La Pubblica amministrazione sarà al centro di una parte importante della manovra finanziaria che il Governo discuterà nella serata del 15 ottobre in Consiglio dei ministri. Il tema preponderante sarà il prossimo triennio di rinnovo dei contratti, che includerà gli anni tra il 2025 e il 2027. Dovrebbero essere stanziati i fondi per far fronte alle trattative o comunque garantire continuità per i dipendenti del settore pubblico.
Particolare attenzione è dedicata ai medici. Il Sistema sanitario nazionale è in difficoltà nel trattenere i professionisti che lavorano negli ospedali a causa degli stipendi troppo bassi. Il Governo starebbe pensando a una flat tax sull’indennità medica specifica oltre che a un piano per l’assunzione di 20mila medici e 10mila infermieri.
Il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione in manovra
Il Governo discuterà nella serata del 15 ottobre della prima bozza della manovra finanziaria che dovrà poi essere approvata dal Parlamento. Una delle questioni più impellenti è il triennio di rinnovo dei contratti del settore pubblico che comincerà a partire dal 2025. L’esecutivo vorrebbe cominciare a stanziare fin da subito i fondi necessari almeno per la prima fase delle trattative, ma i limiti di spesa impongono una riflessione sulle modalità.
La prima opzione è quella di realizzare un fondo per la continuità contrattuale, che garantisca che anche a contratto scaduto i dipendenti continuino a ottenere i vantaggi garantiti dagli ultimi rinnovi. L’altra è invece il finanziamento di un’indennità di vacanza contrattuale, che andrebbe a compensare i lavoratori dei mancati introiti dovuti all’attesa del rinnovo dei contratti.
In ogni caso si tratterebbe di operazioni piuttosto dispendiose per lo Stato. Si cercano almeno 800 milioni di euro, da trovare soprattutto attraverso i tagli lineari ai ministeri annunciati dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. A queste spese vanno ad aggiungersi quelle da stanziare per l’intero settore sanitario.
Il piano del Governo per i medici e gli infermieri
Una delle parti più in crisi di tutto il pubblico impiego italiano è la Sanità. Molti ospedali sono sotto organico sia per quanto riguarda i medici che per gli infermieri. Gli stipendi bassi spingono i dottori a passare alla libera professione diventando “gettonisti”, che finiscono per costare allo Stato molto più che i medici assunti a tempo pieno.
Il Governo sta quindi pensando a un aumento degli stipendi dei medici con una riduzione della tassazione. Impropriamente, si usa il termine flat tax per descrivere la riduzione delle aliquote imposte dallo Stato sull’indennità di specificità medica. Questa parte dello stipendio dei dottori che lavorano negli ospedali italiani è oggi tassata per il 43%. Dal 2025 le imposte dovrebbero ridursi al 30% e nel 2026 al 15%, realizzando un aumento di stipendio medio di 250 euro al mese in due anni.
Il ministero della Sanità ha anche elaborato un piano di assunzioni che prevede che lo Stato trovi 20mila medici e 10mila infermieri in più da impiegare negli ospedali. Per far fronte alle spese necessarie a pagare gli stipendi dei nuovi assunti sono stati aggiunti più di 3 miliardi di euro al Fondo sanitario, che raggiungerà nel 2025 i 138 miliardi di euro totali, da ripartire tra le varie Regioni che gestiscono la sanità pubblica.