Mossa a sorpresa del Governo, che nel Consiglio dei ministri del 15 ottobre approverà non soltanto il Documento programmatico di Bilancio da inviare all’Ue e il Decreto fiscale, ma anche la stessa manovra finanziaria. L’obiettivo è rispettare proprio i tempi dettati dalla Commissione europea, che vuole che la legge di bilancio sia sottoposta ai parlamenti dei Paesi membri entro il 20 ottobre.
Sarà quindi approvato il primo testo ufficiale della manovra finanziaria per il 2025, con già diverse misure considerate fondamentali. Il Governo proverà a raccogliere nuovi fondi sia dai “sacrifici” delle banche preannunciati dal ministro Giorgetti nei giorni scorsi, sia dai tagli lineari ai ministeri. Prevista la conferma del taglio del cuneo fiscale e nuovi fondi alla Sanità e alla Pubblica amministrazione, senza per il momento la conferma di aumenti alle tasse, come la parificazione delle accise.
Mossa a sorpresa del Governo, la manovra subito in CdM
Il Governo di Giorgia Meloni ha messo all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri di oggi 15 ottobre, che si terrà in serata alle ore 20:00, la manovra finanziaria per il 2025. Una mossa inaspettata, dato che la riunione sarebbe dovuta servire ad approvare principalmente il Documento programmatico di bilancio da inviare proprio il 15 ottobre alla Commissione europea, e il Decreto fiscale. Sarebbe proprio la necessità di rispettare le tempistiche Ue, che vorrebbero che i Parlamenti degli Stati membri iniziassero a discutere le rispettive leggi di bilancio a partire dal 20 ottobre, ad aver costretto il Governo ad accelerare.
Il Documento programmatico di bilancio, che sarà approvato nel Consiglio dei ministri delle 20:00, contiene tutti i progetti del Governo per rientrare dal debito pubblico eccessivo e dal deficit entro un massimo di 7 anni. Questo documento quindi mette un limite a quanti soldi lo Stato italiano potrà spendere nei prossimi anni, incluso il 2025. La legge di bilancio dipende direttamente da quanto riportato in questo piano, che prevede tra l’altro una netta riduzione della spesa pubblica partendo dal contenimento della voce più gravosa: la previdenza sociale.
Il Decreto fiscale è invece parte della delega che il Governo ha ricevuto dal Parlamento per riordinare il sistema di tassazione italiano, intervenendo soprattutto sulle aliquote Irpef. Grazie alle risorse recuperate in manovra, l’esecutivo dovrebbe essere in grado di rendere strutturale, quindi permanente e non annuale, il taglio del cuneo fiscale. La pressione delle imposte sui redditi italiani dovrebbe calare dal 42,3% del 2024 al 42,1% il prossimo anno.
Tagli e contributo delle banche, cosa approverà il Consiglio dei ministri
Oltre al Documento programmatico di bilancio e al Decreto fiscale, il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare anche l’intero progetto della manovra finanziaria per il 2025. Le questioni più complesse da risolvere per il Governo negli ultimi giorni sono state quelle legate alla raccolta dei fondi necessari, circa 25 miliardi di euro, senza aumentare troppo il deficit e quindi accumulare ulteriore debito. Un aiuto importante è arrivato da un inaspettato gettito fiscale extra, proveniente dagli aumenti dovuti all’inflazione. Per i restanti 10 miliardi però, l’esecutivo ha dovuto trovare soluzioni alternative.
La prima è un contributo delle banche, i cosiddetti “sacrifici” del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Questo però sembra essere uno dei punti ancora da risolvere all’interno della maggioranza stessa. Forza Italia ha posto il veto a qualsiasi tassa sugli extraprofitti, gli incassi non previsti che gli istituti di credito avrebbero ricavato dall’aumento dei tassi di interesse su prestiti e mutui a seguito della crescita del costo del denaro. Il ministero dell’Economia stesso sta trattando per trovare una soluzione che permetta di incassare una grossa somma di denaro senza scontentare parte della maggioranza.
Al momento la prospettiva più auspicata dalle banche sarebbe un intervento sulle imposte differite attive, le Dta, voci a bilancio che risultano da un pagamento eccessivo o anticipato delle tasse e che in Italia diventano automaticamente crediti fiscali. L’altra opzione riguarderebbe le stock option, contratti di Borsa che danno a chi li detiene la possibilità, ma non l’obbligo, di acquistare o vendere un’azione per un certo periodo. Al di là dei metodi però, la trattativa sarebbe in questo momento impostata sull’entità di questo contributo.
Infine il Governo vorrebbe evitare nuove tasse, in particolare la parificazione delle accise sul gasolio che ne aumenterebbe il prezzo a una cifra media vicina a quella della benzina. Per questa ragione si procederà ai cosiddetti tagli lineari ai ministeri. Giorgetti elaborerà quindi un piano di riduzione delle spese per tutti i dicasteri, dato che, nonostante la richiesta ufficiale del ministero dell’Economia, nessun ministro ha presentato un progetto di taglio dei costi. Da questa operazione l’esecutivo spera di risparmiare 3 miliardi di euro.
Assegno unico, Sanità, Pa e taglio del cuneo fiscale
Sono quattro gli interventi principali che la legge di bilancio per il 2025 finanzierà. Il primo è il taglio dei cuneo fiscale, che sarà reso strutturale. In questo caso non ci sarà alcun cambiamento per i cittadini. Il Governo stanzierà il denaro necessario per mantenere le aliquote Irpef, e quindi le tasse per i lavoratori dipendenti, ai livelli attuali sia per il 2025 che per il futuro. Si tratta dell’intervento maggiormente dispendioso, che ha costretto l’esecutivo alla ricerca di risorse aggiuntive.
Confermati in manovra anche gli interventi in favore delle famiglie con redditi medio-bassi e con figli. Lo strumento utilizzato sarà l’assegno unico, che potrebbe cambiare con un ricalcolo dell’Isee. Finanziate anche le assunzioni di nuovi medici e infermieri per aiutare il Sistema sanitario nazionale in difficoltà. Il ministro Schillaci dovrebbe avviare in conseguenza a questa decisione un piano di assunzioni triennale in tutti gli ospedali italiani, con un costo che secondo alcune fonti specializzate sarebbe vicino ai 3,2 miliardi di euro.
Nuove risorse anche nella pubblica amministrazione, principalmente per i rinnovi dei contratti del triennio 2025-2027. In questo ambito si spera che il rifinanziamento del Bonus Maroni e le misure a spesa zero per incentivare i lavoratori a non andare in pensione aiutino a limitare il numero di assunzioni necessario per far continuare a funzionare la macchina statale. I bonus edilizi rimarranno in misura ridotta, con il bonus ristrutturazione che rimarrà al 50% soltanto per chi interviene sulla propria prima casa. In tutti gli altri casi il contributo dello Stato sotto forma di credito fiscale sarà limitato al 36% della spesa totale.