Safe Hearts Plan, così l’Europa lancia la sfida alle malattie cardiovascolari

Le malattie cardiovascolari sono responsabili di un decesso su tre nell'Ue, colpiscono 62 milioni di persone e costano circa 42 miliardi di euro l’anno

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Federico Mereta

Giornalista scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica. Raccontare la scienza e la salute è la sua passione, perché crede che la conoscenza sia alla base di ogni nostra scelta. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

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Qualche tempo fa, uno studio ha mostrato come le patologie cardiovascolari, dall’infarto fino all’ictus e all’insufficienza cardiaca, passando per le patologie delle valvole e tante altre cronicità, abbiano costi “monstre”, diretti e indiretti. Si parla di un impatto di circa 42 miliardi di euro l’anno con una ricaduta sulla aspettativa di vita degli italiani che, per la prima volta, li rende meno longevi. E si diceva come nonostante queste cifre, queste patologie faticassero a trovare il giusto spazio per l’attivazione di politiche di prevenzione.

Ora, in questo senso, arriva una buona notizia. E giunge direttamente dalla Società Europea di Cardiologia (ESC) che accoglie con grande favore l’adozione del Safe Hearts Plan, un passo fondamentale verso la lotta alla principale causa di morte in Europa. Questo risultato segna il culmine di un impegno quadriennale da parte dell’ESC e dell’Alleanza Europea per la Salute Cardiovascolare (EACH) per aiutare la Commissione Europea a sviluppare un piano dedicato alla principale causa di morte in Europa.

L’impatto in Europa

Le malattie cardiovascolari sono responsabili di un decesso su tre nell’Ue e colpiscono 62 milioni di persone. Sempre per rimanere negli ambiti della ricerca, rappresentano la principale causa della riduzione dell’aspettativa di vita dal 2011 al 2021 in molti paesi europei.
Uno studio internazionale, guidato dall’Università dell’East Anglia nel Regno Unito e pubblicato di recente sulla rivista The Lancet Public Health, ha registrato un sostanziale rallentamento nella crescita dell’aspettativa di vita in Europa, compresa l’Italia, a partire dal 2011. Dal 2019 in poi, in concomitanza con la pandemia, l’aspettativa di vita è invece iniziata a diminuire. In particolare, in Italia si è registrata una riduzione media annua di 0,36 anni, pari a oltre 4 mesi.

A contribuire a questa inversione di tendenza l’aumento dei principali fattori di rischio cardiovascolare, come obesità, ipertensione, colesterolo alto, dieta poco sana, fumo e sedentarietà, nonché assenza di screening e una eccessiva burocrazia per i piani terapeutici che hanno smesso di migliorare l’aspettativa di vita dal 2011 in poi.

L’importanza di agire

Sempre dalla ricerca giunge un’altra importante notizia. Oltre la metà delle malattie cardiovascolari sarebbe prevenibile con modifiche allo stile di vita e controllo dei fattori di rischio. Lo conferma uno studio pubblicato su The Lancet, che ha evidenziato come diagnosi precoci e programmi di prevenzione, permetterebbero di ridurre entro il 2050, il tasso di decessi per aterosclerosi dell’82%, salvando a livello globale 8,7 milioni di vite l’anno.

In questo senso si inserisce il piano che traccia un percorso chiaro, con misure ambiziose che salveranno vite umane e miglioreranno la qualità dell’assistenza in tutta Europa. Come riporta la stessa ESC, l’iniziativa prevede una serie di passaggi caratterizzati dall’assunzione di un impegno a livello Ue per i controlli della salute cardiovascolare, supportato da un protocollo comune, che garantisca la diagnosi precoce e la prevenzione tempestiva delle malattie cardiovascolari. soprattutto propone come obiettivo per tutti gli Stati membri dotarsi di piani nazionali per la salute cardiovascolare entro il 2027, creando un approccio coordinato alla prevenzione, allo screening e all’assistenza. Ancora: una forte enfasi sulla riduzione delle disuguaglianze nell’accesso alle cure e sulla lotta al legame tra salute cardiovascolare e benessere mentale.

Tra le opzioni previste si punta anche su una roadmap per la ricerca e l’innovazione per accelerare i progressi e colmare le lacune critiche nella conoscenza oltre che sul riconoscimento dell’intelligenza artificiale e dell’innovazione digitale come parte integrante del futuro dell’assistenza cardiovascolare. Il tutto per arrivare sempre di più a diagnosi precoci e trattamenti personalizzati. Come ricorda Thomas F. Lüscher, Presidente dell’ESC:

“La diagnosi precoce, la prevenzione tempestiva e una migliore gestione a lungo termine, utilizzando l’intelligenza artificiale come parte del futuro dell’assistenza cardiovascolare, possono ridurre drasticamente le morti premature cardiovascolari in Europa. Il Piano Safe Hearts sarà fondamentale per migliorare i risultati e consentire ai cittadini di vivere una vita più sana e attiva”.

Le indicazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a scopo informativo e divulgativo e non intendono in alcun modo sostituire la consulenza medica con figure professionali specializzate. Si raccomanda quindi di rivolgersi al proprio medico curante prima di mettere in pratica qualsiasi indicazione riportata e/o per la prescrizione di terapie personalizzate.