Febbre del Nilo occidentale, come si manifesta e si affronta l’infezione da West Nile

Si susseguono le segnalazioni di casi di infezione da West Nile Virus, in crescita nel nostro Paese: le caratteristiche e i rischi per l'uomo

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Federico Mereta

Giornalista scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica. Raccontare la scienza e la salute è la sua passione, perché crede che la conoscenza sia alla base di ogni nostra scelta. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 26 Agosto 2024 11:26

Parma, Genova, Rovigo, la Calabria. Si susseguono le segnalazioni di casi di infezione da West Nile Virus, responsabile della febbre del Nilo Occidentale. E purtroppo, si debbono registrare anche alcuni decessi. Non si tratta, va detto, di una novità di quest’estate. Nel 2022, nell’Ue sono stati segnalati 1.133 casi umani e 92 decessi di infezione da virus del Nilo occidentale. In Italia, sempre nel 2022, sono stati registrati 723 casi di infezione e 51 decessi.
Ma a preoccupare è il trend. I numeri ci dicono che i casi di infezione da West Nile Virus (il nome del virus nasce dalla zona in cui è stato isolato per la prima volta, cioè dal distretto di West Nile in Uganda) sono in crescita nel nostro Paese.

Le caratteristiche del virus

La malattia ha un’incubazione media variabile da cinque giorni a due settimane ed è legata ad un virus della famiglia dei flavivirus. Tra le caratteristiche di questi ceppi ce n’è una che preoccupa particolarmente. Sono particolarmente portati ad aggredire il sistema nervoso centrale, ed in particolare l’encefalo. In particolare questo particolare genere di virus è a Rna a singolo filamento: è protetto da una sorta di “membrana” (capside) contornata a sua solta da una pericapside.
Nella famiglia dei flavivirus rientrano diversi agenti causali di malattie, a partire dalla febbre gialla per arrivare alla dengue e a diversi tipi di encefalite, come l’encefalite giapponese.

Il ruolo delle zanzare

La trasmissione del virus vede le zanzare come vettori, visto che l’agente patologico passa all’uomo e ad altri animali come i cavalli attraverso la puntura della zanzara. Il “nemico” si può diffondere soprattutto attraverso gli uccelli migratori, che appunto vengono punti dagli insetti e albergano il virus al loro interno. Una volta punti dalla zanzara, questi animali possono poi rilasciare il virus che si trasmette ad un nuovo ospite. Le zanzare vengono infettate quando vengono in contatto con uccelli infetti che possono fare circolare il virus nel loro sangue per alcuni giorni. Le zanzare infettate possono quindi trasmettere il virus del Nilo occidentale agli esseri umani ed agli animali, che sono quindi ospiti terminali mentre pungono per prelevare il sangue. Il virus si trova nelle ghiandole salivari della zanzara. Mentre esse succhiano il sangue, il virus può essere iniettato nell’animale o nell’uomo, dove può moltiplicarsi, e quindi può causare la malattia. Il contagio da animale ad animale non avviene. Trasmissione interumane, in teoria, si potrebbero verificare solamente in pochissimi casi, come ad esempio dopo un trapianto d’organo.

Come si manifesta e si affronta l’infezione da West Nile Virus

La malattia nell’uomo ha un’incubazione media variabile da cinque giorni a due settimane e può avere manifestazioni molto diverse da caso a caso. Nella maggior parte dei casi decorre come una comunissima sindrome parainfluenzale, con febbre, mal di testa e dolori muscolari che tendono a passare da soli in pochi giorni. Abbastanza comune è anche l’interessamento delle ghiandole linfatiche, così come possono essere presenti arrossamenti localizzati della pelle. Solo in alcune persone, e si tratta soprattutto di anziani, l’infezione può determinare l’encefalite, che può risultare mortale o anche lasciare come “eredità” dell’avvenuto contatto con il virus problemi neurologici. In questi casi il quadro clinico è molto diverso: possono infatti essere presenti un fortissimo mal di testa, la rigidità del collo simile a quella della meningite, debolezza muscolare e perdita di coscienza.
La febbre è quasi sempre molto alta e si mantiene tale per diversi giorni. Si tratta comunque di un quadro globalmente poco comune, se si pensa che secondo alcune statistiche meno di una persona su cento tra quante vengono infettate sviluppa l’encefalite.
Sul fronte delle cure, non esiste un trattamento antivirale specifico. Il ricovero in ospedale è fondamentale nelle forme con encefalite, perché occorre sostenere la respirazione, assicurare un’adeguata nutrizione e prevenire infezioni secondarie, magari causate da batteri, potenzialmente mortali. In chiave preventiva, purtroppo non esiste ancora un vaccino specifico.

Il pericolo sempre più ampio delle zoonosi

L’infezione da virus del Nilo Occidentale è un classico esempio di zoonosi, come del resto avviene per la dengue, la febbre gialla o l’Mpox. Si tratta di malattie causate da agenti trasmessi per via diretta o indiretta, dagli animali all’uomo, che comprendono batteri, virus, parassiti. Le zoonosi costituiscono un pericolo per la salute umana e animale, con notevoli conseguenze anche a livello sociale ed economico. Il 75% delle malattie umane fino ad oggi conosciute derivano da animali e il 60% delle malattie emergenti sono state trasmesse da animali selvatici. Le statistiche dicono che le zoonosi causano ogni anno circa un miliardo di casi di malattia e milioni di morti.
Le vie di trasmissione degli agenti zoonotici all’uomo sono molteplici e tra queste vi sono

  • il contatto diretto di un ospite suscettibile con un animale infetto;
  • trasmissione indiretta tramite contatto con suolo o oggetti contaminati da agenti zoonotici,
  • trasmissione vettoriale tramite zanzare, zecche, pulci e pidocchi che fungono da vettori per alcuni agenti zoonotici;
  • trasmissione tramite acqua o alimenti contaminati.