenditore ufficiale, apre uno scenario di opportunità in un Paese che presenta caratteristiche particolarmente favorevoli.

In primo luogo, l’Italia è uno dei Paesi europei con la più alta percentuale di popolazione anziana. Questo significa che i casi di disabilità visiva tenderanno a crescere nei prossimi decenni, ampliando la domanda di soluzioni assistive.

In secondo luogo, esistono agevolazioni fiscali che rendono più accessibile l’acquisto di ausili: IVA agevolata al 4% e possibilità di detrazioni fiscali per le famiglie. Sono strumenti che riducono il peso economico e favoriscono la diffusione di dispositivi innovativi.

Infine, il PNRR e altri programmi europei destinano fondi specifici a progetti di digitalizzazione e inclusione. Queste risorse possono rappresentare un volano per l’adozione di tecnologie come WeWALK, sia nel settore pubblico che in quello privato.

Un esempio concreto potrebbe essere il settore dei trasporti, visto che stazioni ferroviarie e aeroporti potrebbero integrare strumenti di navigazione accessibile per ridurre le barriere. E lo stesso vale per scuole e università, che con il sostegno dei fondi europei potrebbero dotarsi di dispositivi e programmi di formazione per studenti non vedenti.

Anche il turismo inclusivo potrebbe beneficiarne: hotel, musei e strutture ricettive che investono in accessibilità ampliano il proprio bacino di clienti e migliorano la propria reputazione.

La sfida principale resta però quella dell’alfabetizzazione digitale. Molti potenziali utenti, soprattutto tra gli anziani, hanno poca familiarità con app e comandi vocali. In questo senso, programmi come AIM Training diventano fondamentali per colmare il divario e trasformare l’interesse in un’adozione concreta.

Inclusione come investimento

La disabilità è spesso percepita solo come un costo sociale, ma il mercato delle tecnologie assistive dimostra che può diventare anche un’opportunità di innovazione e crescita economica.

WeWALK, con il suo modello scalabile e la capacità di unire hardware, servizi e community, rappresenta un caso concreto di come l’innovazione possa coniugare impatto sociale e prospettiva di mercato.

Per l’Italia, l’arrivo di questo dispositivo significa non solo offrire una risposta a migliaia di cittadini ciechi e ipovedenti, ma anche riuscire a cogliere l’occasione di sviluppare un settore in linea con le priorità europee e con i bisogni di una popolazione che invecchia. Perché inclusione, sviluppo e sostenibilità non sono concetti separati, ma possono muoversi insieme.